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racconti adulti - Comune di Trichiana

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Premio Letterario Nazionale “<strong>Trichiana</strong> Paese del Libro”<br />

*<br />

L’odore era <strong>di</strong> cose morte. Di gente che lì aveva vissuto<br />

lasciando sudori e umori avvinghiati alle pareti in un<br />

<strong>di</strong>sperato tentativo <strong>di</strong> ostinata presenza. Odore <strong>di</strong> uomini<br />

dalle giacche <strong>di</strong> velluto incrostate <strong>di</strong> fango e sterco. Di<br />

merda <strong>di</strong> bimbi, latte cagliato. Di donne la cui segreta<br />

femminilità, inzuppava gl’indumenti. Di vecchi dalla pelle<br />

stanca, dove tra le spesse rughe del corpo, si annidavano<br />

echi <strong>di</strong> dolorosi ricor<strong>di</strong> come moscerini sopra un frutto<br />

sfatto. Odore <strong>di</strong> verdure marce, <strong>di</strong> raspi d’uva appesi alle<br />

travi del soffitto.<br />

Quell’odore molle, viscido, <strong>di</strong> trapassato. Ma una sotterranea<br />

vita, palpitava sotto gli escrementi. Vermi. Ragni. Topi…<br />

Ci vollero ore per averla vinta sugli indesiderati inquilini<br />

e per togliere il grosso del su<strong>di</strong>ciume. La prima cosa che<br />

mia madre fece, fu <strong>di</strong> sussurrare un paio <strong>di</strong> scongiuri e<br />

appiccicare alla porta d’ingresso, palme intrecciate, aglio<br />

e una piccola falce. Poggiò, sopra il letto <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong><br />

noi, rami d’ulivo benedetto e depose qua e là, piccoli vasi<br />

<strong>di</strong> terracotta colmi <strong>di</strong> magiche erbe. Alle pareti appese<br />

l’immagine <strong>di</strong> un Sacro Cuore e poco <strong>di</strong>stante, in una<br />

nicchia, incastrò una piccola Vergine. Vi mise sotto un<br />

lumino che ne accese gli occhi grossi e ovali come le uova<br />

delle oche rimaste al villaggio. Mia nonna osservò tutto con<br />

un sorriso ironico. Non temeva, lei, gli spiriti della notte,<br />

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