Responsabile Scientifico prof. Emma Mandelli Elaborazioni ...
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Relazione geologica<br />
Università degli Studi di Firenze Regione Toscana<br />
Dipartimento di Progettazione dell’Architettura Assessorato alla Cultura<br />
Sezione Architettura e Disegno Convenzione rep. n° 518/06<br />
Premessa<br />
In questa sede si propone una documentazione dell’assetto<br />
geologico e geomorfologico dell’area di Massa Marittima a<br />
supporto del rilievo effettuato per il tratto di mura urbane<br />
costruite dai Senesi. Il perimetro affianca via Bastioni e via dei<br />
Chiassarelli, si interrompe in coincidenza di piazza XXIV<br />
Maggio, prosegue fino a porta Eleonora per poi chiudersi con<br />
il complesso del Cassero.<br />
Il lavoro è stato sviluppato in tre fasi: 1) rilievo geologico e<br />
geomorfologico di dettaglio dell’area ed esecuzione di un<br />
saggio nel terreno; 2) documentazione bibliografica; 3)<br />
elaborazione dei dati e redazione della carta geologica.<br />
Durante la fase di rilievo e di successiva elaborazione dei dati,<br />
è stata analizzata la diretta correlazione tra stabilità delle mura<br />
e substrato su cui si impostano, prestando particolare<br />
attenzione alla porzione Nord delle mura in cui, anche<br />
recentemente, si sono verificati alcuni crolli.<br />
In questo lavoro gli affioramenti di roccia in posto si<br />
presentano di estensione limitata, pertanto non è stato<br />
possibile cartografarli; nella carta allegata al presente lavoro<br />
saranno indicati con numeri i punti di osservazione a cui si<br />
farà riferimento nel testo.<br />
Il saggio è stato effettuato lungo il lato Nord a ridosso del lato<br />
esterno delle mura (punto 10 in carta allegata) e raggiunge la<br />
<strong>prof</strong>ondità di circa 80 cm.<br />
Inquadramento geologico geomorfologico dell’area<br />
La città di Massa Marittima è stata edificata su un promontorio<br />
alla quota di circa 400 m s.l.m.. I versanti che collegano la<br />
città alla pianura circostante si presentano scoscesi e solcati<br />
da torrenti e fossi a carattere prevalentemente stagionale dei<br />
quali il principale è il Fosso Massa Vecchia nei pressi di porta<br />
alla Rialla. Da un punto di vista geologico l’area è il risultato di<br />
vari eventi compressivi e distensivi che si sono succeduti nel<br />
tempo. A seguito dell’orogenesi appenninica avvenuta dal<br />
Cretacico inferiore all’Eocene, che ha messo in opera l’edificio<br />
a falde in cui l’unità geometricamente inferiore è rappresentata<br />
dalla Falda Toscana, sormontata da Formazioni del Dominio<br />
Subligure a cui si accavallano altre 3 unità appartenenti al<br />
Dominio Ligure, sono seguite fasi distensive che hanno<br />
definito l’assetto strutturale attuale dell’area. L’inizio dei<br />
movimenti distensivi è stato collocato nel Miocene inferiore<br />
(Carmignani et Alii. 1994) e sono state riconosciute due fasi<br />
deformative principali:<br />
1 - tra il Miocene inferiore ed il Tortoniano superiore, da parte<br />
di faglie dirette a basso angolo che diventano suborizzontali al<br />
livello della serie triassica delle anidridi responsabili della<br />
formazione della cosiddetta “serie ridotta” della Falda<br />
Toscana. Intorno al Miocene superiore è stato riconosciuto un<br />
momento in cui le faglie si orizzontalizzano a livello delle<br />
Filladi del Paleozoico . L’estensione areale dovuta a questo<br />
evento distensivo è stata valutata intorno al 60% (Bertini et<br />
Alii. 1991) ;<br />
2 - tra il Tortoniano superiore ed il Pleistocene medio una<br />
serie di faglie listriche hanno dato origine a depressioni<br />
tettoniche allungate in direzione NO-SE. In questo caso il<br />
