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sione elettromagnetica, tali W.O. Schumann e Hans Kohler, attivi nella Germania degli anni Venti, alla società segreta del Vril e alla Società di Thule (Thule Gesellschaft), mescolando bizzarramente la storia della tecnologia alle dottrine esoteriche, un gruppo di progettisti e ingegneri tedeschi, da Arthur Sack ad Alexander Lippisch a Rudolf Schriever a Richard Miethe, si sarebbero avvicendati nella costruzione di aerei di forma lenticolare sempre più perfezionati: il Flügelrad (“ruota volante”), il Flugkreisel (“trottola volante”), lo Haunebu o Mark I, a cui sarebbero seguiti il Mark II, III, IV e V, tutti dotati di motori a reazione sempre più potenti e capaci di raggiungere e superare la velocità del suono (il Mark V, collaudato il 14 febbraio 1945, avrebbe raggiunto i 12000 metri di altezza in meno di tre minuti, secondo la testimonianza di un certo George Klein). 61 Poi, però, l’incalzare degli eventi e il crollo del Terzo Reich non resero possibile avviare la costruzione in serie di questi velivoli dalle straordinarie prestazioni per un impiego al fronte: i modelli sarebbero stati distrutti e i loro costruttori si sarebbero trasferiti in Russia o negli Stati Uniti (come Richard Miethe, passato agli americani dietro raccomandazione di von Braun) per proseguirvi in totale segretezza i loro studi (altra versione leggendaria vuole che i prototipi si siano diretti nella misteriosa Base 211, la Neues Berlin, che i nazisti avrebbero creato nel 1940 in Antartide). 62 Non vi sono, però, prove per avvalorare un racconto del genere: mancano modelli di prototipi, e non sono stati rintracciati neppure modellini. I ritrovamenti si limitano soltanto ad alcuni schizzi, presentati nel libro di Hyland ma disegnati non si sa bene da chi e quando. Eppure l’ipotesi che i cosiddetti UFO siano (o siano stati) in realtà prototipi di velivoli di nuova concezione sperimentati dai tedeschi durante la guerra e poi perfezionati da russi e americani, ci sembra in definitiva meno implausibile, meno irragionevole della loro presunta e mai provata origine extraterrestre (vd. Sebastiano Fusco, Gli Ufo di Hitler, in «La grande storia mysteriosa», n. 1, 2005, pp. 41-44: l’articolo riporta anche la fotografia di un velivolo discoidale con l’insegna della U.S. Air Force). Mancano, comunque, prove concrete, fotografie, documenti autentici e testimonianze attendibili di chi effettivamente progettò questi ordigni o di chi assistette ai voli dei prototipi. Perciò è più che lecito anche in questo caso dubitare, così come si deve dubitare del favoloso “raggio della morte” che vari inventori, tra cui il nostro Guglielmo 61 Gary Hyland, cit., p. 74. L’autore dubita, però, della veridicità della testimonianza del Klein. 62 Sulla costruzione e le attività della base, Gary Hyland, cit., p. 37 e ss. –64–
Marconi (sulle orme del discusso americano di origine croata Nikola Tesla), 63 avrebbero progettato negli anni Trenta e che periodicamente viene rispolverato dai giornalisti amanti del sensazionalismo (ne è un esempio Renzo Baschera, Un segreto tra Marconi e Mussolini: il «raggio della morte», in «Historia», n. 172, aprile 1972, pp. 30-40). Il “raggio della morte” che Marconi in realtà avrebbe sperimentato – un impulso elettromagnetico di limitata potenza (150 Watt) – non sarebbe stato capace di bloccare i motori di veicoli e aerei né tanto meno di uccidere esseri viventi: è più ragionevole ipotizzare che lo scienziato stesse lavorando al progetto di un radar e facesse credere di approntare una terribile arma segreta per ottenere i finanziamenti da Mussolini (così sostiene Federico Di Trocchio, Il raggio della morte, in «Focus Extra», n. 8, inverno 2002, pp. 38-43). 4. Le ipotesi dell’ucronia: se Hitler avesse vinto la guerra. Il processo del secolo. In un suo famoso saggio teorico, il Croce metteva in guardia dall’immaginare le conseguenze di un evento che storicamente non è accaduto, biasimando quale trastullo dell’intelletto il “giocherello che usiamo fare dentro noi stessi, nei momenti di ozio o di pigrizia, fantasticando intorno all’andamento che avrebbe preso la nostra vita se non avessimo incontrato una persona che abbiamo incontrata, o non avessimo commesso uno sbaglio che abbiamo commesso” (B. Croce, La storia come pensiero e come azione, Laterza, Roma-Bari 1978 4 , p. 19). A queste possiamo collegare le riflessioni che svolge Edwin H. Carr a proposito dell’esclusione degli elementi accidentali dalla gerarchia delle cause determinanti di