racconti adulti - Comune di Trichiana

Premio Letterario Nazionale “Trichiana Paese del Libro”
Matteo non era bello. No, non lo era per nulla. Pareva,
piuttosto, un animale selvatico. Una lepre, forse, con
quel muso appuntito, i capelli ritti e chiari. Le ossa che
sbucavano da ogni dove. I vestiti stracciati. L’odore di
sfatto, di marcio, di morte che trapelava dal suo corpo. E
avrebbe dovuto ripugnarmi anche per ciò che aveva fatto.
Era un disertore… ma lui mi parlò, Maria. Parlò con me.
E la sua voce aveva toni dolci e lontani. Bastava chiudere
gli occhi. Era colto. Uno studente! Mi spiegò d’aver lasciato
gli studi per una guerra che non gli apparteneva. Per gente
che non conosceva. Per ideali che non capiva. Mi raccontò
delle trincee. Del sangue. Della fame. Della sete. Del
freddo. Dei cadaveri. Degli ordini folli. Delle marce. Delle
notti all’addiaccio.
Mi parlò, Maria. Mi fece entrare nella sua anima. Allora,
di lui vidi solo il ragazzo giovane, forte, sano, che era stato.
Vedevo il suo cuore, sotto i vestiti lerci e il marciume della
disperazione.
Io, forse ero ancora bella. O forse era solo la sua fame di
donne a rendermi desiderabile. Ma lui mi guardò come
mai nessuno mi aveva guardata e per la prima volta nella
mia vita io… io andai con un uomo tremando di emozione
e fui felice delle sue mani sul mio corpo. Delle sue labbra
sulle mie…delle sue frasi d’amore tenere, dolci come sos
gueffus e pardulas... Pro sa prima olta, Maria.
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