1 universita' degli studi della tuscia “viterbo” - Unitus DSpace
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scenza su realtà non familiari, dall’altra restituiscono informazioni aggiuntive e soggettive, da parte di una viaggiatrice che ha realmente visto con i propri occhi le realtà straniere. La loro particolarità, emerge, infatti, nell’essere diari e libri di viaggio allo stesso tempo. La maniera stessa in cui la Fielden collezionò nell’arco della sua vita i suoi libri, veri compagni di viaggio che la seguirono col passare degli anni nelle numerose esperienze di cui fu protagonista, li rende particolarmente interessanti. Si tratta quindi di presenze costanti dalle quali la viaggiatrice non smise mai di circondarsi, testimoni silenziosi delle varie fasi della sua vita, quasi una rivelazione in progress della sua crescita individuale. Le osservazioni che la Fielden registra hanno spesso il carattere dell’immediatezza, di appunti presi direttamente sul posto per fermare una realtà che le pagine a stampa dei testi non riportano. A volte, denotano invece la propensione della loro autrice a rielaborare a posteriori situazioni, luoghi e personaggi in lunghe meditazioni, supportate da un meticoloso lavoro di studio per non limitarsi a verità approssimative. C’è sempre e comunque all’interno di essi la sensazione che emerge da queste annotazioni a matita che la Fielden desiderasse sapere di più sui paesi stranieri al fine di avvicinarsi maggiormente ad essi. Questi appunti, presi a margine dei testi, forniscono una sorta di doppia realtà rispetto ai resoconti pubblicati e mediati spesso dalle esigenze del mercato librario. Emerge quindi anche nella Fielden, quella voglia di dire la verità sui paesi e sulle popolazioni straniere, che nasce solo da chi li visita con il desiderio di conoscerli veramente, che già abbiamo visto analizzando le parole di Lady Duff Gordon quando a proposito della falsità di alcuni libri di 84
viaggio, terminava dicendo: «modern travelers show strange ignorance in talking of foreign natives in the lump, as they nearly all do» 152 Da qui, ad esempio, l’interesse che queste viaggiatrici condividono per la conoscenza delle lingue locali, che sanno essere strumento fondamentale per chiunque voglia penetrare veramente a fondo nella cultura dei paesi visitati e non fermarsi ad una conoscenza solo superficiale di essi. Lady Duff Gordon, a questo proposito, nelle sue lettere dall’Egitto, ricordava: I have at last learned the alphabet in Arabic, and can write it quite tidily, but now I am in a fix for want of a dictionary, and have written to Hakekian Bey to buy me one in Cairo 153 . Virginia Fielden, allo stesso modo riempie intere pagine dei suoi libri con annotazioni sulle parole di idiomi stranieri, segnandone sia la pronuncia che la scrittura. In particolare sembra affascinata dalle lingue orientali, tra tutte l’arabo e il cinese. In un testo dal titolo Twilight in the Forbidden City, le ultime pagine di copertina e in quelle di sguardia, sono interamente tappezzate da note a matita sull’alfabeto e sulle parole cinesi. Anche in un testo dal titolo Nine Temples of Bangkok, sono frequenti i segni di evidenza lungo il testo e note a matita con cui la Fielden annota il significato di termini tailandesi. In uno tra i tanti testi dedicati all’Egitto, Egyptian Colloquial Arabic. A Conversation Grammar, sono presenti numerose note manoscritte a matita nel verso della sguardia anteriore, nel retro della guardia, nella sguardia posteriore e lungo tutto il testo relativi allo studio della lingua e dell’alfabeto arabi. La stessa cosa avviene in un libro dal titolo Animals of East Africa [166289-FFie]. In questo, all’evidente interesse naturalistico e faunistico della Ni- 152 L.D. Gordon, Letters from Egypt…, op. cit. p. 112 153 Ivi, p. 113. 85
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scenza su realtà non familiari, dall’altra restituiscono informazioni aggiuntive<br />
e soggettive, da parte di una viaggiatrice che ha realmente visto con i propri<br />
occhi le realtà straniere. La loro particolarità, emerge, infatti, nell’essere diari<br />
e libri di viaggio allo stesso tempo. La maniera stessa in cui la Fielden collezionò<br />
nell’arco <strong>della</strong> sua vita i suoi libri, veri compagni di viaggio che la seguirono<br />
col passare <strong>degli</strong> anni nelle numerose esperienze di cui fu protagonista,<br />
li rende particolarmente interessanti. Si tratta quindi di presenze costanti<br />
dalle quali la viaggiatrice non smise mai di circondarsi, testimoni silenziosi<br />
delle varie fasi <strong>della</strong> sua vita, quasi una rivelazione in progress <strong>della</strong> sua crescita<br />
individuale.<br />
Le osservazioni che la Fielden registra hanno spesso il carattere<br />
dell’immediatezza, di appunti presi direttamente sul posto per fermare una realtà<br />
che le pagine a stampa dei testi non riportano. A volte, denotano invece la<br />
propensione <strong>della</strong> loro autrice a rielaborare a posteriori situazioni, luoghi e<br />
personaggi in lunghe meditazioni, supportate da un meticoloso lavoro di <strong>studi</strong>o<br />
per non limitarsi a verità approssimative. C’è sempre e comunque<br />
all’interno di essi la sensazione che emerge da queste annotazioni a matita che<br />
la Fielden desiderasse sapere di più sui paesi stranieri al fine di avvicinarsi<br />
maggiormente ad essi.<br />
Questi appunti, presi a margine dei testi, forniscono una sorta di doppia<br />
realtà rispetto ai resoconti pubblicati e mediati spesso dalle esigenze del<br />
mercato librario. Emerge quindi anche nella Fielden, quella voglia di dire la<br />
verità sui paesi e sulle popolazioni straniere, che nasce solo da chi li visita con<br />
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di Lady Duff Gordon quando a proposito <strong>della</strong> falsità di alcuni libri di<br />
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