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racconti adulti - Comune di Trichiana

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Premio Letterario Nazionale “<strong>Trichiana</strong> Paese del Libro”<br />

per sempre quella creatura <strong>di</strong> mare e sabbia. Divenne ben<br />

presto, quella che adesso era. I suoi ormoni impazzirono<br />

regalandole una peluria rossastra come il vello <strong>di</strong> un piccolo<br />

bruco che si annidava tra le pietre dell’orto. I capelli si<br />

oscurarono subito tra le nebbie, i venti e le nuvole <strong>di</strong> Punta<br />

Logos dove il sole nasceva tra i monti e languiva troppo<br />

spesso tra cirri e nembi. E le estati-quelle brevi, crudeli<br />

estati- arroventavano <strong>di</strong> botto l’aria. Bruciavano la pelle che<br />

s’inspessiva, per <strong>di</strong>fendersi, e si arrugava in fretta. Maria<br />

Solinas perse i suoi colori. I suoi sorrisi. La sua carne.<br />

Divenne nera e ossuta. Presa da un’insana inappetenza,<br />

tutto il corpo lasciò infatti ogni parvenza femminile. La<br />

sua faccia <strong>di</strong>menticò l’oro dell’ambra. La turgi<strong>di</strong>tà delle<br />

gote si sgonfiò e gli zigomi vuoti, rimasero alti e appuntiti.<br />

Le labbra persero l’acqua e il sangue che le gonfiavano.<br />

S’inari<strong>di</strong>rono violacee, secche. Il mento parve allungarsi,<br />

aguzzo, sotto le ossa.<br />

“Ho lasciato l’anima e la bellezza al mio villaggio sul mare”<br />

<strong>di</strong>ceva Maria. Ho lasciato la gioia. I sorrisi. I miei libri.<br />

Restano solo ricor<strong>di</strong> che sembrano solo sogni…”<br />

Ma anche il sogno, infine, le rubò, Jacu, poiché lui, con<br />

quei suoi pensieri miseri, <strong>di</strong>etro la fronte bassa, convessa;<br />

lui con quegli occhi piccoli e gialli, col suo corpo così colmo<br />

<strong>di</strong> olezzi e le sue quoti<strong>di</strong>ane violenze serali, le percosse,<br />

i mutismi (così <strong>di</strong>versi da quelli <strong>di</strong> suo padre) e i fiati <strong>di</strong><br />

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