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05.06.2013 Views

CAPITOLO I Le dinamiche del viaggio e la Belle Italie “Ogni viaggiatore saggio vorrebbe agire come quegli animali che prendono il colore, la forma, l’apparenza esatta degli oggetti che li circonadano. Ogni buon viaggio è un caso di mimetismo.” Maurice Barrès Le riflessioni di Michel de Montaigne, pioniere del viaggio in Italia in epoca moderna, che ho posto in apertura rispecchiano i principi su cui la nostra protagonista fondò il proprio manifesto di vita. Libera da quei pregiudizi prettamente occidentali che spesso limitano la conoscenza delle culture e tradizioni “altrui”, dove l’altro nella nostra epoca è per eccellenza colui che appartiene alle civiltà orientali, la Fielden come altre protagoniste di viaggi esotici che prenderemo in rassegna nel corso di questo studio, non si limita a vedere superficialmente i paesi stranieri che visita ma punta ad una profonda conoscenza e comprensione di essi. Mentre, per queste globetrotters vittoriane, che includeremo nella nostra ricerca al fine di tracciare le linee guida del viaggio al femminile, che malgrado le diverse epoche rimangono costanti nel tempo, possiamo servirci di una serie di diari, giornali e resoconti di viaggio, nel caso della nostra protagonista possiamo ripercorrere le tappe dei suoi viaggi solo attraverso i libri che essa evidentemente acquistava alla vigilia di ogni partenza o una volta raggiunto il luogo di visita prescelto. Questi preziosi volumi parlano di mète molto varie ma tutte legate da un comune denominatore: il Sud. 6

Malgrado i quattro secoli che separano Montaigne da queste spinsters abroad, si coglie nelle loro esperienze di viaggio la stessa volontà di calarsi e di misurarsi con popoli e costumi estranei ai propri, senza gli stereotipi che animano le pagine dei diari di molti viaggiatori occidentali in epoca moderna ma solo guidati dalla profonda fede nel viaggio come mezzo di conoscenza. Si tratta di un modo di porsi all’altro straordinariamente atipico rispetto ad un’infinita quantità di resoconti di viaggio che ripetono ininterrottamente gli stessi clichés e che finiscono per determinare quella diversità culturale stereotipata tra nazioni diverse che si trasmette da secoli sino ai giorni nostri. Montaigne, non a caso, conscio di questa realtà ridicolizzava già nel XVI secolo il turista medio: La plus part ne prennent l’aller que pour le venir. Ils voyagent couverts et resserrez d’une prudence taciturne et incommunicable, se defendans de la contagion d’un air inconnue 1 . Mossi da una comune curiosità di conoscere il “diverso” e non di giudicarlo dall’alto della propria presunta superiorità culturale, questi viaggiatori di epoche diverse e lontane intraprendono cammini che pur nelle variate tipologie e mutate dinamiche, sembrano motivati da uguali costanti psicologiche. La psiche di chi viaggia, nonostante i cambiamenti del tempo, rimane immutata. Certe situazioni sono quasi al di fuori del tempo, gli stessi conflitti interiori si ripetono continuamente fino a tracciare stati d’animo universali del viaggiatore: la voglia di fuggire dalla quotidianità, la fame di novità e la curiosità che lo spingono ad abbandonare la propria casa, uniti alla continua nostalgia di essa, l’interesse per i nuovi paesi visitati da una parte e l’inevitabile 1 cit. in F. Paloscia, Il Grand Tour ieri e oggi: proposte di continuità, Bollettino del C.I.R.V.I n. 20, Luglio-Dicembre 1989, anno X, fasc. II, p. 332 7

CAPITOLO I<br />

Le dinamiche del viaggio e la Belle Italie<br />

“Ogni viaggiatore saggio vorrebbe agire<br />

come quegli animali che prendono il colore,<br />

la forma, l’apparenza esatta <strong>degli</strong> oggetti<br />

che li circonadano. Ogni buon viaggio è un<br />

caso di mimetismo.”<br />

Maurice Barrès<br />

Le riflessioni di Michel de Montaigne, pioniere del viaggio in Italia in<br />

epoca moderna, che ho posto in apertura rispecchiano i principi su cui la nostra<br />

protagonista fondò il proprio manifesto di vita. Libera da quei pregiudizi<br />

prettamente occidentali che spesso limitano la conoscenza delle culture e tradizioni<br />

“altrui”, dove l’altro nella nostra epoca è per eccellenza colui che appartiene<br />

alle civiltà orientali, la Fielden come altre protagoniste di viaggi esotici<br />

che prenderemo in rassegna nel corso di questo <strong>studi</strong>o, non si limita a vedere<br />

superficialmente i paesi stranieri che visita ma punta ad una profonda<br />

conoscenza e comprensione di essi.<br />

Mentre, per queste globetrotters vittoriane, che includeremo nella nostra<br />

ricerca al fine di tracciare le linee guida del viaggio al femminile, che<br />

malgrado le diverse epoche rimangono costanti nel tempo, possiamo servirci<br />

di una serie di diari, giornali e resoconti di viaggio, nel caso <strong>della</strong> nostra protagonista<br />

possiamo ripercorrere le tappe dei suoi viaggi solo attraverso i libri<br />

che essa evidentemente acquistava alla vigilia di ogni partenza o una volta<br />

raggiunto il luogo di visita prescelto. Questi preziosi volumi parlano di mète<br />

molto varie ma tutte legate da un comune denominatore: il Sud.<br />

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