MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

nativa dolenti spunti autobiografici, 92 è stato interpretato come una metafora
della odierna società americana, in cui alligna l’antisemitismo (ma la reviviscenza
di questa triste espressione del più abietto odio umano è un problema
che oggi riguarda tutto l’Occidente) e la cui guida è affidata ai fondamentalisti
e ai “neocon”, e il Lindbergh rappresentato da Roth in tuta da pilota sarebbe
un riferimento all’attuale presidente Bush, anch’egli appassionato di volo. 93
Il processo di San Cristobal, del critico e studioso di letterature comparate
George Steiner (The Portage to San Cristobal of A.H., 1979), 94 risponde alla
domanda: che cosa avrebbe detto Hitler trent’anni dopo, se fosse stato catturato
e processato? L’autore esplora una possibilità della storia alternativa, la
sopravvivenza del capo del nazismo: una sopravvivenza da reietto dell’umanità,
nelle più inospitali e remote paludi della foresta amazzonica. Qui, dopo
trent’anni, una missione di agenti israeliani lo rintraccia e lo cattura, riportandolo
dopo una estenuante marcia al mondo civile. Il romanzo si conclude con
la sorprendente arringa di Hitler stesso, che fornisce finalmente la spiegazione
del suo inarrestabile odio contro gli ebrei: la necessità di servirsi dell’odio
antisemita quale strumento per assolvere ad una missione destinata a restare
segreta, ossia creare, mercé il sopravvenuto sostegno e la solidarietà della comunità
mondiale di fronte agli orrori del genocidio ebraico, una nuova patria,
Israele, per gli ebrei di tutto il mondo. Hitler sarebbe stato dunque un emulo
di Theodor Herzl, se non addirittura un provvidenziale Messia per gli ebrei? È
una tesi sicuramente provocatoria, che tradisce il gusto del paradosso nel suo
autore. Che Hitler, d’altronde, potesse essere catturato e finire alla sbarra (con
conseguente e scontata condanna analoga a quelle di Norimberga) era una
possibilità tutt’altro che remota e venne presa in seria considerazione dagli alleati
durante la seconda guerra mondiale: si scontrarono al riguardo le opinio-
William L. Shirer, in Gli anni dell’incubo 1930-1940, trad. di Alessandro Sarti, CDE, Milano
1987, pp. 169-172 (con un amaro commento sull’ignoranza e l’insensibilità di Lindbergh). Invitato
dal comitato America First a Des Moines (Iowa), l’11 settembre 1941, Lindbergh vi tenne un
infuocato discorso accusando gli ebrei di voler trascinare in guerra gli Stati Uniti: sul discorso,
sulle polemiche che ne seguirono e sulle accuse di antisemitismo a Lindbergh, vd. A. Scott Berg,
Lindbergh, l’aquila solitaria, trad. di Carla Lazzari, Mondadori, Milano 1999, pp. 399-405.
92 Nell’intervista a Livia Manera Philip Roth ricorda l’angoscia che lo attanagliava quando,
bambino, ascoltava i discorsi di Hitler alla radio (Livia Manera, Lindbergh e Hitler. Ecco gli
incubi che la mia America non dimentica, in «Corriere della Sera», 2 ottobre 2004).
93 Così David Gates, Usa a stelle e svastiche, in «L’Espresso», 30 settembre 2004, p. 119.
Respinge invece l’analogia tra l’antisemita Lindbergh e il presidente Bush Pierluigi Battista,
La guerra preventiva di Philip Roth, in «Corriere della Sera», 19 marzo 2005.
94 George Steiner, Il processo di San Cristobal, trad. di Donatella Abbate Badin, Rizzoli,
Milano 1982.
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