grado di estensione è stato valutato del 7% (Bertini et Alii.<br />
1991).<br />
La dinamica distensiva ha provocato movimenti verticali della<br />
crosta che hanno portato ad un sollevamento progressivo<br />
valutato per l’area di Massa Marittima intorno ai 200 m (Carta<br />
Geologica D’Italia, foglio 306- Progetto CARG).<br />
L’assottigliamento della crosta ed il conseguente<br />
innalzamento isostatico ha portato ad una risalita di fluido<br />
magmatico.<br />
La messa in posto del travertino su cui si impostano le mura<br />
vecchie di Massa Marittima avviene durante la fase terminale<br />
del secondo evento distensivo. L’attività magmatica e<br />
idrotermale che si è sviluppata nella toscana centro-<br />
<strong>Responsabile</strong> <strong>Scientifico</strong> <strong>prof</strong>. <strong>Emma</strong> <strong>Mandelli</strong><br />
meridionale, da recenti studi (Minissale & Sturchio, 2004) è<br />
stata messa in relazione alla risalita di fluidi magmatici ed il<br />
rilascio di grandi quantità di anidride carbonica -CO2.<br />
Nella carta geologica allegata sono stati riportati i dati derivati<br />
dalla campagna di rilevamento effettuata nel 2007. La<br />
geologia dell’area è quindi stata ricavata con il rilevamento<br />
diretto e lo studio dalla Carta Geologica a corredo del R.U.<br />
vigente nel Comune e dalla Carta Geologica d’Italia Foglio<br />
n.306- Massa Marittima.<br />
L’assetto geologico dell’area, partendo dall’unità inferiore è<br />
costituito da:<br />
ARGILLE A PALOMBINI (Ap): appartenenti all’Unità delle Liguridi<br />
sono composte prevalentemente da argilliti e siltiti di colore<br />
grigio, a cui sono intercalati calcari micritici grigio chiaro e<br />
calcari silicei grigio scuro e strati di arenarie quarzose. Questa<br />
formazione è suddivisa in 3 membri nei quali le argille<br />
risultano il litotipo predominante e variano i litotipi secondari.<br />
Le intercalazioni sono costituite da strati metrici e decimentrici<br />
di calcari micritici chiari nel membro basale, da calcari silicei<br />
grigio scuri e subordinatamente da arenarie quarzose nel<br />
membro intermedio, mentre nel membro superiore si ha una<br />
netta predominanza di strati e straterelli arenaci rispetto a<br />
quelli calcarei.<br />
Nell’area con il rilevamento effettuato con il progetto CARG, è<br />
stato riconosciuto come affiorante il Membro pelitico-<br />
arenaceo del Torrente Carsia costituito da argilliti e siltiti<br />
grigio-verdi a cui si intercalano subordinatamente arenarie da<br />
medie a fini . Si tratta di depositi Torbiditici in ambiente mare<br />
<strong>prof</strong>ondo datati nel Cretaceo inferiore – Appiano –<br />
Cenomaniano.<br />
Il tratto di mura della “Città Nuova” poggia quasi interamente<br />
su questa formazione.<br />
TRAVERTINO (tr): sono depositi datati nel Villafranchiano<br />
superiore, formatisi in ambiente continentale lacustre dove<br />
confluivano acque termominerali ricche di bicarbonato di<br />
calcio. Lo spessore della formazione è stato valutato intorno<br />
ai 70 m (Carta Geologica d’Italia foglio n. 306- Massa<br />
Marittima). Si tratta quindi di rocce sedimentarie di origine<br />
chimica formate dalla precipitazione diretta del bicarbonato di<br />
calcio (precipitazione favorita dalla presenza di batteri e da<br />
condizioni fisico chimiche ideali) oppure fissata da alghe<br />
(stromatoliti). Nell’affioramento che corre lungo la via<br />
Massetana sono state individuate tre facies principali:<br />
a)Facies Fitoclastica:in cui si trovano accumuli di materiale<br />
vegetale disposto in modo caotico in quanto erba, alghe ed<br />
altre specie di alghe incrostanti avevano subito un trasporto<br />
anche se minimo. Nelle rocce appartenenti a questa facies<br />
