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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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cosa era successo. Perché erano case una qua e una là, ognuna sul suo<br />

campo, un posto splen<strong>di</strong>do. Tutti morti, praticamente erano venuti <strong>di</strong>cendo<br />

che avevano aiutato i partigiani e gli avevano sparato. Io ho visto un bambino<br />

piccolo <strong>di</strong> pochi mesi, un colpo in testa davanti a me, insomma erano<br />

tutti morti, hanno fatto piazza pulita <strong>di</strong> tutti i conta<strong>di</strong>ni toscani locali. I partigiani<br />

sono passati dall’altra parte. Siamo stati così per un giorno, a un dato<br />

momento sentiamo che cominciano a sparare contro la canonica e abbiamo<br />

detto è venuto il nostro momento. Mio papà e il parroco si ricordavano tutti<br />

quei morti, anche senza occhi, sì senza occhi, poveretti. Il parroco e la perpetua<br />

hanno detto Cristo mi ha messo in questa chiesa e in questa chiesa<br />

resto. Io mio papà e la nipotina del prete siamo saltati sul retro del primo<br />

piano e attraverso i boschi siamo andati a Stia, però man mano che passavamo<br />

davanti alle case non trovavamo nessuno perché trovavamo solo<br />

morti. Abbiamo attraversato un cinque sei chilometri avevano fatto piazza<br />

pulita <strong>di</strong> Santa Maria delle Grazie. Siamo andati a Stia e il parroco ci ha accolti,<br />

i preti rischiarono la vita, siamo stati lì un <strong>di</strong>eci do<strong>di</strong>ci giorni a Stia.<br />

Intanto questi qua erano sbarcati ad Anzio e venivano su. Ad un dato momento<br />

il parroco ci venne a <strong>di</strong>re qui abbiamo un’unica macchina, questa<br />

macchina va a Firenze, volete venire. È l’ultimo momento per andare a Firenze.<br />

Qui può essere benissimo che ammazzino tutti come può essere benissimo<br />

che ci si salvi. Io e mio papà siamo montati in questa macchina con<br />

altre due persone e abbiamo fatto la Consuma e siamo arrivati alla statale<br />

della Val d’Arno. Arrivati a valle ci ferma un camion tedesco e io e mio<br />

papà facciamo finta <strong>di</strong> non conoscerci, e ci buttano io in un camion e mio<br />

papà in un altro. E noi siamo tornati a Firenze, avendo perso molte cose<br />

anche dell’argenteria, e ci hanno portato sempre su questo camionetto <strong>di</strong><br />

Tedeschi alla gendarmeria <strong>di</strong> Porta Romana. Lì c’erano due file per qualificarci,<br />

noi non avevamo carte d’identità. 4 Molti ebrei avevano la carta <strong>di</strong><br />

Palermo, <strong>di</strong> Tunisi, noi avevamo quella <strong>di</strong> Trieste. Uno si è messo in una<br />

fila uno nell’altra e abbiamo fatto finta <strong>di</strong> non conoscerci, abbiamo fatto un<br />

paio d’ore <strong>di</strong> fila perché lì qualificavano tutti, perché lì deportavano gli<br />

uomini in Germania. E allora io sono passata mio papà che allora aveva già<br />

quasi sessant’anni anche lui ebreo piccoletto, insomma non andava bene.<br />

Lo hanno salvato non lo hanno preso.<br />

4 Ida intende qui <strong>di</strong>re che lei e suo padre non erano in possesso <strong>di</strong> documenti falsi – che<br />

non li avrebbero resi imme<strong>di</strong>atamente riconoscibili come Ebrei – ma erano delle carte <strong>di</strong> identità<br />

autentiche [n.d.r].<br />

– 207 –

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