Luigi Riccoboni, Il liberale per forza / L'italiano ... - irpmf - CNRS

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70 – Valentina Gallo Al lettore [1] Nel prefaccio che precede la prima comedia del Nuovo italiano teatro uscita alle stampe con il titolo del Liberale per forza, io dissi quanto occorreva circa lo stato in cui mi viddi per quella sorta di comedia che aspettava da me il publico di Parigi; ma non dissi all’ora qualle fosse la mia confusione la prima volta che mi posi al tavolino con idea di fare una nuova comedia. [2] Connobbi la grande difi cultà del mio impegno. [3] Rifl ettendo all’onore concessomi di poter contribuire alla ricreazione del principe grande che forma in oggi la felicità di questa gloriosa monarchia, principe che, oltre la sublime cognizione dell’arti regie, ha un perfettissimo possesso di tutte le scienze le quali fi oriscono in questo regno felice sotto la di lui clementissima protezione, compresi bene quale studio esigeva da me questa insigne fortuna per non comparirne affatto indegno. [4] Per quanto però fossero grandi queste difi cultà, non per tanto furono le sole che si presentarono alla mia mente. [5] Vedevo che la maggior parte del publico bramava una comedia strepitosa, di apparenze, d’invenzioni, di travestimenti, ed insomma ripiena di quanto solo potesse abbisognare a mantener l’uditorio sempre in gioia ed in riso; vedevo, da un’altra parte, che li più sapienti del teatro e di buon senso amavano una comedia regolata, di buona condotta e di carattere congiunto a l’intrico; e vedevo per ultimo che, in un Parigi dove il popolo è immenso, erano molti pochi quelli che la lingua italiana intendessero. [6] In vero io pensai, e lo penso tuttavia, che sia quasi impossibile il poter fare una comedia italiana che, a tutte queste difi cultà opponendosi, abbia la sorte di piacere a chi sa, a chi non sa ed a chi non intende. [7] Cercavo un carattere per farne il mio prottagonista, ma dove trovarlo doppo che il celebre Molieres aveva poste sul teatro le prime sorgenti e più communi? [8] Volevo appoggiarmi ad un gran viluppo: ma come sperare di farlo intendere a chi non intendeva una sola parola del nostro idioma? [9] Volevo adunque appigliarmi ad una disordinata raccolta d’invenzioni e di travestimenti senza regola e senza condotta: ma si affrontò a quest’ultimo pensiero quella poca cognizione che ho del teatro, e mi fece per cento volte arrossire di averlo ne meno immaginato. [10] Voleva soccorrermi un pensiero di satira: ma come averei mai lasciato persuadermi a ciò a cui sempre ha ripugnato la mia intenzione? [11] E quando, scordatomi i danni dalla satira causati ad altrui, mi fossi lasciato trasportare e fossi rimasto acciecato dalla vana gloria di piacere o dal’interesse per farlo, quale costume o quale passione volevo io prendere a criticare in un paese dove arivavo straniero, e dove non conoscevo persona, non che le maniere? [12] In tale stato d’incertezza, e quasi di disperazione, mi venne in mente di aver riccorso all’Italia, e di trasportarne in Francia una di quelle passioni che non sono così famigliari di qua dai monti, che è la gelosia. [13] Sebbene però ancora in Italia la vediamo in quest’oggi solo abbracciata dalle donne, che in qualche modo fa l’ambizione degli uomini in quel paese. [14] Guidai adunque un italiano geloso a Parigi, e lo maritai in un loco dove la libertà del conversare e la gentilezza del costume potevano stuzzicare la sua passione. © IRPMF, 2008 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano

Au lecteur Luigi Riccoboni – 71 [1] Dans la preface qui precede la premiere piece du Nouveau Théatre italien, imprimée sous le titre du Liberal malgré lui, j’ai expliqué, autant que je l’ai pu, quel étoit mon sentiment sur le genre de comedie que le public attendoit de moi. [2] Mais je n’ai rien dit alors de l’embarras où je me trouvai la premiere fois que je me mis à mon bureau dans le dessein de faire une comedie nouvelle. [3] J’apperçus toute l’étendue de mes engagemens. [4] Destiné à l’honneur de contribuer au délassement du grand prince qui fait aujourd’hui le bonheur de ce puissant etat, et qui joint aux connoissances sublimes du grand art des rois un goût sur et universel pour les sciences dont il est le protecteur, je compris bien-tôt quels efforts exigeoit de moi cet honneur même, si je voulois ne m’en pas rendre tout-à-fait indigne. [5] Ces premieres diffi cultez, toutes grandes qu’elles étoient, ne furent cependant pas les seules qui se presenterent à mon esprit. [6] Je voyois que le plus grand nombre souhaitoit une piece pleine de mouvement, de spectacle, d’invention, de travestissemens, et enfi n de tout ce qui est necessaire pour exciter dans le spectateur une joye accompagnée d’un ris continuel. [7] Je considerois d’ailleurs que ceux qui entendent le théatre et les gens de bon sens veulent une comedie reguliere et bien conduite, avec un caractere et une intrigue liez l’un avec l’autre. [8] Je voyois enfi n que dans Paris où le peuple est immense il y avoit très peu de personnes qui entendissent la langue italienne. [9] A dire vrai, je crus alors et je le crois encore toutes les fois que j’y pense qu’il est presque impossible de composer une comedie italienne qui franchissant toutes ces diffi cultez ait le bonheur de plaire aux connoisseurs, à ceux qui ne le sont pas et à ceux qui n’entendent point la langue. [10] Je cherchois un caractere pour faire mon coup d’essai. [11] Mais où le trouver après que le celebre Moliere a mis sur le théatre ceux qui sont les plus brillans et les plus communs? [12] Je voulois m’apuyer d’une grande intrigue: mais comment esperer de la faire comprendre à ceux qui ne sçavent pas un mot de notre idiôme? [13] Il me prit envie de me fi xer à un assemblage confus d’inventions et de déguisemens, sans regle et sans conduite, mais avec un peu de connoissance que j’ai du théatre, je ne pus m’y résoudre, et je rougis cent fois d’y avoir seulement pensé. [14] La satyre me vint alors dans l’esprit. [15] Mais comment me déterminer à choisir un genre de comedie si éloigné de mon caractere; et quand, oubliant le tort que la satyre fait au prochain, je me serois laissé ou aveugler par la vaine esperance de plaire, ou entraîner par le desir du gain, quelles passions pouvois-je critiquer dans un pays où j’étois etranger, où je ne faisois que d’arriver, où je ne connoissois personne, et dont je n’avois pas encore étudié les mœurs? [16] J’étois dans cet état d’incertitude, et presque de desespoir, lorsqu’il me vint en pensée d’avoir recours à l’Italie, et d’en trasporter en France une de ces passions qui ne sont pas si communes deçà les monts, telle qu’est la jalousie. [17] Il est pourtant vrai que nous ne la voyons plus guéres regner en Italie que chez les femmes, à qui les hommes se font une gloire d’inspirer cette passion. [18] J’amenai donc un italien jaloux à Paris, et je le mariai dans un pays où la liberté de se parler et la galanterie dans les manieres pouvoient irriter sa passion. © IRPMF, 2008 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano

