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05.06.2013 Views

viii secolo. Per praticare con successo navigazione e commercio, i Fenici necessitavano del concorso di tre fattori: buon uso delle isole; buon uso delle correnti dominanti; buon uso del naviglio. Come gia sappiamo, i Fenici si avvicinavano il piu possibile alla terra ferma e prediligevano l’isola, l’isolotto, la penisola che offrono numerosi ripari. Il Mediterraneo e differenziato: nel bacino orientale, i continenti – Europa, Asia, Africa – sono collegati da isole che frammentano lo spazio e accorciano le tappe, in modo particolare nella parte settentrionale, a partire dalla quale la navigazione verso ovest procedeva via Cipro, la costa dell’Asia Minore, Creta e le isole dell’Egeo. Su questo settore di Mediterraneo disponiamo di abbondante documentazione letteraria. Per quanto riguarda Rodi, numerosi testi 20parlano di frequentazioni fenicie puntualmente confermate dall’archeologia. A Tera sbarco il fenicio Cadmo, che vi lascio un suo parente di nome Membliaro, diventato capostipite (Erodoto, Storie , 4.147). Secondo Stefano di Bisanzio, una colonia di Sidoni si sarebbe insediata a Oliaro (Antiparo presso Paro). Lo stesso autore, al pari di Verrio Flacco, riferisce che Melo accolse dei Fenici provenienti da Biblo. La rotta proseguiva per Citera, che possedeva un porto chiamato Foinicous, nel quale il culto di Afrodite era stato introdotto dai Fenici ( ibid., 1.105). Ovviamente, come del resto nel Peloponneso, non e stata trovata alcuna testimonianza archeologica; sappiamo in

compenso da Erodoto ( ibid., 1.1) che Argo fu frequentata da mercanti fenici. Vi rapirono persino Io, figlia del re Inaco, prima di ripartirsene alla volta dell’Egitto. Oltre, verso ovest, le tappe s’allungano. Malta, quindi la Sicilia e Mozia vennero tuttavia raggiunte e, proseguendo sulla stessa rotta, si perveniva alla costa nordorientale del Maghreb. Raggiunta Tharros, ultima di Michel Gras, Pierre Rouillard e Javier Teixidor L'universo fenicio www.parodos.it 19 una serie di tappe piuttosto ravvicinate, il marinaio fenicio si trovo davanti a un bacino un po’ piu aperto; cosa che peraltro non influi sul prosieguo delle navigazioni. Proprio questa e un’originalita dei Fenici, lanciarsi nell’ignoto navigando in dirittura. L’alto mare non li spaventa. Lo studio delle correnti marine e dei venti dominanti – che tirano in direzione est/ovest nella parte settentrionale, e viceversa in quella meridionale del Mediterraneo occidentale – consenti di immaginare itinerari in direzione est/ovest passando per Baleari o Ginnasie. Ma, sia in un mare ampio e aperto, sia in un mare suddiviso in compartimenti, i Fenici avanzano imperterriti usando al meglio imbarcazioni che oggigiorno ci appaiono piuttosto rudimentali. Sappiamo che Tiro – paragonata da Ezechiele (26-27) a una nave – era capace di radunare tutto quanto necessario alla costruzione e al buon funzionamento delle imbarcazioni: i cipressi del monte Ermon, i cedri del Libano e di Cipro, le querce delle pendici meridionali del monte Ermon, il lino egizio, l’avorio, la porpora, gli operai di Biblo, i rematori di Sidone e di Arvad ( ibid., 27.5; 27.9).

viii secolo.<br />

Per praticare con successo navigazione e commercio,<br />

i Fenici necessitavano del concorso di tre fattori: buon<br />

uso delle isole; buon uso delle correnti dominanti; buon<br />

uso del naviglio. Come gia sappiamo, i Fenici si avvicinavano<br />

il piu possibile alla terra ferma e prediligevano<br />

l’isola, l’isolotto, la penisola che offrono numerosi ripari.<br />

Il Mediterraneo e differenziato: nel bacino orientale,<br />

i continenti – Europa, Asia, Africa – sono collegati<br />

<strong>da</strong> isole che frammentano lo spazio e accorciano le<br />

tappe, in modo particolare nella parte settentrionale, a<br />

partire <strong>da</strong>lla quale la navigazione verso ovest procedeva<br />

via Cipro, la costa dell’Asia Minore, Creta e le isole<br />

dell’Egeo.<br />

Su questo settore di Mediterraneo disponiamo<br />

di abbon<strong>da</strong>nte documentazione letteraria. Per quanto<br />

riguar<strong>da</strong> Rodi, numerosi testi<br />

20parlano di frequentazioni<br />

fenicie puntualmente confermate <strong>da</strong>ll’archeologia. A<br />

Tera sbarco il <strong>fenicio</strong> Cadmo, che vi lascio un suo parente<br />

di nome Membliaro, diventato capostipite (Erodoto,<br />

Storie<br />

, 4.147). Secondo Stefano di Bisanzio, una colonia<br />

di Sidoni si sarebbe insediata a Oliaro (Antiparo<br />

presso Paro). Lo stesso autore, al pari di Verrio Flacco,<br />

riferisce che Melo accolse dei Fenici provenienti <strong>da</strong><br />

Biblo. La rotta proseguiva per Citera, che possedeva un<br />

porto chiamato Foinicous, nel quale il culto di Afrodite<br />

era stato introdotto <strong>da</strong>i Fenici (<br />

ibid., 1.105). Ovviamente,<br />

come del resto nel Peloponneso, non e stata trovata<br />

alcuna testimonianza archeologica; sappiamo in

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