il vino nella pittura - Consorzio del vino Nobile di Montepulciano
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José Frappa, 1854-1904, Dom Pérignon assaggia prima della pressatura, collezione Moet e Chandon. Il benedettino dal palato sottile riuniva vini derivati da diversi vitigni, per ottenere un vino di base da sottoporre a rifermentazione. Questa ricostruzione storica raffigura il prelato che già colpito da cecità, assapora religiosamente l’uva sotto gli sguardi ammirati dei monaci. Natura morta Qui il vino diventa oggetto di meditazione, macchia di colore, non oggetto motro come sembrerebbe, ma come vita tranquilla come suggerisce giustamente la lingia inglese: Still Life. Il vino non ha altro da fare che invecchiare tranquillamente, in attesa di una festa e di una tavola sontuosa. Ma questi godimenti terresti sono effimeri, la farfalla è il simbolo dell’anima che vola via. Abraham Mignon, 1649-1679, Museo di Douai, Germania. In questo dipinto si sovrappongono frutti e vasellame, tutto palpita di vita. Il ritratto Qui vi è un dialogo a due, il vino e il soggetto. L’uomo è rappresentato con il suo bicchiere, un bevitore serio e consapevole. La donna raramente vengono rappresentate da sole, la donna che beve generalmente è legata ad un incontro, una festa, un amore. Una donna sola davanti ad un bicchiere è uno spettacolo inquietante. Il vino allora diventa un piccolo e dolce istante di una vita persa, oppure può suggerire la similitudine erotica e subdola, forse insostituibile d’un piacere solitario.
Scuola portoghese, L’uomo con il bicchiere di vino, Museo del Louvre, Parigi. Un realismo uscito dai fiamminghi, un personaggio pieno di riservatezza malinconica, i volumi non bucano il quadro. Philippe Mercier, 1689-1760, Il giovane bevitore, Museo del Louvre, Parigi. Una vena realistica e sensuale.
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José Frappa, 1854-1904, Dom Pérignon assaggia prima <strong>del</strong>la pressatura, collezione Moet e<br />
Chandon. Il benedettino dal palato sott<strong>il</strong>e riuniva vini derivati da <strong>di</strong>versi vitigni, per ottenere un<br />
<strong>vino</strong> <strong>di</strong> base da sottoporre a rifermentazione. Questa ricostruzione storica raffigura <strong>il</strong> prelato che già<br />
colpito da cecità, assapora religiosamente l’uva sotto gli sguar<strong>di</strong> ammirati dei monaci.<br />
Natura morta<br />
Qui <strong>il</strong> <strong>vino</strong> <strong>di</strong>venta oggetto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione, macchia <strong>di</strong> colore, non oggetto motro come<br />
sembrerebbe, ma come vita tranqu<strong>il</strong>la come suggerisce giustamente la lingia inglese: St<strong>il</strong>l Life.<br />
Il <strong>vino</strong> non ha altro da fare che invecchiare tranqu<strong>il</strong>lamente, in attesa <strong>di</strong> una festa e <strong>di</strong> una tavola<br />
sontuosa. Ma questi go<strong>di</strong>menti terresti sono effimeri, la farfalla è <strong>il</strong> simbolo <strong>del</strong>l’anima che vola via.<br />
Abraham Mignon, 1649-1679, Museo <strong>di</strong> Douai, Germania. In questo <strong>di</strong>pinto si sovrappongono<br />
frutti e vasellame, tutto palpita <strong>di</strong> vita.<br />
Il ritratto<br />
Qui vi è un <strong>di</strong>alogo a due, <strong>il</strong> <strong>vino</strong> e <strong>il</strong> soggetto. L’uomo è rappresentato con <strong>il</strong> suo bicchiere, un<br />
bevitore serio e consapevole. La donna raramente vengono rappresentate da sole, la donna che beve<br />
generalmente è legata ad un incontro, una festa, un amore. Una donna sola davanti ad un bicchiere è<br />
uno spettacolo inquietante. Il <strong>vino</strong> allora <strong>di</strong>venta un piccolo e dolce istante <strong>di</strong> una vita persa, oppure<br />
può suggerire la sim<strong>il</strong>itu<strong>di</strong>ne erotica e subdola, forse insostituib<strong>il</strong>e d’un piacere solitario.