raramente sono riconoscibili strutture e si presenta<br />
generalmente massiva più o meno fratturata ed alterata.<br />
b)Facies Fitoermale: sono riconoscibili strutture vegetali<br />
ancora in posizione di crescita, risultano evidenti quelle<br />
tubiformi di circa dieci centimetri di altezza e con diametro di<br />
circa un centimetro. All’interno delle cavità lasciate dal<br />
vegetale si trovano talvolta cristalli di calcite di seconda<br />
formaizone.<br />
c)Facies Stromatolitica: costituita da alghe con sviluppo areale<br />
(tappeti stromatolitici) con accrescimento stadiale lungo la<br />
verticale, presentando in sezione un aspetto a lamine<br />
pianoparallele o ondulate di colore e tessitura diversa a<br />
seconda dell’apporto di clasti e delle condizioni biochimiche e<br />
fisiche caratteristiche di ogni fase deposizionale.<br />
I travertini si poggiano sulla formazione delle Argille a<br />
Palombini con contatto stratigrafico caratterizzato da una<br />
superficie di discontinuità.<br />
Per quanto riguarda l’aspetto geomorfologico dell’area<br />
d’interesse di questo lavoro, da quanto potuto osservare non<br />
sono stati rilevati segni degni di attenzione, ad eccezione di<br />
<strong>Elaborazioni</strong> eseguite nell'ambito della Ricerca sulla Cinta Muraria di Massa Marittima<br />
<strong>Responsabile</strong> della ricerca, Prof. <strong>Emma</strong> <strong>Mandelli</strong><br />
E' vietata la riproduzione complessiva o parziale del presente elaborato.
Università degli Studi di Firenze Regione Toscana<br />
Dipartimento di Progettazione dell’Architettura Assessorato alla Cultura<br />
Sezione Architettura e Disegno Convenzione rep. n° 518/06<br />
una frana che molto probabilmente insiste sul versante subito<br />
ad ovest del Convento di S.Francesco infatti poco a valle del<br />
sagrato è presente una scarpata che con molta probabilità<br />
rappresenta la parte alta del dissesto (corona di frana).<br />
Dettaglio sugli affioramenti lungo il perimetro della cinta<br />
muraria di città Nuova<br />
Affioramenti Argille a Palombini (Ap)- facies calcari micritici<br />
Ai piedi della torre del Candeliere affiorano sul lato di Sud e<br />
sul lato Nord (punti 1 e 2 in carta allegata) calcari micritici<br />
grigio chiaro con venature di calcite di seconda<br />
ricristallizzazione. Gli affioramenti sono di dimensioni<br />
estremamente ridotte, si ritiene comunque che siano<br />
affioramenti del substrato su cui sono state incastrate le<br />
fondazioni della Torre; in tal modo si giustificherebbe come sia<br />
stato possibile per i senesi abbassare il livello di calpestio<br />
intorno alla Torre così da poter risistemare la viabilità a<br />
seguito della costruzione della porta poco a Nord.<br />
Sulla strada che porta a Città Vecchia, tra le pietre di porfido<br />
della pavimentazione c’è un piccolo affioramento (punto 3) di<br />
calcari grigi con venature di calcite stessa facies degli<br />
affioramenti n.1 e 2. Data la limitatezza dell’affioramento (si<br />
trova tra le mattonelle di porfido), e senza ulteriori riscontri<br />
oggettivi si potrebbe dubitare che sia effettivamente roccia in<br />
posto, pertanto non si apportano modifiche alle carte<br />
geologiche attualmente pubblicate.<br />
Affioramento di Argille a Palombini (Ap) –Facies siltiti e argilliti<br />
grigio scure<br />
Nel punto 7 in carta si ha un significativo affioramento di<br />
facies appartenenti a questa Formazione da cui emerge che<br />
nell’area si ha una predominanza di siltiti e argilliti rispetto alle<br />
facies arenacee e calcaree.<br />
Da quanto potuto osservare è stata ricava la seguente<br />
stratigrafia:<br />
da 0 a 20 cm - terreno vegetale e siltiti molto alterate e<br />
