MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...
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si conficcò in mezzo allo scudo, e allora Ettore capì che il suo destino alla fine lo aveva raggiunto. E poiché era un eroe, estrasse la spada, per morire combattendo, in un modo che tutti gli uomini a venire avrebbero per sempre raccontato. Prese lo slancio, come un’aquila avida di piombare sulla preda. Di fronte a lui Achille si raccolse nello splendore delle sue armi. Si balzarono addosso, come due leoni. La punta di bronzo della lancia di Achille avanzava come avanza brillando la stella della sera nel cielo notturno. Cercava un punto scoperto nell’armatura di Ettore, le armi che un giorno erano state di Achille, e poi di Patroclo. Cercava tra il bronzo un punto scoperto per arrivare alla carne e alla vita. Lo trovò nel punto in cui il collo si appoggia sulla spalla, penetrò nella gola e la trapassò da parte a parte e con l’ultimo soffio di vita che aveva chiese ad Achille: «Ti prego consegna il mio corpo a mio padre, non lasciarmi ai cani». Achille gelido rispose: «Non mi pregare, è troppo il male che mi hai fatto». E stava per legarlo al carro ma le porte di Troia si spalancarono. Uscimmo io e Paride. Ci dirigemmo contro il figlio di Peleo. Io con una lancia e una spada, Paride con il suo arco e le frecce. Achille ci vide e senza darci troppo importanza ci voltò le spalle. Io furioso gli scagliai la lancia contro e lui la prese con lo scudo. Sguainò la spada e si diresse contro di me. Per pochi minuti combattemmo. Mi accorsi di quanto era forte e fortunatamente procurandogli un taglio sulla mano lo allontanai da me. Lì Paride mirò basso per non colpirmi e prese Achille proprio al tallone. L’eroe Greco urlò dal dolore. E lo finii io trapassandolo con lancia e spada. Non accennava a morire. Che fosse immortale? No, no. Morì IL CAVALLO Qualche giorno dopo, dopo aver osservato i giorni di lutto per Ettore ci preparammo per un ultimo decisivo attacco. Andammo sulla spiaggia ma lì non trovammo nessuno. C’erano dei cadaveri di uomini. Sui loro corpi vi erano strane macchie nere. La peste. E cosa trovammo? Un cavallo. EPILOGO Lo so, le cose non andarono veramente così. Spero di non avervi creato un po’ di confusione in testa. Ma il fatto è che volevo donare all’opera un – 246 –
pizzico del mio stile, mi auguro che vi sia piaciuto, e che non vi abbia annoiato. Credo di aver scritto tutto sommato un racconto comprensibile. Ho esagerato forse nei personaggi, mi riferisco ad Ettore, Pandaro, Enea, che era il mio personaggio preferito, e credo di aver fatto apparire Achille un po’ troppo spietato e crudele. Se vi ho confuso le idee così tanto sono davvero rammaricato... e non preoccupatevi, il finale non è che non è stato proseguito, ma preferivo farlo terminare così, per far calare in voi la famosa suspense. Grazie a tutti per aver letto il mio libro, e vorrei dedicarlo alla mia sorellina Chiara, che, quando scrivevo, si sedeva sopra le mie gambe. ____ ____ ____ Made in America di LORENZO PANI TRAMA Il racconto parla di Benjamin Chase Harper, un giovane di colore che conduce la sua vita nella cittadina di Claremount. Si mantiene lavorando in un negozio di musica, la sua vera passione. Un giorno, tornando a casa, trova nella buca della posta una lettera che gli sconvolgerà la vita: obbligo di leva militare e spedizione in Vietnam. Il ragazzo, scoprirà in seguito il vero volto della “Sporca Guerra”. Il racconto è un’interpretazione libera della guerra del Vietnam, ed è una denuncia verso ciò che è accaduto durante quegli anni, descritto tramite gli occhi di un giovane. Erano le otto di sera e l’unica cosa che passava per Beaumont street era una leggera brezza di vento che scompigliava i rasta di Benjamin. Il ragazzo era appena uscito dal suo negozio e stava chiudendo la serranda quando sentì il rombo di una macchina che inchiodava dietro di lui. Si girò di scatto e vide Juan, il suo vicino di casa nonché suo migliore amico. – Ti accompagno a casa? – gli chiese Juan. Ben annuì con la testa e salì sulla decappottabile. Mentre percorrevano Lincoln avenue, inserì una cassetta nella radio e subito dopo si sentì la voce soul di Bob Marley che riecheggiava nella via. – 247 –
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pizzico del mio stile, mi auguro che vi sia piaciuto, e che non vi abbia<br />
annoiato. Credo <strong>di</strong> aver scritto tutto sommato un racconto comprensibile.<br />
Ho esagerato forse nei personaggi, mi riferisco ad Ettore, Pandaro,<br />
Enea, che era il mio personaggio preferito, e credo <strong>di</strong> aver fatto apparire<br />
Achille un po’ troppo spietato e crudele. Se vi ho confuso le idee così tanto<br />
sono davvero rammaricato... e non preoccupatevi, il finale non è che non è<br />
stato proseguito, ma preferivo farlo terminare così, per far calare in voi la<br />
famosa suspense. Grazie a tutti per aver letto il mio libro, e vorrei de<strong>di</strong>carlo<br />
alla mia sorellina Chiara, che, quando scrivevo, si sedeva sopra le mie<br />
gambe.<br />
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Made in America<br />
<strong>di</strong> LORENZO PANI<br />
TRAMA<br />
Il racconto parla <strong>di</strong> Benjamin Chase Harper, un giovane <strong>di</strong> colore che<br />
conduce la sua vita nella citta<strong>di</strong>na <strong>di</strong> Claremount. Si mantiene lavorando in<br />
un negozio <strong>di</strong> musica, la sua vera passione. Un giorno, tornando a casa,<br />
trova nella buca della posta una lettera che gli sconvolgerà la vita: obbligo<br />
<strong>di</strong> leva militare e spe<strong>di</strong>zione in Vietnam. Il ragazzo, scoprirà in seguito il<br />
vero volto della “Sporca Guerra”. Il racconto è un’interpretazione libera<br />
della guerra del Vietnam, ed è una denuncia verso ciò che è accaduto durante<br />
quegli anni, descritto tramite gli occhi <strong>di</strong> un giovane.<br />
Erano le otto <strong>di</strong> sera e l’unica cosa che passava per Beaumont street era<br />
una leggera brezza <strong>di</strong> vento che scompigliava i rasta <strong>di</strong> Benjamin. Il ragazzo<br />
era appena uscito dal suo negozio e stava chiudendo la serranda quando<br />
sentì il rombo <strong>di</strong> una macchina che inchiodava <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> lui. Si girò <strong>di</strong> scatto<br />
e vide Juan, il suo vicino <strong>di</strong> casa nonché suo migliore amico. – Ti accompagno<br />
a casa? – gli chiese Juan. Ben annuì con la testa e salì sulla decappottabile.<br />
Mentre percorrevano Lincoln avenue, inserì una cassetta nella ra<strong>di</strong>o e<br />
subito dopo si sentì la voce soul <strong>di</strong> Bob Marley che riecheggiava nella via.<br />
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