MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

a terra. A quella visione i generali urlarono vendetta, e si lanciarono contro
di noi.
Detto questo raccolse il fratello e se lo pose sulle spalle, correndo più
veloce che potesse verso le mura di Troia ordinando la ritirata al suo esercito
inseguito da quello Acheo. Quando i Troiani furono dentro le mura ben
poco poterono i soldati Greci, perché gli arcieri Troiani avevano iniziato a
scagliare frecce e lasciando nella polvere numerosi soldati.
All’interno delle mura Ettore parlò all’esercito, disse a tutti i soldati di
riposare per il giorno dopo perché all’alba i Greci avrebbero attaccato con
tutte le loro forze volendo vendicare la morte di Menelao.
Effettivamente così fu. Il giorno successivo i soldati si riversarono tutti
nella pianura decisi più che mai ad attaccare, facendo riportare al nemico
gravi perdite. Così, dopo diversi giorni di tregua che avevano fatto sperare
in una fine immediata della guerra, le battaglie ricominciarono più intense
che mai. Purtroppo non ho molto da raccontarvi, poiché noi soldati tutti i
giorni combattevamo una battaglia, ci riposavamo e il giorno dopo ne combattevamo
un’altra. Gli anni di guerra trascorsero abbastanza velocemente
senza alcuna conseguenza, solo con la morte dei soldati. Strano ma vero
Achille rimase sempre nella sua tenda, diverse volte le nostre spie avevano
visto il figlio di Peleo passeggiare solo sulla riva del mare. Evidentemente
anche lui amava passeggiare la sera, ed era per lui un modo per reistere alla
tentazione di scendere sul campo di battaglia.
Ogni sera sedevo sotto il mio salice e vedevo sempre la fanciulla vestita
di bianco, tuttavia non comprendendone mai il nome. Ma una sera fu lei a
svelarmelo, ricorderò per sempre che mi disse «È giunto il momento che tu
sappia il mio nome, io mi chiamo...» esitò, ma poi concluse «Elena».
Preso dalla rabbia, sguainai la spada e mi gettai su di lei, ma qualcosa
mi trattenne... Andai su tutte le furie... “Io ho parlato delle mie confidenze
con la causa di questa inutile guerra” pensai, “le ho raccontato di me e della
mia famiglia!!!”. Questi furono i miei primi pensieri. Ma poi mi misi nei
suoi panni, e capii che persino io avrei fatto scatenare questa guerra per
seguire una persona che avrei davvero amato.
Ogni giorno si verificava sempre una battaglia, a volte i nostri avversari
riportavano la meglio, a volte noi Troiani ne uscivamo vincitori, ma un
giorno dovetti dire addio a due miei carissimi amici: Pandaro e Sarpedonte.
Infatti nel bel mezzo della battaglia Pandaro ed io ci dirigemmo contro
Diomede e Ulisse. Pandaro scagliava le sue mortali frecce, mentre io con
uno scudo grande il doppio di uno normale proteggevo me stesso e lui,
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