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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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morire, muori da eroe, muori sotto le porte Scee, almeno così potremo recuperare<br />

il tuo corpo». Ettore parve capire e mi seguì or<strong>di</strong>nando la ritirata.<br />

Fuggimmo tutti come cervi inseguiti dai leoni. Patroclo si gettò all’inseguimento<br />

e trascinò tutti con sé. Non smetteva <strong>di</strong> uccidere, correndo verso le<br />

mura <strong>di</strong> Troia, Adrasto, Autonoo, Echeclo, Perimo, tutti caduti sotto i suoi<br />

colpi e poi Epistore, Melanippo, Elaso, Mulio, Pilarte, e quando arrivò alle<br />

porte Scee si slanciò per cercare Ettore. Quest’utlimo sembrava indeciso se<br />

ritirare l’esercito dentro le mura o rimanere lì a combattere. Scelse <strong>di</strong> far<br />

entrare l’esercito, lasciando fuori solo la retroguar<strong>di</strong>a, e noi generali più<br />

valorosi. E poi si trovò davanti Patroclo, i due si misero a combattere, prima<br />

con lancia e poi con spada, dopo poche ore, come tutti sapete, Patroclo<br />

morì. Venne infilzato nel ventre, e cadde per terra. Ettore pietoso lo voleva<br />

infilzare una seconda volta per non farlo soffrire, e quando levò l’elmo vide<br />

il volto can<strong>di</strong>do <strong>di</strong> un ragazzo, ormai morente. Urlò per la <strong>di</strong>sperazione e,<br />

deciso più che mai a porre fine alle sofferenze <strong>di</strong> Patroclo. Ma il ragazzo<br />

lo fermò: «Aspetta, puoi vantarti adesso, Ettore, perché mi hai vinto ma la<br />

verità è che morire era il mio destino. E adesso ascoltami, e non <strong>di</strong>menticare<br />

quello che ho da <strong>di</strong>rti. Tu sei un morto che cammina, Ettore, quella poca vita<br />

che hai ancora te la toglierà Achille. Che gli dei abbiano pietà <strong>di</strong> te, perché<br />

non ne riceverai da mio cugino.» Poi il velo della morte lo avvolse. L’anima<br />

volò via e se ne andò all’Ade, rimpiangendo la forza e la giovinezza perdute.<br />

Fu così che Patroclo morì. Ettore fece rientrare i soldati, e lasciò il<br />

corpo ai Greci, affinché potesse ricevere le giuste onorificenze. Poi rientrò<br />

dentro la città. Il giorno passò rapido. Tutti vedevano che aveva paura <strong>di</strong><br />

morire, infatti rimase sempre con le mani nei capelli piangendo. Aveva timore<br />

<strong>di</strong> non vedere la crescita del figlio, non era la morte che lo spaventava.<br />

E rammaricato e rassegnato aspettò che il suo destino fosse compiuto.<br />

Nell’accampamento Greco, Briseide stava tornando da Achille con la risposta.<br />

Entrò nella tenda e trovò Achille che piangeva sul corpo <strong>di</strong> Patroclo.<br />

Le lacrime cominciavano a scorrerle dagli occhi, e <strong>di</strong>sse subito: «Povero Patroclo,<br />

era solo un ragazzo. Achille si alzò <strong>di</strong> scatto, furioso, le <strong>di</strong>ede un<br />

pugno e la legò a letto. Poi cominciò a frustarla, ogni volta sempre più forte;<br />

la povera ragazza con urli <strong>di</strong> dolore lo implorava <strong>di</strong> smettere. Achille sapeva<br />

che non era colpa <strong>di</strong> Briseide ma su qualcuno si doveva sfogare. Piansero sul<br />

corpo <strong>di</strong> Patroclo tutta la notte. L’avevano lavato dal sangue e dalla polvere,<br />

e nelle sue ferite avevano versato un unguento finissimo. Perché non perdesse<br />

la sua bellezza, avevano fatto colare ambrosia e nettare nelle narici.<br />

Poi avevano adagiato il corpo sul letto funebre, avvolto in un soffice telo <strong>di</strong><br />

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