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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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dall’epicentro dell’esplosione il paesaggio circostante apparve completamente<br />

<strong>di</strong>strutto, restando <strong>di</strong> piante, animali e case poche tracce annerite e<br />

calcinate a causa dell’immane calore. 57<br />

Il racconto <strong>di</strong> Romersa, ammesso che sia veritiero, non ha però trovato<br />

ancora conferma in fonti e documenti ufficiali. Sempre secondo il Cozzi,<br />

che nel suo articolo dà fede alla testimonianza <strong>di</strong> Romersa (Luigi Cozzi,<br />

cit., pp. 50-51), già dal 1942 sarebbe stato in funzione nei sotterranei del<br />

castello <strong>di</strong> Lichterfelde presso Berlino un ciclotrone o acceleratore <strong>di</strong> particelle,<br />

atto a creare l’uranio arricchito, componente essenziale per la costruzione<br />

<strong>di</strong> una bomba atomica: la macchina sarebbe stata costruita dall’inventore<br />

barone Manfred von Ardenne (che poi avrebbe trasmesso ai sovietici i<br />

piani per la costruzione della bomba all’idrogeno, venendo quin<strong>di</strong> insignito<br />

del Premio Stalin nel 1955) e mostrata al Duce, assieme a misteriose armi<br />

57 Riportiamo le parole del Romersa, che rievocano con grande suggestione questa Hiroshima<br />

nazista in miniatura: “La pioggia scrosciava ormai violenta. Dal cristallo che copriva la<br />

feritoia del rifugio, vedevo soltanto alberi, prato, terra e foglie marce. A un tratto, una voce<br />

proveniente da un altoparlante sistemato nel soffitto del bunker, comunicò l’ora esatta sulla<br />

quale regolammo i nostri orologi. Di lì a poco, un boato improvviso scosse le pareti del ricovero,<br />

seguì un bagliore accecante mentre una densa cortina <strong>di</strong> fumo si <strong>di</strong>stese sulla campagna.<br />

Con gli occhi incollati alle feritoie guardavamo la nube che avanzava compatta. Ne fummo inghiottiti.<br />

Dopo il brontolio <strong>di</strong> alcune altre esplosioni, cessò ogni rumore... Un silenzio profondo,<br />

pauroso, dava la sensazione <strong>di</strong> essere staccati dal mondo. Uno degli ufficiali, un colonnello<br />

dell’Heerswaffenamt, il servizio addetto alla preparazione degli armamenti, ruppe il silenzio e<br />

<strong>di</strong>sse, vantando la potenza della bomba appena esplosa, che quando l’or<strong>di</strong>gno sarebbe stato<br />

lanciato sulle truppe d’invasione o su una città nemica, per via del suo soffio infuocato i nemici<br />

sarebbero stati costretti a me<strong>di</strong>tare se fosse più giusto mettere fine alla guerra in maniera<br />

ragionevole o continuare a uccidersi per nulla (...). Verso le se<strong>di</strong>ci, nella foschia apparvero<br />

alcune ombre che si <strong>di</strong>rigevano verso il nostro rifugio. Erano soldati con addosso curiosi<br />

scafandri. Entrarono nel bunker e richiusero frettolosamente la porta. «Alles kaputt», <strong>di</strong>sse uno<br />

dopo essersi tolto il cappuccio. Anche a noi venne dato una specie <strong>di</strong> mantello bianchiccio,<br />

ruvido e filamentoso. Non saprei <strong>di</strong>re <strong>di</strong> cosa fosse fatto, forse <strong>di</strong> amianto. Calzammo stivali<br />

dello stesso tessuto e uscimmo in fila, preceduti dai soldati. A mano a mano che avanzavamo, la<br />

terra appariva più sconvolta. C’erano freddo e umi<strong>di</strong>tà dappertutto ma nel bosco pareva fosse<br />

passata una ventata <strong>di</strong> fuoco. Degli alberi esistevano soltanto i tronchi e i rami spogli; niente<br />

foglie. Le casette viste poche ore prima erano sparite, ridotte a mucchi <strong>di</strong> pietre fumanti e calcinacci.<br />

Camminando, urtai con un piede la carogna <strong>di</strong> una capra carbonizzata. Più ci si avvicinava<br />

al luogo dell’esplosione, più la rovina assumeva aspetti tragici. L’erba aveva preso<br />

uno strano colore scamosciato (Luigi Romersa, Le armi segrete <strong>di</strong> Hitler, Mursia, Milano 2005,<br />

pp. 49-51). Il fatto che dopo l’esplosione non sia stato misurato il livello <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>oattività del sito<br />

(Romersa nulla <strong>di</strong>ce al riguardo), ci fa sospettare che non <strong>di</strong> bomba atomica dovette trattarsi,<br />

bensì <strong>di</strong> una bomba al fosforo, sia pur enormemente potente. Anche l’equipaggiamento fornito<br />

al Romersa, un mantello forse <strong>di</strong> amianto, non sarebbe stato in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>fenderlo dalla ra<strong>di</strong>oattività.<br />

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