fratturate: si tratta del suolo che con il tempo si è formato sulla<br />
facies siltitica ancora riconoscibile alla base di questo primo<br />
livello.<br />
da 20 a 30 cm - livello di calcari micritici grigi<br />
da 30 a 45 cm - siltiti grigio piombo fortemente alterate e<br />
fratturate<br />
da 45 a 80 cm circa – strato di calcari micritici color grigio<br />
da 80 fino ad almeno 1.5 m - siltiti grigio piombo alterate e<br />
fratturate<br />
Scendendo lungo via dei Chiasserelli nei pressi del bivio con<br />
la strada che conduce al podere Petraia, si ha un altro<br />
affioramento in cui si riconoscono la facies calcarea grigio<br />
chiaro (punto 8a) e la facies siltosa color grigio piombo<br />
(punto 8b).<br />
Durante l’esecuzione dello scavo che ha portato alla luce<br />
parte delle fondazioni delle mura (punto 10) è stato raggiunto<br />
il substrato di siltiti fortemente alterato e fratturato come<br />
mostrato nella figura sottostante.<br />
Affioramenti di travertino (tr)<br />
Affioramenti di travertino si hanno intorno alla Fortezza di<br />
Monteregio (punti 4,5,6) su cui questa poggia le sue<br />
fondazioni.<br />
<strong>Responsabile</strong> <strong>Scientifico</strong> <strong>prof</strong>. <strong>Emma</strong> <strong>Mandelli</strong><br />
Figura 01. Affioramento alla base della torre lungo il lato Nord-<br />
Ovest- punto 2<br />
Figura 02. Affioramento di Argille a Palombini- punto 7<br />
Figura 03. Stratigrafia dell’affioramento n. 7<br />
<strong>Elaborazioni</strong> eseguite nell'ambito della Ricerca sulla Cinta Muraria di Massa Marittima<br />
<strong>Responsabile</strong> della ricerca, Prof. <strong>Emma</strong> <strong>Mandelli</strong><br />
E' vietata la riproduzione complessiva o parziale del presente elaborato.
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Affioramento di materiale interno alla cinta muraria<br />
Nell’area interna alle mura probabilmente per motivi<br />
prettamente urbanistici c’è stato un livellamento dell’area ed<br />
un parziale riempimento con terreno di riporto, nei pressi della<br />
scuola si è potuto constatare la presenza di orizzonti<br />
probabilmente dovuti a processi pedogenetici (orizzonti<br />
rossastri si intercalano tra livelli marrone scuro in cui non è<br />
riconoscibile alcuna tessitura riconducibile all’alterazione del<br />
substrato- punto 9). Tale situazione è stata rilevata in<br />
occasione di lavori nel piazzale della scuola dove erano state<br />
effettuate trincee <strong>prof</strong>onde circa 1 m.<br />
Figura 04. Siltiti da moderatamente a fortemente alterate e<br />
fratturate<br />
Figura 05. Saggio effettuato a mano. Sul fondo si riconosce la<br />
facies di siltite alterata<br />
<strong>Responsabile</strong> <strong>Scientifico</strong> <strong>prof</strong>. <strong>Emma</strong> <strong>Mandelli</strong><br />
Considerazioni di carattere geologico-geotecnico<br />
Dallo studio effettuato, riassunto nella carta geologica<br />
allegata, emerge che il substrato su cui poggiano le fondazioni<br />
della cinta muraria è rappresentato per la quasi totalità del<br />
perimetro dalla Formazione delle Argille a Palombini<br />
fortemente alterata costituita in prevalenza da siltiti e<br />
subordinatamente da calcari micritici, fatta eccezione per un<br />
tratto delle mura del Cassero che con molta probabilità poggia<br />
sul travertino (vedere carta allegata).<br />
Sia il Travertino che il calcare micritico, per le loro<br />
caratteristiche geomeccaniche, costituiscono un ottimo<br />
substrato per sostenere le mura anche se con un certo grado<br />
di alterazione e fratturazione. Altra situazione si ha con la<br />
facies siltitica e argillitica della Formazione delle Argille che<br />
