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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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infilzavo con la mia spada tutti coloro che si mettevano davanti. Ricordo<br />

che uccidemmo in pochi minuti mezza imbarcazione <strong>di</strong> Ulisse, infatti ci<br />

scontrammo contro Zato e Salao figli <strong>di</strong> Riano, signore della Tessaglia, con<br />

i loro otto scu<strong>di</strong>eri e Fiode cugino <strong>di</strong> Ulisse, mentre Pandaro faceva cadere<br />

a terra i picchieri e gli arcieri. In quel momento Diomede e Ulisse si <strong>di</strong>ressero<br />

correndo verso <strong>di</strong> noi, e neanche Pandaro riusciva ad atterrarli con le<br />

sue frecce. Infine Diomede scagliò una lancia nel petto <strong>di</strong> Pandaro trapassandolo,<br />

che tuttavia riuscì a scoccare debolmente una freccia, che si infilzò<br />

non del tutto nel ventre <strong>di</strong> Diomede, ma poi cadde nella polvere e le tenebre<br />

presero la sua anima; a quella visione urlai come non mai, e con tutto il mio<br />

dolore scaraventai il mio scudo su Ulisse che cadde in ginocchio sbigottito,<br />

e mi gettai come un falco su una preda contro Diomede, ci battemmo<br />

gloriosamente con le spade per circa un’ora, ma quando lo fermai mozzandogli<br />

il braccio con cui combatteva, la mia voglia <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>care Pandaro non<br />

si placò. Infatti decapitai Diomede e con una lancia infilzai la sua testa,<br />

facendo restare la punta, e la scagliai contro i soldati, che a quella vista si<br />

ritirarono; ma allo stesso tempo Ulisse si rialzò e colpì alle spalle Sarpedonte,<br />

che cadde e poi lo infilzò sotto i miei occhi. Ma quel giorno gli Dei<br />

erano propizi a noi, tanto che schiacciammo i Greci fino al loro accampamento,<br />

facendogli riportare una schiacciante sconfitta con per<strong>di</strong>te devastanti.<br />

Le loro continue sconfitte erano dovute alla mancanza <strong>di</strong> Achille che<br />

non combatteva, e questo ci dava coraggio per affrontare i Greci e per<br />

respingerli.<br />

Ma nonostante tutto il nostro coraggio e la nostra forza non eravamo<br />

ancora riusciti a scacciarli, comunque eravamo sicuri per come stavano<br />

andando le cose, avremmo potuto vincere la guerra da un momento all’altro.<br />

Alla sera quando tornammo celebrammo la nostra vittoria con un<br />

immenso banchetto in onore agli Dei.<br />

La sera facemmo ardere i corpi dei soldati valorosi morti, io conservai<br />

le ceneri <strong>di</strong> Pandaro e il suo arco, rendendogli in omaggio alla Dea della<br />

caccia Atena (Minerva per i Romani), affinché il suo viaggio nell’al<strong>di</strong>là<br />

potesse andare a buon fine.<br />

Poiché entrambi gli eserciti erano stremati dalle battaglie, furono <strong>di</strong>chiarati<br />

pochi giorni <strong>di</strong> tregua, anche se il re Agamennone non era d’accordo,<br />

ma infine si dovette arrendere perché il morale dei soldati era a<br />

pezzi, Achille non combatteva più, Aiace <strong>di</strong> Oileo e Diomede erano morti,<br />

Ulisse sembrava aver perso la sua astuzia e il suo coraggio per cui tanto<br />

andava famoso, e molti si rifiutavano <strong>di</strong> combattere.<br />

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