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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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genitori <strong>di</strong> lei, e ha due gemelli. Tiene poi corsi all’Accademia In<strong>di</strong>pendente<br />

<strong>di</strong> Berlino, assiste in Francia alla guerra vittoriosa che nel 1938 la Germania<br />

intraprende contro la Polonia, appoggia le idee sioniste del suocero; infine,<br />

dopo una lunga e fortunata carriera, si ritira negli Stati Uniti, a Los Angeles<br />

e vi muore il 21 giugno 1970, lo stesso giorno in cui un astronauta tedesco<br />

mette piede sulla Luna. Questa la vita immaginaria <strong>di</strong> Hitler se avesse avuto<br />

un destino da artista affermato, una vita alquanto <strong>di</strong>versa (ma quanto migliore?)<br />

negli esiti, per lui e per l’umanità, <strong>di</strong> quella del suo doppio apparso<br />

nella storia. Ponendo a confronto le due vite, quella reale <strong>di</strong> Hitler e quella<br />

immaginaria dell’artista Adolf H., l’autore ha voluto mostrare come l’uomo<br />

sia il prodotto <strong>di</strong> scelte e circostanze che ne guidano il destino: come afferma<br />

Schmitt (p. 444) “nessuno ha il potere sulle circostanze, ma tutti hanno<br />

il potere delle proprie scelte”. E il mostro non è un essere necessariamente<br />

<strong>di</strong>verso da noi, bensì un essere come noi che prende decisioni <strong>di</strong>verse.<br />

Schmitt evoca anche il quadro storico del Novecento ignaro della <strong>di</strong>ttatura<br />

hitleriana e delle sue conseguenze: sarebbe continuato il fascismo, non sarebbe<br />

nato lo stato d’Israele, l’Unione Sovietica, vittima del <strong>di</strong>sastro economico,<br />

sarebbe crollata negli anni Sessanta, gli Stati Uniti non sarebbero mai<br />

<strong>di</strong>venuti una superpotenza, la Germania, guidata da un governo conservatore<br />

<strong>di</strong> destra, sarebbe <strong>di</strong>ventata la nazione più potente del mondo anche<br />

grazie alla bomba atomica che gli scienziati tedeschi avrebbero costruito,<br />

Berlino avrebbe dettato la cultura e la moda d’Europa al posto <strong>di</strong> Parigi.<br />

Ricor<strong>di</strong>amo da ultimo che anche sul fascismo si sono esercitati i narratori<br />

<strong>di</strong> storia virtuale: oltre al romanzo <strong>di</strong> Giovanni Orfei, 1943 Come<br />

l’Italia vinse la guerra, Fazi E<strong>di</strong>tore, Roma 2003 (che immagina la decifrazione,<br />

compiuta dal servizio segreto italiano, del co<strong>di</strong>ce crittografico usato<br />

dagli alleati e la conseguente conquista del Me<strong>di</strong>o Oriente da parte delle<br />

truppe dell’Asse: vd. la recensione <strong>di</strong> Enrico Mannucci, Che cosa sarebbe<br />

successo se l’Italia avesse vinto la guerra, in «Sette», suppl. «Corriere della<br />

Sera», n. 36, 2003), sono da ricordare il racconto La morte del Duce <strong>di</strong> Pier<br />

Carpi (cronaca delle monumentali esequie tributate dall’Italia e dal mondo<br />

all’ottuagenario Mussolini, già inaspettato trionfatore del secondo conflitto<br />

mon<strong>di</strong>ale, <strong>di</strong>venuto poi campione della pace e del terzomon<strong>di</strong>smo in un<br />

mondo <strong>di</strong>viso dalla Guerra Fredda) 98 e l’ampio romanzo Occidente <strong>di</strong> Mario<br />

Farneti (qui il Duce, provvidenzialmente astenutosi dall’entrata in guerra a<br />

98 Vd. Pier Carpi, La morte del Duce, in Se<strong>di</strong>ci mappe del nostro futuro, a cura <strong>di</strong> Vittorio<br />

Curtoni, Gianfranco de Turris e Gianni Montanari («Galassia», n. 165), La Tribuna, Piacenza 1972.<br />

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