un evento storico e quindi dall’interpretazione razionale di quell’evento (Edwin H. Carr, Sei lezioni sulla storia, trad. di Carlo Ginzburg, Einaudi, Torino 1982¹¹, pp. 107-111). In risposta, però, alle parole di Croce contro “l’introduzione in istoria del vietato «se»”, alcuni recenti interventi, apparsi anche come introduzioni a raccolte di saggi, sembrano recuperare il valore delle costruzioni di storia alternativa (implicanti la valorizzazione proprio di quegli elementi accidentali anche minimi a cui in genere gli storici, attenti più al contesto e in nome della razionalità del reale, assegnano un ruolo marginale se non irrilevante). Citiamo, anzitutto, gli interventi dello 63 Tesla avrebbe ideato un sistema di trasmissione di particelle elettriche concentrate in raggi di energia, somiglianti a fulmini globulari: annunciò la sua scoperta nel 1934, ma nessun governo si mostrò interessato a quella che apparve la propaganda di un ciarlatano (vd. Gary Hyland, cit., pp. 44-45). –65–
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degli anni Venti, alla società segreta del Vril e alla Società <strong>di</strong> Thule<br />
(Thule Gesellschaft), mescolando bizzarramente la storia della tecnologia<br />
alle dottrine esoteriche, un gruppo <strong>di</strong> progettisti e ingegneri tedeschi, da Arthur<br />
Sack ad Alexander Lippisch a Rudolf Schriever a Richard Miethe, si<br />
sarebbero avvicendati nella costruzione <strong>di</strong> aerei <strong>di</strong> forma lenticolare sempre<br />
più perfezionati: il Flügelrad (“ruota volante”), il Flugkreisel (“trottola volante”),<br />
lo Haunebu o Mark I, a cui sarebbero seguiti il Mark II, III, IV e V,<br />
tutti dotati <strong>di</strong> motori a reazione sempre più potenti e capaci <strong>di</strong> raggiungere e<br />
superare la velocità del suono (il Mark V, collaudato il 14 febbraio 1945,<br />
avrebbe raggiunto i 12000 metri <strong>di</strong> altezza in meno <strong>di</strong> tre minuti, secondo la<br />
testimonianza <strong>di</strong> un certo George Klein). 61 Poi, però, l’incalzare degli eventi<br />
e il crollo del Terzo Reich non resero possibile avviare la costruzione in<br />
serie <strong>di</strong> questi velivoli dalle straor<strong>di</strong>narie prestazioni per un impiego al<br />
fronte: i modelli sarebbero stati <strong>di</strong>strutti e i loro costruttori si sarebbero trasferiti<br />
in Russia o negli Stati Uniti (come Richard Miethe, passato agli americani<br />
<strong>di</strong>etro raccomandazione <strong>di</strong> von Braun) per proseguirvi in totale segretezza<br />
i loro stu<strong>di</strong> (altra versione leggendaria vuole che i prototipi si siano<br />
<strong>di</strong>retti nella misteriosa Base 211, la Neues Berlin, che i nazisti avrebbero<br />
creato nel 1940 in Antartide). 62<br />
Non vi sono, però, prove per avvalorare un racconto del genere: mancano<br />
modelli <strong>di</strong> prototipi, e non sono stati rintracciati neppure modellini.<br />
I ritrovamenti si limitano soltanto ad alcuni schizzi, presentati nel libro <strong>di</strong><br />
Hyland ma <strong>di</strong>segnati non si sa bene da chi e quando. Eppure l’ipotesi che i<br />
cosiddetti UFO siano (o siano stati) in realtà prototipi <strong>di</strong> velivoli <strong>di</strong> nuova<br />
concezione sperimentati dai tedeschi durante la guerra e poi perfezionati da<br />
russi e americani, ci sembra in definitiva meno implausibile, meno irragionevole<br />
della loro presunta e mai provata origine extraterrestre (vd. Sebastiano<br />
Fusco, Gli Ufo <strong>di</strong> Hitler, in «La grande storia mysteriosa», n. 1, 2005,<br />
pp. 41-44: l’articolo riporta anche la fotografia <strong>di</strong> un velivolo <strong>di</strong>scoidale con<br />
l’insegna della U.S. Air Force). Mancano, comunque, prove concrete, fotografie,<br />
documenti autentici e testimonianze atten<strong>di</strong>bili <strong>di</strong> chi effettivamente<br />
progettò questi or<strong>di</strong>gni o <strong>di</strong> chi assistette ai voli dei prototipi. Perciò è più<br />
che lecito anche in questo caso dubitare, così come si deve dubitare del favoloso<br />
“raggio della morte” che vari inventori, tra cui il nostro Guglielmo<br />
61 Gary Hyland, cit., p. 74. L’autore dubita, però, della veri<strong>di</strong>cità della testimonianza del Klein.<br />
62 Sulla costruzione e le attività della base, Gary Hyland, cit., p. 37 e ss.<br />
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