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preziosi servigi nell’imminenza e durante la Guerra Fredda. 18 Oppure ancora, intendeva forse iniziare una campagna politica, preludente a una eventuale cacciata dal potere, contro Franco, il dittatore spagnolo, e Perón, quello argentino, suoi avversari dichiarati (tanto più che entrambi si erano già messi sotto la protezione degli Stati Uniti). Teoricamente non sarebbe stato impossibile trasferire Hitler fuori da Berlino assediata dalle truppe dell’Armata Rossa. 19 Qualche giorno prima del suicidio, il 26 aprile, atterrò sul lungo viale dell’Unter den Linden un bombardiere “Arado”, con a bordo il generale dell’aviazione Robert Ritter von Greim, che lo pilotava personalmente, e la famosa pilota collaudatrice Hanna Reitsch. La Reitsch riuscì poi a ripartire dal bunker in aereo, sfuggendo indenne al fuoco nemico. Hitler avrebbe potuto essere portato in salvo su un aereo e poi, a bordo di un sommergibile oceanico, 20 avrebbe potuto raggiungere terre ospitali come la Spagna (ove trovarono rifugio non pochi fascisti e nazisti provenienti da tutta Europa) o il Sudamerica. 21 Al riguardo, Joscelyn Godwin nel suo saggio Il mito polare (Arktos. The Polar Myth in Science, Symbolism, and Nazi Survival, 1993) 22 riferisce la fantasiosa tesi del cileno Miguel Serrano, teosofo e occultista, il quale credeva 18 Denuncia le connivenze alleate con l’organizzazione Gehlen Michael Zezima, Salvate il soldato potere. I falsi miti della seconda guerra mondiale, trad. di Daniele Ballerini, Il Saggiatore, Milano 2004, pp. 160-163. 19 Prova a immaginare una ipotetica fuga di Hitler da Berlino Roger Spiller, Il Führer alla sbarra, in Se Lenin non avesse fatto la rivoluzione, a cura di Robert Cowley, Rizzoli, Milano 2002, pp. 371-393 (vd. oltre al § 4). 20 Va ricordato che sottomarini tedeschi, durante e soprattutto verso la fine della guerra, raggiunsero le coste del Sudamerica: così accadde al sottomarino U-977, che riuscì a navigare in immersione per 66 giorni, dalla base di Christiansund in Norvegia fino a Gibilterra, e da lì facendo rotta per il Mar della Plata in Argentina. Consegnatisi poi alle autorità locali, il comandante Heinz Schaeffer e l’equipaggio, interrogati da ufficiali angloamericani, dovettero difendersi dall’accusa di aver trasportato Hitler. Vd. la narrazione della vicenda ricostruita dallo stesso Heinz Schaeffer, Non ho trasportato Hitler, in «Historia», n. 12, novembre 1958, pp. 44- 51. Ritiene che l’U-977 abbia trasportato alti dignitari nazisti, non escluso lo stesso Hitler, Gary Hyland, I segreti perduti della tecnologia nazista, trad. di Milvia Faccia, Newton & Compton, Roma 2004², p. 116. 21 Che già ospitava colonie di tedeschi risalenti addirittura alla fine dell’Ottocento: ad esempio, arrivati in Paraguay da Berlino, la sorella di Friedrich Nietzsche, Elisabeth (che sarà in seguito ossequiata dal regime nazista), e suo marito Bernhard Förster avevano fondato nel 1887 una comunità composta da quattordici famiglie tedesche selezionate in base a una presunta purezza razziale ariana: vd. su questa colonia “protonazista” Stefano Malatesta, L’incredibile storia della “Nueva Germania”, in «La Repubblica», 20 maggio 1992. 22 Vd. Joscelyn Godwin, Il mito polare. L’Archetipo dei Poli nella scienza, nel simbolismo e nell’occultismo, trad. di Claudio De Nardi, Edizioni Mediterranee, Roma 2001, pp. 84 e 152-155. –42–

