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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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in pochi mesi riuscirono a costituire un esercito, inferiore <strong>di</strong> numero rispetto<br />

a quello greco, e fecero fortificare tutte le mura, raddoppiando le sentinelle<br />

<strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a in attesa <strong>di</strong> avvistare lo sbarco dei nemici nelle nostre belle terre.<br />

Queste, brune e fertili, presto sarebbero <strong>di</strong>ventate rosse dal sangue degli uomini<br />

morti sotto i colpi delle armi. Io andai sulla spiaggia per piantare trappole<br />

nella sabbia e per creare delle rientranze nel terreno, dove si sarebbero<br />

in seguito appostati gli arcieri. Inoltre realizzammo una sostanza oleosa infiammabile,<br />

che spargemmo per <strong>di</strong>versi chilometri sulla riva, in modo che<br />

al momento dello sbarco avremmo potuto accendere attraverso frecce infuocate,<br />

creando un “muro” <strong>di</strong> fuoco alto circa 4 metri. Tutto era pronto, e ogni<br />

giorno per me sembrava essere l’ultimo <strong>di</strong> una pace tanto desiderata e che<br />

stava per finire.<br />

Presto apparvero i Greci. Erano numerosissimi, le loro navi erano sicuramente<br />

più <strong>di</strong> mille, a quel punto mi si strinse il cuore cominciando a temere<br />

la nostra sconfitta nel giro <strong>di</strong> pochi mesi, ma tra <strong>di</strong> noi c’era il grande<br />

Ettore, il più forte <strong>di</strong> Troia che con un sorriso ironico <strong>di</strong>sse: “An<strong>di</strong>amo ad<br />

augurare loro il buon arrivo...” e noi tutti rapi<strong>di</strong> come non mai andammo a<br />

schierarci fuori le mura e a cavallo e a pie<strong>di</strong> corremmo verso il nemico. Io<br />

ero su un carro molto attrezzato in prima fila, accanto a me c’era il mio<br />

fedelissimo amico Democoonte conosciuto come figlio bastardo <strong>di</strong> Priamo,<br />

e sul campo <strong>di</strong> battaglia fu lui a scagliare la prima lancia che colpì in pieno<br />

petto Antiloco, successivamente in corsa i nostri arcieri considerati i<br />

migliori, uccisero con le loro frecce alate tutti quelli che scendevano dalle<br />

navi; mettemmo in atto il nostro piano e con frecce infuocate la pece bruciò<br />

e si alzò un muro <strong>di</strong> fuoco, che bruciò tutti quelli che tentavano <strong>di</strong> oltrepassarlo;<br />

noi però eravamo inferiori <strong>di</strong> numero, e la <strong>di</strong>fferenza si sentì quando i<br />

Mirmidoni scesero da una barca nera, e tra loro io per primo lo vi<strong>di</strong>, vi<strong>di</strong><br />

Achille nella sua lucente e bronzea armatura che si fece largo nella mischia,<br />

e insieme a lui vi<strong>di</strong> anche Diomede figlio <strong>di</strong> Tideo, valoroso principe acheo:<br />

le armi gli risplendevano sulle spalle e sulla testa. Era sceso dalla sua nave e<br />

infuriava nella pianura come un torrente in piena gonfiato dalle piogge,<br />

nulla poteva sembrarlo fermare, lo vedevo combattere e sembrava che un<br />

<strong>di</strong>o avesse deciso <strong>di</strong> combattere al suo fianco. Ma dovetti pensare a altro<br />

perché in<strong>di</strong>rizzai il carro contro gli arcieri che stavano facendo strage dei<br />

nostri soldati, ne schiacciai sei con le ruote del carro, e altrettanti ne uccisi<br />

con la lancia e mozzando teste con la spada. Ma subimmo una sbalzata dal<br />

carro e Democoonte, caduto a terra nella polvere, sfortunatamente si imbattè<br />

proprio contro Achille e dopo pochi secon<strong>di</strong> giaceva a terra senza vita<br />

– 220 –

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