con l’aumentare del grado di alterazione e fratturazione<br />
presentano un notevole peggioramento delle proprietà<br />
geomeccaniche, arrivando ad avere scadenti parametri<br />
geotecnici.<br />
Figura 06. Panoramica del tratto interessato da rotture del<br />
sacco nel lato Nord<br />
Lato nord delle mura<br />
Le mura dette “senesi” per il loro perimetro denotano segni di<br />
dissesto strutturale, ed in particolar modo nel tratto a nord<br />
negli anni si sono formate fratture e talvolta rotture del sacco.<br />
Durante l’esecuzione dei rilievi è stato effettuato un saggio a<br />
mano ai piedi delle mura in un tratto del lato Nord (punto 10 in<br />
carta), <strong>prof</strong>ondo circa 80 cm che ha portato alla luce una<br />
porzione delle fondazioni delle mura, fondazioni incassate per<br />
la parte alta in terreno vegetale e materiale di riporto, e alla<br />
base nell’unità delle siltiti alterate (vedere figura 05).<br />
Riassumendo quanto esposto nei paragrafi precedenti, nel<br />
lato nord della cinta muraria presa in considerazione affiorano<br />
a pochi decimetri dal piano campagna siltiti alterate e<br />
fratturate della Formazione delle Argille a Palombini alternate<br />
a livelli di calcare micritico. Dato che lungo tutto il perimetro<br />
Nord le mura sono incassate per almeno 1 metro nel terreno<br />
si ritiene che queste poggino direttamente sul substrato.<br />
Quest’ultimo, anche se alterato e fratturato si ritiene idoneo a<br />
sorreggere un muro come quello in questione che presenta<br />
una base spessa circa 1 m ed una <strong>prof</strong>ondità di incastro<br />
maggiore di 1 m. Dal punto dell’affioramento del punto 7,<br />
procedendo lungo le mura in direzione Nord- Ovest si osserva<br />
una buona stabilità globale dei terreni intorno alle mura stesse<br />
(vedere figura 07), non sono infatti presenti segni indicatori di<br />
movimenti gravitativi trascorsi o in atto.<br />
<strong>Elaborazioni</strong> eseguite nell'ambito della Ricerca sulla Cinta Muraria di Massa Marittima<br />
<strong>Responsabile</strong> della ricerca, Prof. <strong>Emma</strong> <strong>Mandelli</strong><br />
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Figura 07. Porzione delle mura lungo il lato Nord<br />
Figura 08. Esempio di fattura dovuta ad incremento di carico<br />
Tali considerazioni dovranno comunque essere comprovate<br />
da studi geognostici specifici e da una verifica della <strong>prof</strong>ondità<br />
effettiva del piano di posa delle fondazioni delle mura.<br />
Problemi dovuti a cedimenti sono stati individuati la dove è<br />
stato aumentato il carico con nuove costruzioni addossate alle<br />
mura ( figura 08).<br />
Per quanto riguarda il deflusso delle acque meteoriche si<br />
ritiene che per la sua tessitura a scaglie da centimetriche a<br />
millimetriche, l’orizzonte costituito dalla siltite alterata<br />
garantisca una sufficiente permeabilità così da garantire un<br />
corretto scorrimento, anche ipogeo delle acque.<br />
Da quanto potuto osservare la vegetazione che per anni è<br />
cresciuta sul tratto di mura in questione, risulta essere la<br />
causa principale del dissesto diffuso rilevato a seguito del<br />
decespugliamento effettuato in occasione dei rilievi.<br />
Litotipi usati per la costruzione delle mura della Città<br />
Nuova<br />
Rispetto alle mura della cerchia più antica, nella costruzione<br />
delle mura senesi è stato fatto uso abbondante di calcare<br />
micritico. La tessitura muraria presenta comunque differenze<br />
rilevanti lungo il perimetro delle mura nuove: dalla Fortezza<br />
verso nord lungo via dei bastioni e lungo via valle aspra si<br />
hanno alternanze ritmiche di file di blocchi in travertino e<br />