70 – Valentina Gallo<br />

Al lettore<br />

[1] Nel prefaccio che precede la prima comedia del Nuovo italiano teatro uscita alle stampe con<br />

il titolo del Liberale <strong>per</strong> <strong>forza</strong>, io dissi quanto occorreva circa lo stato in cui mi viddi <strong>per</strong> quella<br />

sorta di comedia che aspettava da me il publico di Parigi; ma non dissi all’ora qualle fosse la<br />

mia confusione la prima volta che mi posi al tavolino con idea di fare una nuova comedia.<br />

[2] Connobbi la grande difi cultà del mio impegno. [3] Rifl ettendo all’onore concessomi di<br />

poter contribuire alla ricreazione del principe grande che forma in oggi la felicità di questa<br />

gloriosa monarchia, principe che, oltre la sublime cognizione dell’arti regie, ha un <strong>per</strong>fettissimo<br />

possesso di tutte le scienze le quali fi oriscono in questo regno felice sotto la di lui clementissima<br />

protezione, compresi bene quale studio esigeva da me questa insigne fortuna <strong>per</strong> non<br />

comparirne affatto indegno. [4] Per quanto <strong>per</strong>ò fossero grandi queste difi cultà, non <strong>per</strong> tanto<br />

furono le sole che si presentarono alla mia mente. [5] Vedevo che la maggior parte del publico<br />

bramava una comedia strepitosa, di apparenze, d’invenzioni, di travestimenti, ed insomma<br />

ripiena di quanto solo potesse abbisognare a mantener l’uditorio sempre in gioia ed in riso;<br />

vedevo, da un’altra parte, che li più sapienti del teatro e di buon senso amavano una comedia<br />

regolata, di buona condotta e di carattere congiunto a l’intrico; e vedevo <strong>per</strong> ultimo che, in un<br />

Parigi dove il popolo è immenso, erano molti pochi quelli che la lingua italiana intendessero.<br />

[6] In vero io pensai, e lo penso tuttavia, che sia quasi impossibile il poter fare una comedia<br />

italiana che, a tutte queste difi cultà opponendosi, abbia la sorte di piacere a chi sa, a chi non<br />

sa ed a chi non intende.<br />

[7] Cercavo un carattere <strong>per</strong> farne il mio prottagonista, ma dove trovarlo doppo che il celebre<br />

Molieres aveva poste sul teatro le prime sorgenti e più communi? [8] Volevo appoggiarmi ad<br />

un gran viluppo: ma come s<strong>per</strong>are di farlo intendere a chi non intendeva una sola parola del<br />

nostro idioma?<br />

[9] Volevo adunque appigliarmi ad una disordinata raccolta d’invenzioni e di travestimenti<br />

senza regola e senza condotta: ma si affrontò a quest’ultimo pensiero quella poca cognizione<br />

che ho del teatro, e mi fece <strong>per</strong> cento volte arrossire di averlo ne meno immaginato. [10] Voleva<br />

soccorrermi un pensiero di satira: ma come averei mai lasciato <strong>per</strong>suadermi a ciò a cui sempre<br />

ha ripugnato la mia intenzione? [11] E quando, scordatomi i danni dalla satira causati ad<br />

altrui, mi fossi lasciato trasportare e fossi rimasto acciecato dalla vana gloria di piacere o<br />

dal’interesse <strong>per</strong> farlo, quale costume o quale passione volevo io prendere a criticare in un<br />

paese dove arivavo straniero, e dove non conoscevo <strong>per</strong>sona, non che le maniere?<br />

[12] In tale stato d’incertezza, e quasi di dis<strong>per</strong>azione, mi venne in mente di aver riccorso<br />

all’Italia, e di trasportarne in Francia una di quelle passioni che non sono così famigliari di qua<br />

dai monti, che è la gelosia. [13] Sebbene <strong>per</strong>ò ancora in Italia la vediamo in quest’oggi solo<br />

abbracciata dalle donne, che in qualche modo fa l’ambizione degli uomini in quel paese.<br />

[14] Guidai adunque un italiano geloso a Parigi, e lo maritai in un loco dove la libertà del<br />

conversare e la gentilezza del costume potevano stuzzicare la sua passione.<br />

© IRPMF, 2008 – Les savoirs des acteurs italiens, collection dirigée par Andrea Fabiano

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