MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...
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Prima che potesse morire io gli risposi: «Non temere avrai lo stesso trattamento di tuo fratello... sarai venerato e le tue ceneri deposte al tempio di mia madre Venere, affinché il tuo viaggio possa non essere travagliato; oggi avresti dovuto vincere tu e perire io, ma gli dei hanno protetto me... ora riposa in pace...». Mi sorrise e mi diede una pacca sul braccio; poi la sua vita lo abbandono e le tenebre avvolsero la sua anima che volò nell’oltretomba, rimpiangendo l’ardore e il coraggio perduti. Fu così che tolsi la vita al generale Teodos X di Meridio. Questo affronto probabilmente ora non viene narrato nelle melodie dei cantori,ma solo chi ha vissuto abbastanza per vederlo lo sa. Strappai un pezzo della mia tunica e pulii il volto insanguinato di Teodos, poi ad alta voce con tutte le forze rimaste gridai: «Soldati Greci, oggi avete subito una grande perdita, per oggi basta... se me lo permettete prenderò io il corpo di Teodos, affinché possa ricevere gli onori a modo mio». Detto questo raccolsi il corpo del mio avversario morto, e lo portai dentro le mura, e zoppicando lo portai a casa mia, dove Creusa e la sua ancella lavarono il suo corpo, venni curato anche io e fortunatamente verso sera quasi tutte le mie ferite si rimarginarono. Inoltre feci erigere un soppalco dove fu deposto il corpo di Teodos in un pregiatissimo telo di Nilo. Gettai una fiaccola nella legna e il cadavere bruciò. Infine salutai il mio nemico per l’ultimi volta dicendogli «Addio Teodos X di Meridio, sei stato il migliore dei miei avversari, sono sicuro che un giorno ci incontreremo ancora». Un’altra vita fu spezzata, io mi chiesi quanti uomini ancora sarebbero dovuto morire, perché questa guerra finisse, perché la sete di Ares dio della guerra fosse placata... Non trovai mai risposta alla mia domanda,ma di una cosa ero certo, la guerra di Troia avrebbe portato agli uomini avidi di gloria, ricchezze di tutti i tipi, ed a uomini onesti e buoni, solo morte e paura di perdere la propria famiglia, la propria patria. IL RAMMARICO DI ELENA E LA PRIGIONIA DI BRISEIDE «Elena, ragazza giovane e bella, cosa hai fatto? Perché hai lasciato tuo marito Menelao? Tu sei la causa di tutto questo: se gli uomini muoiono, se i bambini diventano orfani, e le mogli vedove, la colpa è solo tua». Elena dentro di se non faceva altro che torturarsi con queste parole, si tormentava, – 234 –
piangeva disperata, soffriva. Nessuno era in gradoni comprenderla, ma nessuno voleva comprenderla. Stava sempre chiusa nella sua stanza, lì non faceva che urlare disperata, Paride tentava di consolarla, e falsa speranza le davano le parole di Priamo: «Elena non è colpa tua, se la causa di questa guerra fossi stata tu, quando Menelao morì, i Greci sarebbero tornati alla loro patria da molti anni. I Greci ci odiano da sempre, da secoli progettano di assediarci, la tua fuga è stata solo un pretesto». Questo era vero, ma non bastava a Elena. Non aveva amici, e ogni giorno che passava, si sentiva sempre più in colpa. Quando un uomo moriva si sentiva responsabile, come se lo avesse ucciso lei, desiderava tanto che fosse consegnata ai Greci, così la guerra sarebbe finalmente terminata. Se gli anni passarono per Elena, altrettanto passarono anche per Briseide. Infatti per lei erano aumentati anche gli anni di prigionia. La ragazza in fin dei conti, non era proprio prigioniera, perché, era diventata la serva di Achille e godeva quindi della sua protezione. Passava le sue giornata pregando per un imminente fine della guerra, desiderava tanto rivedere i suoi cari, abbracciarli tutti, baciarli, dire loro che era ancora viva; ma, sapeva che non era possibile, e per questo piangeva, si disperava, urlava... In cuor suo però si era accorta di una cosa. Si era innamorata, si era innamorata dell’uomo sbagliato, si era innamorata di Achille. Non capiva cosa la spingeva ad amare quell’uomo, ma ne era attratta. Altre donne probabilmente avrebbero manifestato un finto interesse per Achille, per non essere uccisa, o per non essere molestata. Ma Briseide era veramente