MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...
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In quel momento non era ancora sorto il sole ma quando verso sera, la<br />
luna avrebbe rischiarato la notte, tra le vittime ci sarebbe un giovane<br />
sciocco ed ingenuo ma con un grande amore per la patria, quella sera la sua<br />
pira avrebbe arso più in alto <strong>di</strong> tutte, e nell’Ade sarebbe scesa un’altra<br />
anima. Infatti quel giorno sarebbe morto Patroclo.<br />
Tutto cominciò all’alba, quando ci schierammo intorno all’accampamento<br />
del nemico con grande silenzio. Al mio comando gli arcieri del mio<br />
battaglione, cominciarono a scoccare frecce contro le sentinelle, che con un<br />
ultimo urlo <strong>di</strong> dolore <strong>di</strong>edero l’allarme. Tutti i soldati si armarono in fretta,<br />
e uscirono dalle tende, quello era il nostro piano, le frecce aumentarono <strong>di</strong><br />
intensità, trafiggendo tutti i soldati e costringendoli a rifugiarsi nelle tende.<br />
A quel punto i soldati sotto il comando <strong>di</strong> Ettore attaccarono alle spalle i<br />
Greci che colti <strong>di</strong> sorpresa furono subito schiacciati, io invece penetrai centralmente,<br />
e con gli uomini che avevo a <strong>di</strong>sposizione sfondai il mura, la<br />
torre si macchiò <strong>di</strong> sangue troiano e acheo, nulla sembrava poterci resistere<br />
infatti tutte le resistenze cedevano come un castello <strong>di</strong> sabbia. C’era un imprevisto.<br />
C’era quel fossato, tutt’attorno al muro che gli avevano costruito<br />
per <strong>di</strong>fendere le loro preziose navi. Ettore ci gridava <strong>di</strong> passarlo, ma i cavalli,<br />
essendo appena arrivati dal nord non erano abituati al sangue, e non<br />
ne volevano sapere, puntavano gli zoccoli e nitrivano, erano terrorizzati.<br />
Le sponde erano ripide e gli Achei avevano piazzato pali aguzzi sui bor<strong>di</strong>.<br />
Pensare <strong>di</strong> passare da lì, con i nostri carri argentati e immensi era una follia.<br />
Polidamante lo <strong>di</strong>sse, a Ettore, gli <strong>di</strong>sse che scendere là dentro era troppo rischioso,<br />
e se gli Achei avessero contrattaccato! Ci saremmo trovati proprio<br />
in mezzo al fossato, in trappola, e sarebbe stata una carneficina. L’unica<br />
possibilità era scendere dai carri, lasciarli prima del fossato e attaccare a<br />
pie<strong>di</strong>. Ettore gli <strong>di</strong>ede ragione, scese lui stesso dal carro e or<strong>di</strong>nò a tutti <strong>di</strong><br />
fare altrettanto. Ci schierammo in cinque gruppi. Ettore comandava il<br />
primo. Paride il secondo. Eleno il terzo. Polidamante il quarto. Il quinto era<br />
il mio. Eravamo pronti ad attaccare, ma all’improvviso si alzò una tempesta<br />
<strong>di</strong> vento che faceva paura, polvere dappertutto, che saliva fino al ponte delle<br />
navi. Coraggiosamente attraversammo il fossato e ci avventammo contro il<br />
muro. Scuotemmo i merli delle torri, abbattemmo i parapetti, cercammo <strong>di</strong><br />
scalzare i pilastri che reggevano tutto. Ma il muro resisteva bene, avrebbero<br />
potuto farcela e quando i Greci cominciavano a sperare in una salvezza, arrivò<br />
Eleno. Con l’enorme scudo <strong>di</strong> bronzo e d’oro, teso davanti e due lance<br />
strette in pugno: il suo coraggio fu tale che arrivò addosso alle sentinelle<br />
come un leone affamato. Era lì in mezzo alla calca, al suo fianco c’ero io e<br />
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