MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

gatore, Douglas Archer, deve far luce sull’oscuro omicidio di un antiquario
a Shepherd Market. Le indagini porteranno Archer a scoprire che la vittima
era uno scienziato impegnato nelle ricerche sull’energia nucleare e coinvolgeranno
il poliziotto in un complotto per far fuggire il re e consegnare i
piani della bomba atomica agli americani. È un romanzo che si ricorda più
per il plumbeo clima di ambiguità e rassegnata disperazione in cui l’autore
immerge una città avvilita dall’occupazione tedesca, che per la trama in sé,
piuttosto convenzionale.
Robert Harris ha ambientato Fatherland (Fatherland, 1992) 82 nell’aprile
del 1964, in un’Europa dominata dai nazisti e nei giorni delle celebrazioni
per il settantacinquesimo compleanno di Hitler. L’impero del Reich si
estende dall’Atlantico fino agli Urali, Mosca è stata conquistata ma resistono
i guerriglieri sovietici, ed Hitler è in procinto di incontrarsi con il vecchio
presidente americano Joseph Kennedy (nella controstoria di Harris avrebbe
guidato lui gli Stati Uniti al posto del figlio John), antisemita e fautore di una
politica di pacificazione con la Germania. Un solerte poliziotto, Xavier
March, della squadra omicidi della Kriminalpolizei di Berlino, indaga sulla
misteriosa fine di un alto gerarca del Reich, trovato annegato nel lago Havel,
alla periferia di Berlino. Scoprirà le tracce di una catena di delitti, che riconduce
ai vertici del potere nazista, ove qualcuno, per ordine di Hitler, vuole
mettere a tacere per sempre gli ultimi pericolosi testimoni della conferenza
segreta di Wansee del 16 gennaio 1942, nella quale Heydrich e gli altri gerarchi
decisero la “soluzione finale”, ossia il genocidio ebraico. Il poliziotto,
dopo durissime peripezie (finisce denunciato dal figlio undicenne e torturato
dalla Gestapo), riuscirà a consegnare i documenti sullo sterminio degli Ebrei
a una giornalista americana: le prove dello sterminio divulgate all’opinione
pubblica mondiale serviranno a mandare a monte l’incontro fra Hitler e
Kennedy, campione di un’America isolazionista ma diffidente nei confronti
del Terzo Reich. Alla trama, piuttosto esile, fa riscontro però un’estrema
accuratezza e abilità nel rappresentare in modo plausibile l’ambientazione e
l’atmosfera della Germania e dell’Europa venti anni dopo la vittoria nazista
(che Harris ricostruisce in modo verosimile, vd. le pp. 91-92): un mondo
claustrofobico, chiuso in sé stesso, dominato dai miti della razza e dalle celebrazioni
delle opere e degli eroi del regime, ma soffocato dalla censura e as-
82 Robert Harris, Fatherland, trad. di Roberta Rambelli, Mondadori, Milano 1992. Vd.
l’intervista a Robert Harris di Paolo Filo della Torre, Se Hitler avesse vinto la guerra, in «La
Repubblica», 5 giugno 1992.
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