fermamente che Hitler fosse fuggito in Antartide, in una base segreta – la leggendaria Base 211 – costruita dai nazisti dopo le loro spedizioni del 1938-1939. Quindi già pochi mesi dopo la fine della guerra cominciarono a circolare voci su presunti avvistamenti del Führer nei luoghi più disparati. 23 Le testimonianze che costruirono la leggenda di un Hitler redivivo, fortunosamente scampato al crollo del Terzo Reich, peccavano però tutte per l’assoluta mancanza di riscontri, ed è ben noto che uno dei principali criteri della ricerca storica è quello di poter disporre di fonti di documentazione credibili. Vale anche nel campo degli studi di storia contemporanea quello che vale nel campo dell’indagine penale, pur con qualche significativa differenza: unus testis nullus testis. Come ammonisce un eminente giurista, Franco Cordero (Franco Cordero, Procedura penale, Giuffré editore, Milano 1995³, pp. 605-606), è questione aperta fin dove il narrante racconti una verità autentica. A maggior ragione, sono altamente rischiose le ricostruzioni storiografiche compiute sulla base dei soli dati narrativi (Cordero, cit., p. 607), specialmente quando la fonte sia una sola. Una testimonianza unica, anche quando sia data in buona fede (dunque non frutto di menzogna o equivoco), è sempre suscettibile di errore: è noto che sia il tempo che le particolari condizioni mentali di chi narra, nel momento in cui rievoca il fatto, provvedono ad affievolire se non a mutare sostanzialmente i dati mnemonici (sulla lenta ma inesorabile distruzione o deformazione del materiale mnestico che opera il decorso del tempo vd. Cesare Musatti, Elementi di psicologia della testimonianza, Rizzoli, Milano 1991, I ed. 1931, pp. 182- 193). Occorre notevole dose di cautela quando si incontra un solo documento o testimonianza attestante un determinato fatto. Essa non è certo da scartare a priori, ma va raccolta e vagliata con estrema prudenza ed è necessario confermarla con adeguati riscontri. Vale sempre la regola (riferita dal Trevor-Roper nella introduzione alla III edizione del suo saggio, 1956) per cui lo storico deve chiedersi, di fronte ad una affermazione asserita come autentica, chi sia stato il primo a farla e quale possibilità abbia avuto costui di assistere ai fatti che narra (Trevor-Roper, cit., p. 14). Ciò a maggior ragione per la storia del nazismo, perché i campi d’indagine che riguardano persone e fatti di questa epoca sono stati notoriamente e abbondantemente frequentati da mitomani, visionari in buona o cattiva fede e falsari, come ha dovuto sperimentare lo stesso sir Hugh Trevor-Roper, imbattutosi nel clamoroso falso dei “diari” di 23 Eloquente il titolo “Non è morto”, in «Corriere d’Informazione», 8-9 ottobre 1945. –43–

preziosi servigi nell’imminenza e durante la Guerra Fredda. 18 Oppure ancora,<br />

intendeva forse iniziare una campagna politica, preludente a una eventuale<br />

cacciata dal potere, contro Franco, il <strong>di</strong>ttatore spagnolo, e Perón, quello<br />

argentino, suoi avversari <strong>di</strong>chiarati (tanto più che entrambi si erano già messi<br />

sotto la protezione degli Stati Uniti).<br />

Teoricamente non sarebbe stato impossibile trasferire Hitler fuori da<br />

Berlino asse<strong>di</strong>ata dalle truppe dell’Armata Rossa. 19 Qualche giorno prima<br />

del suici<strong>di</strong>o, il 26 aprile, atterrò sul lungo viale dell’Unter den Linden un<br />

bombar<strong>di</strong>ere “Arado”, con a bordo il generale dell’aviazione Robert Ritter<br />

