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05.06.2013 Views

geria, Virginia unisce lo studio costante e meticoloso dei termini relativi ad ogni animale locale affiancati dalle traduzioni in inglese. Lo studio costante degli idiomi e delle usanze di ogni paese visitato emerge anche nel libro che Virginia acquistò probabilmente alla vigilia di uno dei suoi tanti viaggi in Oriente. Nel testo dal titolo, Theatre in the east : a Survey of Asian Dance and Drama, [166426-FFie], la viaggiatrice inglese appunta, in numerose note manoscritte, i termini utilizzati per indicare le danze e le espressioni teatrali orientali. Ad indicare ancora una volta l’importanza di conoscere le lingue locali per poter penetrare veramente nella culura e nelle realtà di popoli stranieri. L’Egitto è il paese che le tre viaggiatrici prese in esame scelgono come meta privilegiata dei loro pellegrinaggi. Lady Duff Gordon lo scelse come luogo del proprio esilio: qui morì nel 1869; Janet Ross, come la madre amò questo paese per lei equivalente alla terra della libertà dalle rigide convenzioni britanniche; Virginia Fielden, lo scelse come luogo di ripetuti soggiorni. Tutte però lo vissero in maniera diversa, non da semplici turiste, ma conoscendolo a fondo. Janet Ross disse a proposito della madre: “She was a settler, not a traveller among them”. Questa espressione potrebbe indicare, in realtà, il comune atteggiamento delle tre viaggiatrici in terra straniera. Nel verso della sguardia di un libro del Fondo Filden, dal titolo The Land of Egypt si legge la dedica manoscritta dell’autore, Robin Fedden a Virginia, in cui rende degno omaggio ad una donna che evidentemente era nota per la sua profonda conoscenza e per il suo amore verso il paese nord africano: Virginia Fielden, one of the few people who knows or appreciates the content. Robin Fedden, 2/4/41 154 . 154 Trascrizione della nota manoscritta nel testo di R. Fedden, The Land of Egypt, London, Batsford, 1939. [166381 Ffie]. 86

Non sappiamo con esattezza quali, quanti e quando furono i soggiorni della Fielden in Egitto. Unici strumenti in nostro aiuto, anche questa volta i suoi libri. Nelle prime pagine di ognuno di essi, Virginia usava appuntare il proprio nome, il luogo in cui evidentemente aveva acquistato il libro o in cui si trovava a leggerlo e l’anno. Queste informazioni sono particolarmente utili per avere un’idea dei paesi che la Fielden visitò più di frequente. Tra tutte le iscrizioni prese in esame, la maggior parte riportano dettagli simili: Virginia Fielden, Cairo, 1939. Molti libri presentano ancora nel piatto anteriore o posteriore di copertina l’etichetta di libreria, ad esempio, scritte come: The Anglo-American Bookshop, Opp. Shepheard’s Hotel, P.O.B. 261-Cairo. La capitale egiziana, ricorre frequentemente anche nel luogo di edizione e stampa dei volumi della Fielden. Come abbiamo già notato, inoltre, l’Egitto è sicuramente il paese più citato anche nei titoli dei libri, trattandosi di testi che ne descrivono le forme di governo, l’arte, l’architettura, la storia, la religione, le tradizioni popolari e la cucina. È evidente, pertanto, che come per Lady Duff Gordon e Janet Ross, anche per Virginia, il paese nord africano ricoprì un significato diverso che va ben oltre quello di un semplice luogo di villeggiatura. L’Egitto ha per queste viaggiatrici una sorta di significato catartico, è il luogo in cui le inibizioni ed i freni sociali e morali cadono, a favore di un pieno e profondo ritrovamento di se stesse. Si tratta, quindi, di valenze simboliche che queste donne riconoscono all’Egitto, che non hanno nulla a che vedere con i motivi per cui la massa di travellers inglesi lo scelsero come luogo di fugaci soggiorni che si fecero sempre più frequenti nel corso dell’800. A questo proposito, va ricordato il notevole successo che la tappa nel paese mediterraneo acquistò in questo secolo nel panorama del turismo globale. John Pemble, ricorda: 87

Non sappiamo con esattezza quali, quanti e quando furono i soggiorni<br />

<strong>della</strong> Fielden in Egitto. Unici strumenti in nostro aiuto, anche questa volta i<br />

suoi libri. Nelle prime pagine di ognuno di essi, Virginia usava appuntare il<br />

proprio nome, il luogo in cui evidentemente aveva acquistato il libro o in cui<br />

si trovava a leggerlo e l’anno. Queste informazioni sono particolarmente utili<br />

per avere un’idea dei paesi che la Fielden visitò più di frequente. Tra tutte le<br />

iscrizioni prese in esame, la maggior parte riportano dettagli simili: Virginia<br />

Fielden, Cairo, 1939. Molti libri presentano ancora nel piatto anteriore o posteriore<br />

di copertina l’etichetta di libreria, ad esempio, scritte come: The Anglo-American<br />

Bookshop, Opp. Shepheard’s Hotel, P.O.B. 261-Cairo.<br />

La capitale egiziana, ricorre frequentemente anche nel luogo di edizione<br />

e stampa dei volumi <strong>della</strong> Fielden. Come abbiamo già notato, inoltre,<br />

l’Egitto è sicuramente il paese più citato anche nei titoli dei libri, trattandosi<br />

di testi che ne descrivono le forme di governo, l’arte, l’architettura, la storia,<br />

la religione, le tradizioni popolari e la cucina. È evidente, pertanto, che come<br />

per Lady Duff Gordon e Janet Ross, anche per Virginia, il paese nord africano<br />

ricoprì un significato diverso che va ben oltre quello di un semplice luogo di<br />

villeggiatura. L’Egitto ha per queste viaggiatrici una sorta di significato catartico,<br />

è il luogo in cui le inibizioni ed i freni sociali e morali cadono, a favore<br />

di un pieno e profondo ritrovamento di se stesse.<br />

Si tratta, quindi, di valenze simboliche che queste donne riconoscono<br />

all’Egitto, che non hanno nulla a che vedere con i motivi per cui la massa di<br />

travellers inglesi lo scelsero come luogo di fugaci soggiorni che si fecero<br />

sempre più frequenti nel corso dell’800. A questo proposito, va ricordato il<br />

notevole successo che la tappa nel paese mediterraneo acquistò in questo secolo<br />

nel panorama del turismo globale. John Pemble, ricorda:<br />

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