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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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stringermi la mano, io capii tutto dall’inizio e lo anticipai. Ci stringemmo la<br />

mano e capii che oltre ad essere un valoroso soldato era un gran<strong>di</strong>ssimo<br />

uomo d’onore, e in quel momento quasi provai <strong>di</strong>spiacere nel dover scontrarmi<br />

contro <strong>di</strong> lui ma... prima <strong>di</strong> lasciare la sua mano, mi afferrò per il<br />

polso e mi gettò nella polvere con una ginocchiata nella pancia, rotolai nella<br />

polvere tossendo in mancanza <strong>di</strong> fiato, dovetti rialzarmi subito perché<br />

Teodos estrasse da una gambiera un pugnale molto lungo, e tentò subito<br />

<strong>di</strong> uccidermi, ma io una volta recuperate le forze schivai tutti i suoi colpi,<br />

intanto erano ricominciati gli urli dei due eserciti, e per ogni colpo che uno<br />

dei due riportava gli schiamazzi aumentavano <strong>di</strong> intensità.<br />

Ricevetti nuovi colpi, tre in pancia e due in faccia, così cad<strong>di</strong> nuovamente<br />

nella polvere, rotolando e sputando sangue dalla bocca, intanto<br />

Teodos raccolse la sua spada e corse verso <strong>di</strong> me urlando, ma lesto presi lo<br />

scudo e mi coprii parando così i suoi colpi, raccolsi la mia spada e con un<br />

foro apposito nel mezzo dello scudo, feci passare la lama (questa era<br />

un’altra mia invenzione), e per poco non lo uccisi all’istante lasciandogli un<br />

profondo taglio sul fianco destro, impedendogli così <strong>di</strong> fare altre mosse<br />

<strong>di</strong>soneste nei miei confronti. Sguainai la spada dal foro dello scudo e con un<br />

gran slancio mi gettai su <strong>di</strong> lui, combattemmo con ardore e entrambi riportammo<br />

numerose ferite, e stanchi ci accasciammo a terra, le nostre spade<br />

erano infrante, e io probabilmente ero ferito più gravemente del mio nemico,<br />

non avevo più armi, sanguinavo da quasi tutte le parti del corpo, e<br />

non avevo neanche la forza <strong>di</strong> scagliare un pugno; se non fosse stato per<br />

l’intervento <strong>di</strong> mia madre sarei stato sicuramente ucciso.<br />

Infatti con uno dei suoi astuti inganni, Ulisse re <strong>di</strong> Itaca scagliò una<br />

lancia verso Teodos, la lancia si infilò nel terreno e Teodos con grande maestria,<br />

ebbe modo <strong>di</strong> raccoglierla, la rigirò e la scagliò verso <strong>di</strong> me: pensai<br />

che per me fosse la fine, e proprio quando la lancia stava per trafiggermi, si<br />

fermò bruscamente e cadde per terra.<br />

A quella visione improvvisamente mi tornarono gran parte delle forze, e<br />

raccolsi rapidamente la lancia sollevandola in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Teodos, che aveva<br />

raccolto il pugnale con il quale voleva uccidermi all’inizio del nostro duello,<br />

si precipitò verso <strong>di</strong> me con il braccio in modo da potermi infilzare, ma io<br />

con una splen<strong>di</strong>da giravolta lo evitai e con un urlo accompagnato da un rapido<br />

movimento del braccio lo trapassai tra la scapola e il torace sinistro. Per<br />

non farlo soffrire ulteriormente, estrassi la lancia... Teodos aveva ancora<br />

pochi minuti <strong>di</strong> vita e versando qualche lacrima <strong>di</strong>sse: «Hai tolto la vita a<br />

mio fratello, adesso a me... ma ti prego, conce<strong>di</strong>mi i giusti onori funebri...»<br />

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