racconti adulti - Comune di Trichiana

Premio Letterario Nazionale “Trichiana Paese del Libro”
con la sua faccia di terra appena rivoltata. I solchi della
pelle stanca che lo attraversavano dalla fronte al mento. Il
corpo tozzo, leggermente sbilanciato in avanti nella salita,
a causa di una gamba più corta dell’altra. Dieci anni prima,
una brutta caduta da un dirupo, l’aveva reso zoppo e ciò lo
aveva sollevato dal reclutamento. A noi ragazzi, nonostante
quella menomazione, pareva gigantesco. Solo negli anni a
divenire si sarebbe piegato come una tamerice sotto il peso
del vento.
Con le redini dell’asino in mano, chiudeva per ultimo
la fila e di lui sentivo il ritmo degli stivali sullo sterrato,
all’unisono con lo scalpitio degli zoccoli. Un ritmo uguale.
Sicuro. Conosciuto. Pedru, io, mia madre Inisedda, e mia
nonna, stavamo poco più avanti. Non era ancora vecchia,
mia nonna: Maria Solinas. Camminava con passo sicuro
Aveva un corpo secco, corto e lucido come un pezzo di
carbone. Una faccia da capra lunga, con la mandibola che
sporgeva e un mento dove affioravano esili peli bianchi,
rigidi come piccole antenne
Nei momenti in cui ci ritrovavamo sole, certi tardi
pomeriggi d’inverno quando l’ultima luce scarnificava gli
alberi più del vento e del freddo, il gelo uncinava la carne,
e tutti erano già nei letti resi caldi dai bracieri, persi in
un sonno profondo, mia nonna preparava un caffè dolce
e profumato. “Il nostro segreto” ammiccava, e mi faceva
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