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Ricordi 5 - Paolo Cason

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arrivare, la morte improvvisa di Italo Balbo, che, nel recarsi ad ispezionare le truppe<br />

al confine con l’Egitto, a bordo di un S79, era stato abbattuto dalla nostra stessa<br />

contraerea, che si trovava sulla nave San Giorgio, ancorata nel porto di Tobruk. La<br />

notizia fu accolta con grande sbalordimento, ma anche col dispiacere di aver perso,<br />

così banalmente , per un errore, si disse, di identificazione, un personaggio tanto<br />

rispettato anche dai nemici ed avversari. All’imponente funerale, formato da otto<br />

bare, il 29 giugno 1940, partecipammo tutti, nessuno escluso. Al suo posto fu<br />

nominato il generale Rodolfo Graziani, perché generale dell’esercito e protagonista in<br />

Etiopia, mentre Balbo era stato un triunviro della marcia su Roma. A Tripoli cominciò<br />

la vera guerra, continui bombardamenti di aerei inglesi provenienti da Malta, ci<br />

costringevano a correre dentro i rifugi e nelle campagne fuori città. Noi abitavamo a<br />

Collina verde, distante tre chilometri da Tripoli, e lì,chi dentro casa, chi attendato nel<br />

giardino adiacente, passavamo le notti. Nella notte del 21 Aprile 1941, dopo un’ora di<br />

bombardamenti, abbiamo visto, come d’incanto, tutto illuminato. Gli aerei inglesi<br />

avevano sganciato dei razzi illuminanti, a cui erano agganciati dei piccoli paracadute;<br />

quelle luci erano i segnali dei luoghi da colpire. Mentre noi guardavamo quelle luci ,<br />

si scatenò il finimondo. Per quarantacinque minuti si sentirono passare proiettili, non<br />

più sopra le nostre teste, ma striscianti, perché erano proiettili da 305 sparati dalle<br />

navi della flotta inglese. L’indomani, scendendo in città, trovammo un disastro,<br />

Tripoli era irriconoscibile, ovunque macerie di fabbricati che erano stati distrutti,<br />

senza incontrare la più piccola resistenza da parte nostra. Al porto oltre alla<br />

distruzione di navi, sul piazzale davanti al nostro bar, trovammo un proiettile da 305<br />

inesploso, che aveva centrato in pieno il faro ed era venuto a cadere davanti al bar.<br />

Dopo che i genieri lo resero innocuo, con l’incoscienza della gioventù, mi feci<br />

scattare una foto, con un piede sopra, come se fosse stato preda di guerra. Il rifugio<br />

della Banca d’Italia, invece, era stato centrato in pieno da uno di quei proiettili, che<br />

esplodendo , aveva provocato tanti morti; esso era stato costruito per le bombe aeree,<br />

ma non ha resistito a quelle navali , che provenivano orizzontalmente. La guerra negli<br />

anni 40-41 in Africa settentrionale si svolse aspra da tutti e due i fronti, Graziani<br />

avanzò con le truppe italiane oltre il confine con l’Egitto fino ad occupare Sidi<br />

Barrani e Massa Matruk, ma non andò oltre. I miei due fratelli più grandi erano sui<br />

fronti di combattimento. Gli inglesi e gli italo-tedeschi, comandati dal generale<br />

Rommel, la volpe del deserto, si fronteggiavano, finchè l’esercito inglese,<br />

travolgendo quello tedesco, entrò a Tripoli, era il 23 gennaio 1943. Questa volta, non<br />

ho potuto seguire questa guerra,segnando le vittorie con le bandierine, come avevo<br />

fatto con quella d’Etiopia, sia perché non ci furono vittorie, sia perché l’ho vissuta<br />

sulla mia pelle e c’era poco da stare allegri.<br />

Arrivato a questo punto delle mie narrazioni e dalle date, mi accorgo che anche la mia<br />

gioventù è passata, ma mi restano, intatti, tutti i ricordi. Termino, salutando tutti i<br />

lettori, ma in particolare il caro <strong>Paolo</strong> <strong>Cason</strong>, che con la sua tenacia,continua a tenere<br />

vivo il suo sito e a tenerci uniti, a lui va un indimenticato ricordo e un grazie di cuore<br />

EMILIO PARLATO

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