von Greim, che lo pilotava personalmente, e la famosa pilota collaudatrice<br />

Hanna Reitsch. La Reitsch riuscì poi a ripartire dal bunker in aereo, sfuggendo<br />

indenne al fuoco nemico. Hitler avrebbe potuto essere portato in<br />

salvo su un aereo e poi, a bordo <strong>di</strong> un sommergibile oceanico, 20 avrebbe<br />

potuto raggiungere terre ospitali come la Spagna (ove trovarono rifugio non<br />

pochi fascisti e nazisti provenienti da tutta Europa) o il Sudamerica. 21 Al<br />

riguardo, Joscelyn Godwin nel suo saggio Il mito polare (Arktos. The Polar<br />

Myth in Science, Symbolism, and Nazi Survival, 1993) 22 riferisce la fantasiosa<br />

tesi del cileno Miguel Serrano, teosofo e occultista, il quale credeva<br />

18 Denuncia le connivenze alleate con l’organizzazione Gehlen Michael Zezima, Salvate<br />

il soldato potere. I falsi miti della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, trad. <strong>di</strong> Daniele Ballerini, Il Saggiatore,<br />

Milano <strong>2004</strong>, pp. 160-163.<br />

19 Prova a immaginare una ipotetica fuga <strong>di</strong> Hitler da Berlino Roger Spiller, Il Führer alla<br />

sbarra, in Se Lenin non avesse fatto la rivoluzione, a cura <strong>di</strong> Robert Cowley, Rizzoli, Milano<br />

2002, pp. 371-393 (vd. oltre al § 4).<br />

20 Va ricordato che sottomarini tedeschi, durante e soprattutto verso la fine della guerra,<br />

raggiunsero le coste del Sudamerica: così accadde al sottomarino U-977, che riuscì a navigare<br />

in immersione per 66 giorni, dalla base <strong>di</strong> Christiansund in Norvegia fino a Gibilterra, e da lì<br />

facendo rotta per il Mar della Plata in Argentina. Consegnatisi poi alle autorità locali, il comandante<br />

Heinz Schaeffer e l’equipaggio, interrogati da ufficiali angloamericani, dovettero <strong>di</strong>fendersi<br />

dall’accusa <strong>di</strong> aver trasportato Hitler. Vd. la narrazione della vicenda ricostruita dallo<br />

stesso Heinz Schaeffer, Non ho trasportato Hitler, in «Historia», n. 12, novembre 1958, pp. 44-<br />

51. Ritiene che l’U-977 abbia trasportato alti <strong>di</strong>gnitari nazisti, non escluso lo stesso Hitler, Gary<br />

Hyland, I segreti perduti della tecnologia nazista, trad. <strong>di</strong> Milvia Faccia, Newton & Compton,<br />

Roma <strong>2004</strong>², p. 116.<br />

21 Che già ospitava colonie <strong>di</strong> tedeschi risalenti ad<strong>di</strong>rittura alla fine dell’Ottocento: ad<br />

esempio, arrivati in Paraguay da Berlino, la sorella <strong>di</strong> Friedrich Nietzsche, Elisabeth (che sarà in<br />

seguito ossequiata dal regime nazista), e suo marito Bernhard Förster avevano fondato nel 1887<br />

una comunità composta da quattor<strong>di</strong>ci famiglie tedesche selezionate in base a una presunta<br />

purezza razziale ariana: vd. su questa colonia “protonazista” Stefano Malatesta, L’incre<strong>di</strong>bile<br />

storia della “Nueva Germania”, in «La Repubblica», 20 maggio 1992.<br />

22 Vd. Joscelyn Godwin, Il mito polare. L’Archetipo dei Poli nella scienza, nel simbolismo e<br />

nell’occultismo, trad. <strong>di</strong> Clau<strong>di</strong>o De Nar<strong>di</strong>, E<strong>di</strong>zioni Me<strong>di</strong>terranee, Roma 2001, pp. 84 e 152-155.<br />

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