MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

è poi vero che nella prima guerra mondiale furono arruolate ausiliarie nell’aviazione,
come l’autore fa dire alla direttrice del corpo delle ausiliarie
dell’Ammiragliato britannico, Donna Vera Laughton Mathews (vd. p. 87).
6) Grottesco è poi il particolare di Bormann che assiste a Norimberga al
processo contro i suoi ex camerati, quale spettatore in incognito, ascoltandone
le condanne a morte senza alcuna apparente emozione. Come potè
entrare e uscire dal palazzo del tribunale senza essere riconosciuto da alcuno?
Inutile, poi, ricordare che nel palazzo non sono state ritrovate salette
riservate con falsi specchi, che affacciavano nella sala delle udienze. 7)
Perché Creighton non cita, tra le persone del gruppo che lasciò la Cancelleria
con Bormann, anche Arthur Axmann, che era ben presente tra i fuggiaschi
e la cui testimonianza nell’affare Bormann ha sempre goduto di
ampia credibilità da parte di russi e americani? 8) Il racconto della fuga
dalla Cancelleria presenta singolari analogie con la narrazione (questa sì,
indubitabilmente accettata come autentica dagli storici) di Gerhard Boldt,
che era primo ufficiale di ordinanza del capo di stato maggiore tedesco generale
Guderian e fu tra gli ultimi a uscire dal bunker di Hitler (Gerhard
Boldt, Die letzten Tage der Reichskanzlei, 1964). 46 Boldt fuggì da Berlino
col suo gruppo esattamente come Creighton, ossia usando una barca e remando
con la pagaia al centro della Sprea, fino a raggiungere il Wannsee.
Egli s’imbarcò sul canotto proprio la notte del primo maggio e dallo stesso
punto d’imbarco del gruppo di Creighton, il ponte di Pichelsdorf (ed è
strano che i due gruppi non si siano incontrati, visto che la Sprea quella
notte doveva essere affollata di barche). A cosa si devono questa e altre
strane coincidenze? 47 9) Alcune domande conclusive: perché l’autore non
pubblica le lettere (gli originali) di Fleming e di lord Mountbatten, che asserisce
di avere e che confermerebbero certamente la sua narrazione?
Perché non pubblica (o non si adopera per far pubblicare) il voluminoso
46 Gerhardt Boldt, Ero con Hitler, trad. di Mario Monti, Longanesi & C., Milano 1967. Il
racconto di Boldt è stato recentemente confermato da un suo compagno di fuga, Bernd Freytag
von Loringhofen (Nel bunker di Hitler, trad. di Margherita Botto, Einaudi, Torino 2005, pp.
129-134).
47 Ricorrono nei due resoconti, quello di Creighton e quello di Boldt, situazioni analoghe,
come si evince da un confronto testuale: Creighton, p. 225: «Procedendo in silenzio, costeggiammo
la sponda occidentale; ma in alcuni punti il fiume era molto stretto e spesso fummo
costretti a passare a pochi metri di distanza dai soldati sovietici, la maggior parte dei quali, a
giudicare dalle loro voci rauche, erano ubriachi fradici»; Boldt, p. 158: «La notte era serena,
stellata e fresca. Presso Kladow, passammo così rasente alla sponda da poter udire chiaramente
le voci dei soldati russi e il ronzio dei motori». Si tratta solo di coincidenze casuali?
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