innamorata; quando passeggiava sulla riva del mare, pensava cosa avrebbero detto i suoi parenti, ma già si immaginava la reazione del cugino Ettore: «Hai portato a Troia il mio peggior nemico!!! Hai calpestato l’onore della nostra famiglia!!!» E a questi pensieri rideva. Stranamente desiderava che Achille restasse con lei, ma se Achille fosse rimasto la guerra sarebbe continuata, portando morte e dolore per le famiglie dei soldati morti in battaglia, invece se la guerra fosse terminata, cosa che sperava, sarebbe dovuta andare a Ftia con lui, e lasciare per sempre la sua terra natale. Un giorno però rimase molto sorpresa perché Achille si rivolse a lei dicendo: «Ho programmato il mio ritorno a casa, e con me vorrei che venissi anche tu. Ma, certamente non ti posso costringere ad abbandonare la terra dei tuoi padri. Perciò ti lascio decidere il tuo destino, io vorrei una risposta al tramonto. Ma sappi che se verrai con me, mi renderai l’uomo più felice del mondo, e inoltre sarai la regina della terra dove sono nato io e dove sono cresciuto. Aspetterò con impazienza la tua risposta». Dopo ciò che aveva udito da Achille, andò – 235 –
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trattamento <strong>di</strong> tuo fratello... sarai venerato e le tue ceneri deposte al tempio<br />
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oggi avresti dovuto vincere tu e perire io, ma gli dei hanno protetto me...<br />
ora riposa in pace...».<br />
Mi sorrise e mi <strong>di</strong>ede una pacca sul braccio; poi la sua vita lo abbandono<br />
e le tenebre avvolsero la sua anima che volò nell’oltretomba, rimpiangendo<br />
l’ardore e il coraggio perduti. Fu così che tolsi la vita al generale<br />
Teodos X <strong>di</strong> Meri<strong>di</strong>o. Questo affronto probabilmente ora non viene narrato<br />
nelle melo<strong>di</strong>e dei cantori,ma solo chi ha vissuto abbastanza per vederlo lo<br />
sa. Strappai un pezzo della mia tunica e pulii il volto insanguinato <strong>di</strong><br />
Teodos, poi ad alta voce con tutte le forze rimaste gridai: «Soldati Greci,<br />
oggi avete subito una grande per<strong>di</strong>ta, per oggi basta... se me lo permettete<br />
prenderò io il corpo <strong>di</strong> Teodos, affinché possa ricevere gli onori a modo<br />
mio».<br />
Detto questo raccolsi il corpo del mio avversario morto, e lo portai<br />
dentro le mura, e zoppicando lo portai a casa mia, dove Creusa e la sua<br />
ancella lavarono il suo corpo, venni curato anche io e fortunatamente verso<br />
sera quasi tutte le mie ferite si rimarginarono. Inoltre feci erigere un soppalco<br />
dove fu deposto il corpo <strong>di</strong> Teodos in un pregiatissimo telo <strong>di</strong> Nilo.<br />
Gettai una fiaccola nella legna e il cadavere bruciò.<br />
Infine salutai il mio nemico per l’ultimi volta <strong>di</strong>cendogli «Ad<strong>di</strong>o<br />
Teodos X <strong>di</strong> Meri<strong>di</strong>o, sei stato il migliore dei miei avversari, sono sicuro<br />
che un giorno ci incontreremo ancora».<br />
Un’altra vita fu spezzata, io mi chiesi quanti uomini ancora sarebbero<br />
dovuto morire, perché questa guerra finisse, perché la sete <strong>di</strong> Ares <strong>di</strong>o della<br />
guerra fosse placata... Non trovai mai risposta alla mia domanda,ma <strong>di</strong> una<br />
cosa ero certo, la guerra <strong>di</strong> Troia avrebbe portato agli uomini avi<strong>di</strong> <strong>di</strong> gloria,<br />
ricchezze <strong>di</strong> tutti i tipi, ed a uomini onesti e buoni, solo morte e paura <strong>di</strong><br />
perdere la propria famiglia, la propria patria.<br />
IL RAMMARICO DI ELENA E LA PRIGIONIA DI BRISEIDE<br />
«Elena, ragazza giovane e bella, cosa hai fatto? Perché hai lasciato tuo<br />
marito Menelao? Tu sei la causa <strong>di</strong> tutto questo: se gli uomini muoiono, se i<br />
bambini <strong>di</strong>ventano orfani, e le mogli vedove, la colpa è solo tua». Elena<br />
dentro <strong>di</strong> se non faceva altro che torturarsi con queste parole, si tormentava,<br />
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