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CAPITOLO IV Donne lettrici, donne viaggiatrici. Lucie Duff Gordon, Janet Ross e Virginia Fielden, tre viaggiatrici inglesi tra ‘800 e ‘900 “I seat among the people and do not make myself big” Lucie Duff Gordon “Virginia Fielden, one of the few people who knows or appreciates the content” dalla dedica manoscritta dell’autore R. Fedden in The Land of Egypt Viaggi reali o viaggi esclusivamente immaginati, programmati ma mai attuati, scatenano in chi se ne fa interprete le stesse espressioni dell’anima. Accanto a coloro che realmente sperimentano luoghi e situazioni, sino a farne motivo di vita o come Goethe essenza stessa della propria scrittura, vi sono quei viaggiatori che non si spostano fisicamente ma che si mettono in cammino solo negli spazi immaginari della propria mente. Confinati all’interno delle proprie case, sono i cosiddetti fireside travellers, che pur privi dell’esperienza vissuta con i propri occhi ed i propri sensi, nutrono la propria immaginazione con i sempre più diffusi travel books, spesso frutto dei resoconti dei tanti connazionali che realmente si mettono in viaggio nel continente. Joseph Hall, nel 1617, a proposito dell’importanza dei libri di viaggio come unico strumento necessario per far conoscere realtà diverse, scriveva di aver «conosciuto alcuni che non avevano viaggiato più lontano della propria 68

stanza ed erano in grado di dare lezioni al più grande viaggiatore reduce dalle sue tediose e costose peregrinazioni e di correggerlo» 134 ; più avanti poneva una domanda: Che cosa facciamo se non perdere il beneficio di tanti diari, mappe, descrizioni storiche o relazioni, se con questi aiuti non possiamo viaggiare accanto al nostro cammino? e concludeva che un buon libro è nello stesso tempo il miglior compagno, la migliore guida, via, meta del nostro viaggio 135 . Sono molto più le donne, legate da sempre ad un’immagine di stasi in contrapposizione al movimento degli eroi maschili, ad usufruire dei testi che hanno come tema il viaggio 136 . Confinate all’interno delle proprie case, angeli forzati del focolare domestico e romantiche sognatrici di viaggi che non possono materialmente fare, diventano il pubblico privilegiato della letteratura odeporica. Costrette quindi a «viaggi indoors, nello spazio domestico da sempre concesso alle donne», come fa notare Mirella Scriboni, «possono anche se solo con l’immaginazione sconfinare outdoors, all’esterno» 137 . Le donne, inoltre, sembrano ricoprire un ruolo passivo non solo nell’unica veste che vie- 134 Cit. in A. Maczack, Viaggi e viaggiatori…, op. cit., p. 280. 135 Ivi. p. 280. 136 In generale sul tema del viaggio delle donne ho consultato M. Russel, The Blessings of a Good Thick Skirt: Women Travellers and their World, London, 1994, pp. 225-234; AA.VV., Altrove. Viaggi di donne dall’antichità al Novecento, a cura di Dinora Corsi, Roma, 1999; AA.VV., Donne in viaggio. Viaggio religioso, politico, metaforico, a cura di M.L. Silvestre e A. Valerio, Bari, 1999; D. Shemek, Ladies errant: Wayward Women and Social order in early modern Italy, Durham 1998. Per i cataloghi riguardo alle viaggiatrici cfr. J. Robison, Wayward Women: a guide to Women Travellers, Oxford-New-York 2001; W. Griep, A. Pelz, Frauen reisen. Ein bibliographisches Verzeichnis deutschsprachinger Frauenreisen 1700 bis 1810, Bremen, 1995. Sul tema delle viaggiatrici straniere in Italia cfr. AA.VV., Viaggio e scrittura. Le straniere nell’Italia dell’Ottocento, a cura di L. Borghi, N. Livi Bacci, U. Treder, Génève, 1966. A questo proposito, scrive Francesca De Caprio, che «oltre ad alcune viaggiatrici si prendono in considerazione alcune tipologie di viaggio (pp. 9-38) e la funzione e la retorica dell’abito da viaggio (pp. 181-214). F. De Caprio, Maria Ludovica Gonzaga Nevers. Una principessa franco-mantovana sul trono di Polonia, Roma-Mentana, 2002, p. 11. 137 M. Scriboni, Il viaggio al femminile nell’Ottocento: la principessa di Belgioioso, Amalia Zizzoli e Carla Serena, Bollettino del C.I.R.V.I., Gennaio-Dicembre, 1994, Anno XV, Fascicolo I-II, p. 100. 69

CAPITOLO IV<br />

Donne lettrici, donne viaggiatrici.<br />

Lucie Duff Gordon, Janet Ross e Virginia Fielden, tre viaggiatrici inglesi<br />

tra ‘800 e ‘900<br />

“I seat among the people and do not make<br />

myself big”<br />

Lucie Duff Gordon<br />

“Virginia Fielden, one of the few people who<br />

knows or appreciates the content”<br />

dalla dedica manoscritta dell’autore R. Fedden<br />

in The Land of Egypt<br />

Viaggi reali o viaggi esclusivamente immaginati, programmati ma mai<br />

attuati, scatenano in chi se ne fa interprete le stesse espressioni dell’anima.<br />

Accanto a coloro che realmente sperimentano luoghi e situazioni, sino a farne<br />

motivo di vita o come Goethe essenza stessa <strong>della</strong> propria scrittura, vi sono<br />

quei viaggiatori che non si spostano fisicamente ma che si mettono in cammino<br />

solo negli spazi immaginari <strong>della</strong> propria mente. Confinati all’interno delle<br />

proprie case, sono i cosiddetti fireside travellers, che pur privi dell’esperienza<br />

vissuta con i propri occhi ed i propri sensi, nutrono la propria immaginazione<br />

con i sempre più diffusi travel books, spesso frutto dei resoconti dei tanti connazionali<br />

che realmente si mettono in viaggio nel continente.<br />

Joseph Hall, nel 1617, a proposito dell’importanza dei libri di viaggio<br />

come unico strumento necessario per far conoscere realtà diverse, scriveva di<br />

aver «conosciuto alcuni che non avevano viaggiato più lontano <strong>della</strong> propria<br />

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