calcare micritico (figura 09). Lungo il tratto nord delle mura si<br />
hanno blocchi di calcare micritico grigio (figura 10).<br />
<strong>Responsabile</strong> <strong>Scientifico</strong> <strong>prof</strong>. <strong>Emma</strong> <strong>Mandelli</strong><br />
Figura 09. Alternanza ritmica di blocchi di travertino (marrone<br />
chiaro- arancio) e calcare micritico (grigio)<br />
Raramente si possono incontrare sporadici blocchi di calcare<br />
marnoso riconoscibili in quanto di color grigio scuro e con un<br />
maggior grado di alterazione che ha creato quasi un vuoto nel<br />
muro (figura 11).<br />
Figura 10. Blocchi di calcare micritico<br />
Figura 11. Blocchi di calcare marnoso inserito tra blocchi di<br />
calcare micritico<br />
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Sezione Architettura e Disegno Convenzione rep. n° 518/06<br />
L’affioramento n.7 descritto nei paragrafi precedenti mostra<br />
chiaramente come gli strati ed i livelli di calcare alternati alle<br />
siltiti rappresentino una ottima fonte di materiale da<br />
costruzione: l’alto grado di alterazione delle siltiti permetteva<br />
una facile estrazione di blocchi il cui spessore, caratteristico<br />
dello strato, era già definito e costante. Si può immaginare<br />
quindi come sia più logico supporre una provenienza “locale”<br />
dei blocchi utilizzati per la costruzione del lato nord dove la<br />
pietra era facilmente reperibile e la posizione del tratto di mura<br />
al di fuori dei circuiti urbani non richiedeva per le mura<br />
particolari abbellimenti, quali le alternanze cromatiche di cui i<br />
senesi hanno fatto largo uso in altri tratti della cinta muraria.<br />
<strong>Responsabile</strong> <strong>Scientifico</strong> <strong>prof</strong>. <strong>Emma</strong> <strong>Mandelli</strong><br />
A cura di Serena di Grazia<br />
Bibiliografia<br />
AA.VV. - Carta Geologica d’Italia scala 1:25.000 Foglio 306-<br />
Massa Marittima- Progetto CARG;<br />
BERTINI G., CAMELI G.M., COSTANTINI A., DECANDIA<br />
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LIOTTA D., PANDELI E., SANDRELLI F. & TORO B. (1991) -<br />
Struttura geologica fra i Monti di Campiglia e Rapolano Terme<br />
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problematiche. In Studi Geol. Camerti, vol. spec. 1 pp. 155-<br />
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CARMIGNANI L. , DECANDIA F. A., FANTOZZI P. L.,<br />
LAZZAROTTO A.., LIOTTA D., MECCHERI M. - Tertiary<br />
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in Tectonophysics, n. 238 pp. 295 – 315 (1994);<br />
D’ARGENTO B. E FERRERI V.- ambienti deposizionali e<br />
litofacies dei travertini quaternari dell’Italia centro-meridionale<br />
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Sedimentiligy n. 45 pp.163-180, 1998;<br />
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R.U. Comune di Massa Marittima.<br />
<strong>Elaborazioni</strong> eseguite nell'ambito della Ricerca sulla Cinta Muraria di Massa Marittima<br />
<strong>Responsabile</strong> della ricerca, Prof. <strong>Emma</strong> <strong>Mandelli</strong><br />
E' vietata la riproduzione complessiva o parziale del presente elaborato.
Università degli Studi di Firenze Regione Toscana<br />
Dipartimento di Progettazione dell’Architettura Assessorato alla Cultura<br />
Sezione Architettura e Disegno Convenzione rep. n° 518/06<br />
<strong>Responsabile</strong> <strong>Scientifico</strong> <strong>prof</strong>. <strong>Emma</strong> <strong>Mandelli</strong><br />
<strong>Elaborazioni</strong> eseguite nell'ambito della Ricerca sulla Cinta Muraria di Massa Marittima<br />
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E' vietata la riproduzione complessiva o parziale del presente elaborato.