MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

Il primo romanzo che presenta una ucronia nazista è La notte della
svastica di Katharine Burdekin (Swastika Night, 1937), 74 scritto nel 1937,
quando Hitler teneva saldamente il potere e una vittoria hitleriana era tra i
possibili orizzonti della storia. La Burdekin presenta un mondo dove il
nazismo, uscito vincitore da una ipotetica Guerra dei Vent’anni nel Novecento,
domina da secoli, ambientando la trama nell’anno del Signore Hitler
720. Il primo Führer, trasfigurato in mito, è venerato in chiese con la pianta a
svastica, a lui si innalzano statue gigantesche, cori e preghiere, che lo esaltano
come un dio onnipotente, mentre la Terra, piombata in una nuova notte
medievale e ridotta a un immenso lager, è dominata dal Sacro Impero Germanico.
La società è fondata su base rigidamente razziale. I nuovi feudatari,
i Signori della Stirpe, sono i padroni dell’umanità e opprimono le stirpi
inferiori, tra le quali gli inglesi godono di una qualche considerazione. Gli
ebrei sono scomparsi e il loro posto è stato preso dai cristiani, che vivono
come sub-umani reietti dalla società. Gli uomini non sanno leggere né scrivere,
il mondo è piombato in una nuova notte medievale e gli stessi nazisti
sono istupiditi da una dottrina dogmatica che ottenebra le menti. La donna,
soggiogata in una vera e propria schiavitù, ha perduto ogni autonomia e
appartiene allo stato, che la utilizza ai soli scopi di ricreazione e di procreazione.
L’assoggettamento della donna, che ricorda quello esistente nelle
società islamiche, ha determinato l’arresto della civiltà allo stadio agricolopastorale.
In questo mondo ridotto alla galera e al bordello, agiscono i tre
personaggi principali della storia: Alfred, giovane meccanico inglese, Hermann,
ottuso e istintivo nazista che riconosce suo malgrado la superiorità intellettuale
del primo e ne diventa amico, il cavaliere teutonico del Sacro Impero
Germanico von Hess che, disgustato dal crudele dominio dei suoi camerati,
affida ad Alfred, nel quale vede una sorta di figlio spirituale, il “libro
di von Hess”, un’antichissima cronaca scritta da un suo avo (forse Rudolf
Hess, che fu il delfino di Hitler), che smaschera la grottesca mitizzazione del
primo fondatore del nazismo (falsificato anche nell’immagine, poiché è ritratto
come un gigante dalla folta capigliatura bionda e con lunghi baffi spioventi)
e ricostruisce la storia del passato, cancellata dalla riscrittura propagandistica
del regime. 75 Il possesso del libro di von Hess costerà la vita ad
74 Katharine Burdekin, La notte della svastica, trad. di Daniela Della Bona, Editori Riuniti,
Roma 1993.
75 Ha ben osservato il Pagetti, pref. a K. Burdekin, La notte della svastica, cit., p. XI, che
l’immaginario impero nazista escogitato dalla Burdekin, non è lo spazio della forza, ma della
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