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05.06.2013 Views

confronto con il paese d’origine dall’altra, la delusione per aspettative negate o l’entusiasmo per le esperienze esaltanti, sono solo alcune delle forme senza tempo e senza spazio che delineano la mente del viaggiatore. Il confronto/scontro, imprescindibile dall’incontro tra culture diverse, tuttavia, diventa per pochi illuminati viaggiatori, fonte di arricchimento inesauribile, una palestra unica in cui allenare la propria saggezza. A questo proposito, è utile ricordare una massima che veniva normalmente riportata all’inizio degli Handbooks for Travellers di John Murray che per promuovere il viaggio citava: “Travel in the younger is a part of education; in the elder, a part of experience”. Mentre per altri resta un’occasione mancata, una non evoluzione, in cui anziché promuovere la tolleranza si riafferma tenacemente la propria chiusura, rendendo sempre più incolmabili le distanze con lo straniero. Travel, which should promote tolerance, served only to reinforce in some Englishmen an insular sense of superiority 2 . Tali considerazioni sui viaggiatori inglesi in Italia in epoca moderna, sono quanto più attuali e si potrebbero riferire, malgrado i cambiamenti di tempi e luoghi, al viaggiatore di ogni epoca. Nel primo numero di “Le Tour du monde”, in un elenco dei viaggi quali si erano venuti a configurare nella prima metà dell’800, si legge: […] parmi les voyageurs, les uns représentent les sciences, les autres l’art, d’autre le commerce ou l’industrie; ceux-ci s’exposent à mille périls pour propager leur foi, ceux-là sont simplement des observateurs, des moralistes, ou ne recherchent que les émotions d’une existence errante et aventureuse; toutes ces préoccupations diverses, même les plus frivoles en apparence, ont leur intérêt et leur part d’utilité 3 . 2 Guidebooks and Tourism. The British in Italy. An exhibition from 25 July to 26 October 1980, The British Library Board Printed in Great Britain, 1980, p. 3 3 Cit. in Il “Vieusseux” ieri e oggi. Un istituto di cultura attraverso due secoli. Palazzo di Parte Guelfa, 20 Ottobre-10 Dicembre, 1979, p.83. 8

A rimarcare ancora che pur nella varietà di viaggiatori e di intenti, a legarli è sempre e comunque il fascino per un’esistenza errante ed avventurosa e che ad ogni viaggio si lega necessariamente una mèta, pur apparentemente inutile che essa possa sembrare. Ogni viaggio, quindi, assume il carattere di mito, in quanto creazione della mente, una tensione verso l’immaginario, il mistero e l’ignoto, inteso come “unfamiliar” rispetto al “familiar” che si abbandona nelle terre di origine. Più spesso il viaggio e la partenza sono visti come processo di purificazione del soggetto e prerogative essenziali di un iter di iniziazione alla vita, per cui, l’abbandono della propria casa, malgrado dolorosa, ed il cammino attraverso le strade di paesi sconosciuti diventano tappe necessarie nella crescita dell’individuo. A tale proposito, Richard Lassels raccomanda che il giovane signore progetti di lasciare «tutta l’ostinazione e la testardaggine; ogni morbidezza e ricerca eccessiva dell’agio, ogni effeminatezza e delicatezza; tutti i trucchi fanciulleschi di mano e di parola, tutto il gusto di essere il migliore della compagnia» 4 . Si tratta di un denudamento del soggetto insito nella partenza che si rende funzionale alla creazione del nuovo io che fa ritorno e della profonda consapevolezza che il viaggio è mutamento. Eric J. Leed si esprime al proposito in questi termini: Fin dall’inizio della letteratura di viaggio, si pensò che il viaggio ampliasse le conoscenze del viaggiatore attraverso regioni più vaste di differenza, e si ritenne anche che ciò provocasse una trasformazione qualitativa dello stato intellettuale del viaggiatore. L’idea che il viaggio potenzi l’intelligenza del viaggiatore è antica come Gilgamesh, il quale, grazie ai suoi viaggi, conobbe i paesi del mondo, divenne saggio, vide misteri e seppe cose segrete» 5 . 4 R. Lassels in E. J. Leed, La mente del viaggiatore. Dall’Odissea al turismo globale,Bologna, 1992, p. 66. 5 E. J. Leed, La mente del viaggiatore.., op. cit., p. 81. 9

A rimarcare ancora che pur nella varietà di viaggiatori e di intenti, a<br />

legarli è sempre e comunque il fascino per un’esistenza errante ed avventurosa<br />

e che ad ogni viaggio si lega necessariamente una mèta, pur apparentemente<br />

inutile che essa possa sembrare. Ogni viaggio, quindi, assume il carattere di<br />

mito, in quanto creazione <strong>della</strong> mente, una tensione verso l’immaginario, il<br />

mistero e l’ignoto, inteso come “unfamiliar” rispetto al “familiar” che si abbandona<br />

nelle terre di origine.<br />

Più spesso il viaggio e la partenza sono visti come processo di purificazione<br />

del soggetto e prerogative essenziali di un iter di iniziazione alla vita,<br />

per cui, l’abbandono <strong>della</strong> propria casa, malgrado dolorosa, ed il cammino attraverso<br />

le strade di paesi sconosciuti diventano tappe necessarie nella crescita<br />

dell’individuo. A tale proposito, Richard Lassels raccomanda che il giovane<br />

signore progetti di lasciare «tutta l’ostinazione e la testardaggine; ogni morbidezza<br />

e ricerca eccessiva dell’agio, ogni effeminatezza e delicatezza; tutti i<br />

trucchi fanciulleschi di mano e di parola, tutto il gusto di essere il migliore<br />

<strong>della</strong> compagnia» 4 . Si tratta di un denudamento del soggetto insito nella partenza<br />

che si rende funzionale alla creazione del nuovo io che fa ritorno e <strong>della</strong><br />

profonda consapevolezza che il viaggio è mutamento. Eric J. Leed si esprime<br />

al proposito in questi termini:<br />

Fin dall’inizio <strong>della</strong> letteratura di viaggio, si pensò che il viaggio ampliasse le conoscenze<br />

del viaggiatore attraverso regioni più vaste di differenza, e si ritenne anche che ciò<br />

provocasse una trasformazione qualitativa dello stato intellettuale del viaggiatore. L’idea che<br />

il viaggio potenzi l’intelligenza del viaggiatore è antica come Gilgamesh, il quale, grazie ai<br />

suoi viaggi, conobbe i paesi del mondo, divenne saggio, vide misteri e seppe cose segrete» 5 .<br />

4 R. Lassels in E. J. Leed, La mente del viaggiatore. Dall’Odissea al turismo globale,Bologna, 1992, p. 66.<br />

5 E. J. Leed, La mente del viaggiatore.., op. cit., p. 81.<br />

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