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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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LA MEMORIA DI IDA<br />

Ottima la polvere <strong>di</strong> sandalo per alleviare il dolore del ricordo<br />

C.B. Divakaruni, La maga delle spezie<br />

Da una lettura attenta dell’intervista proposta emerge abbastanza chiaramente<br />

l’ambivalenza del rapporto che la protagonista intrattiene con la propria<br />

storia. Come Portelli <strong>di</strong>ce delle memorie legate alla guerra, anche questa<br />

appare “troppo cruciale per essere <strong>di</strong>menticata e troppo traumatica e conflittuale<br />

per essere interamente ricordata”. 11 Si costruisce e si decostruisce,<br />

perde e trova il suo senso nell’interazione con l’oblio e ancora <strong>di</strong> più, forse,<br />

in questo caso, con una sorta <strong>di</strong> inconsapevolezza. Memoria e oblio da un<br />

lato, passato e presente dall’altro, si annidano profondamente gli uni negli<br />

altri, si scambiano le parti, mescolano i loro confini, e allineano su uno<br />

stesso segmento narrativo cose <strong>di</strong>verse, ma che sono o si sentono reciprocamente<br />

compatibili, come le due <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong> un faticoso palindromo. Più<br />

volte, nel corso del suo racconto, la nostra testimone sembra andare incontro<br />

alla catastrofe emotiva: la sua voce si incrina, piange, ma poi torna al racconto<br />

come ciò che la salverà da quella stessa catastrofe. Per molti anni non<br />

si è affrontata la memoria <strong>di</strong> quegli eventi, ed ora che “ho molto tempo<br />

libero” essa incombe, con un insopprimibile carico <strong>di</strong> angoscia.<br />

Va da sé che il racconto non mira ad alcuna ricostruzione oggettiva<br />

né ad alcuna veri<strong>di</strong>cità storica: la protagonista ignora del tutto cosa sia<br />

successo prima dei fatti <strong>di</strong> Stia Vallucciole, perché siano accaduti quei fatti<br />

e come la storia sia poi andata avanti. La strage “più reclamizzata” <strong>di</strong> cui<br />

le parla il padre può essere in<strong>di</strong>fferentemente Sant’Anna <strong>di</strong> Stazzema (del<br />

suggerimento in questo senso Ida si appropria in effetti subito) o uno degli<br />

infiniti episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> violenza <strong>di</strong> cui è costellata la primavera-estate del ’44 in<br />

Toscana. Se ne appropria peraltro come <strong>di</strong>strattamente, per fuggirne via e<br />

tornare imme<strong>di</strong>atamente alla sua storia. Cosa sia questo famoso “organo del<br />

Genio” <strong>di</strong> cui racconta, non è affatto chiaro, anzi del tutto oscura è persino<br />

la sua denominazione (Toz, Tot, Todt...) alla quale le stesse fonti ufficiali<br />

non trovano riscontro. Chi viene “a prendere il morto”, anche questo è<br />

dubbio: nel suo racconto sembrano essere soldati tedeschi, ma una fonte<br />

accre<strong>di</strong>tata parla invece <strong>di</strong> reparti italiani della RSI. È chiaro comunque che<br />

non si tratta <strong>di</strong> dettagli fondamentali. L’obiettivo del racconto non è affatto<br />

11 A. PORTELLI, conferenza tenuta in Campidoglio nel marzo 2005.<br />

– 214 –

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