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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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che mi porse una coppa <strong>di</strong> vino rosso e insieme brindammo ad Atena<br />

pregandola <strong>di</strong> farmi tornare sano e salvo, poi salutai affettuosamente il<br />

piccolo Julo e il mio vecchio padre Anchise che mi baciò sulla fronte, così<br />

andai a prendere il mio carro e mi schierai con il resto dell’esercito al <strong>di</strong><br />

fuori dalle mura.<br />

Non avendo più un compagno feci salire al mio fianco sul carro Pandaro<br />

<strong>di</strong> Zelea figlio <strong>di</strong> Licaone, e quest’ultimo nel suo paese era considerato il<br />

migliore tra tutti gli arceri, ma purtroppo il suo arco e le sue frecce non gli<br />

servirono a molto. In breve tempo facemmo subito amicizia, lui mi parlò<br />

della sua terra che mi apparve splen<strong>di</strong>da, e gli promisi che se fossi rimasto<br />

vivo alla fine della guerra, un giorno l’avrei visitata; io invece gli descrissi<br />

la città <strong>di</strong> Troia, e lui mi rispose che ne era rimasto incantato per la bellezza<br />

e per l’organizzazione; entrambi giurammo <strong>di</strong> proteggerci come due fratelli.<br />

Infine Ettore tenne un breve <strong>di</strong>scorso per incitarci a combattere.<br />

“Amici miei, fedeli soldati <strong>di</strong> Troia, preziosi alleati, io vi ringrazio tutti<br />

per essere qui questo giorno, vedo nei vostri occhi la stessa paura che potrebbe<br />

da un momento all’altro prendere il mio cuore, ma non è questo il<br />

giorno <strong>di</strong> morire, non oggi. Combattiamo insieme e vedrete che vinceremo,<br />

e costringeremo l’esercito Acheo a fuggire dalle nostre belle terre”.<br />

Fu così che ci preparammo al secondo giorno <strong>di</strong> battaglia. Ad un tratto<br />

si presentarono davanti a noi.<br />

Un centinaio <strong>di</strong> carri, e come minimo <strong>di</strong>ecimila soldati; noi aspettammo<br />

il nemico sotto alle mura poiché c’erano appostati sulle torri e sulle mura<br />

decine e decine <strong>di</strong> abili arcieri, che al segnale <strong>di</strong> Ettore, quando il nemico<br />

era a portata <strong>di</strong> tiro, avrebbero fatto sibilare centinaia <strong>di</strong> frecce e facendo<br />

così finire nella polvere numerosissimi soldati e cavalieri. Quando l’esercito<br />

Acheo cominciò a scagliare lance, Ettore <strong>di</strong>ede il segnale, e successivamente<br />

Aiace <strong>di</strong> Oileo che era uno dei principali generali fece aumentare il<br />

passo a tutti or<strong>di</strong>nando uno scontro frontale. Io incitai i miei cavalli e con<br />

un colpo <strong>di</strong> frusta partirono al galoppo. Invece Pandaro scocco una freccia<br />

proprio in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Aiace, mancandolo d’un soffio e colpendo mortalmente<br />

Leuco uno dei compagni <strong>di</strong> Ulisse nel ventre, e quando Ulisse re <strong>di</strong><br />

Itaca vide il suo compagno morente si gonfiò d’ira e or<strong>di</strong>nò ai suoi uomini<br />

<strong>di</strong> galoppare verso il nemico, ma non fece in tempo a <strong>di</strong>rlo, che Pandaro<br />

scagliò altre due frecce colpendolo prima al braccio e poi alla spalla, e<br />

cadde. Al suo posto Diomede scagliò una lancia con tutta la sua forza credo,<br />

in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Pandaro, ma io lo coprii lesto con il mio scudo <strong>di</strong> bronzo<br />

che lo salvò ma si contorse in due. Lo scontro fu durissimo: i miei cavalli<br />

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