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1 universita' degli studi della tuscia “viterbo” - Unitus DSpace

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quattordici anni ricordando che «nowhere does the golden rule ‘Do as you<br />

would be done by’, hold good so much as in Italy». A proposito <strong>della</strong> campagna<br />

nei pressi di Firenze, ricorda:<br />

Most beautiful are the fields of sagina; it grows six or seven feet high, the light geen<br />

leaves bending gracefully to the breeze, and the loose tuft of seed falling like a cascade of<br />

chestnut-coloured rain from the tops of the tall stems. To English eyes the wealth of grapes<br />

appeared incredible and the colours marvellous 58 .<br />

Firenze, l’Italia nell’Italia, come fu definita nel ’700, oltre che luogo<br />

di transito per coloro che erano diretti verso Roma fu una meta privilegiata<br />

del viaggio in Italia e divenne nel XVIII e XIX secolo il luogo eletto, in particolare,<br />

dalla comunità di viaggiatori inglesi in Italia in cui prolungare i propri<br />

soggiorni. Da qui la felice denominazione di “anglo beceri”, coniata dalla popolazione<br />

locale ad indicare la comunità anglofana presente nel capoluogo toscano<br />

e il suo specifico tratto cosmopolita. Il letterato americano George Hillard<br />

scrisse «che non vi è una città in Europa da preferirsi a Firenze come residenza»<br />

e il giornalista americano Willis per rimarcare l’aspetto cosmopolita<br />

<strong>della</strong> città granducale nel 1864 scriveva:<br />

Firenze, la più gaia e bella delle città italiane, è il ritrovo <strong>degli</strong> stranieri di ogni parte<br />

del mondo. La società è un misto di tutte le nazionalità, un terzo circa di fiorentini, un terzo di<br />

inglesi, e il rimanente Russi, Tedeschi, Francesi, Polacchi e Americani in parti uguali 59 .<br />

Non vi è dubbio che a facilitare la permanenza <strong>degli</strong> stranieri a Firenze,<br />

fosse il basso livello dei prezzi che permetteva loro di tenere un tenore di<br />

vita molto più alto rispetto ai paesi di origine. Lo stesso Spence, autore dei<br />

Lions of Florence , nelle sue memorie commentava «Codesti erano tempi aurei<br />

per Firenze, almeno per gli esteri, i quali non cospiravano, tutto costava<br />

58 J. Ross, Italian Sketches, op. cit. p. 35.<br />

59 Cit. in A. Treves, Anglo fiorentini di cento anni fa, op. cit., p. 22<br />

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