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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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Molti sono i versi che si potrebbero mettere in luce in questa poesia, ma<br />

forse il più bello qui per intensità espressiva è quel I long for one to stir my<br />

deep, in cui la monosillabicità della lingua inglese si sposa con un craving<br />

heart che tutto è fuorché vittoriano. Christina sarà stata anche repressa dalla<br />

famiglia e dall’educazione religiosa, ma certamente non era repressa nell’espressione<br />

poetica, nella resa lucida e puntuale <strong>di</strong> ciò che sentiva nel profondo<br />

del suo cuore. Molte parole fanno riferimento al suo profondo:<br />

silence cool and deep/ sound my depth/ deep must call deep/ search and sift/<br />

take myself and keep/ scratch/ stroke me smooth/ pierce/ probe/ <strong>di</strong>g within.<br />

La quarta strofe insiste sul suo desiderio intenso: I long to pour myself,<br />

my soul/ I long for one to search and sift e tutta la poesia è una protesta fatta<br />

da una donna intelligente, colta e sensibile a cui, come a quasi tutte le<br />

persone appartenenti a questo genere, è stato insegnato a dare, a curare, a<br />

donare ma che, dopo essersi perfezionata in questa arte, si è ritrovata profondamente<br />

delusa nelle sue aspettative affettive e <strong>di</strong> affermazione personale<br />

nel mondo.<br />

Come in quasi tutte le sue poesie, alla fine Christina esprime la speranza<br />

che le promesse non realizzate vengano sod<strong>di</strong>sfatte nell’Al<strong>di</strong>là. Kathleen<br />

Jones osserva che la vita era dura e <strong>di</strong>fficile e la morte un genere <strong>di</strong><br />

lieto fine, che segnava il passaggio a un Al<strong>di</strong>là <strong>di</strong> dolcissimo piacere”. 12<br />

Fra le varie occupazioni e preoccupazioni <strong>di</strong> quegli anni (l’insegnamento<br />

in una scuola insieme alla madre, la morte della nonna materna, il continuare<br />

a scrivere poesie) troviamo alcune righe da una lettera <strong>di</strong> Dante Gabriel che<br />

le consiglia <strong>di</strong> trarre ispirazione dalla natura, d’accordo in questo con l’amico<br />

Theodore Watts-Dunton. 13 Giustamente commenta l’acuta biografa già<br />

Non in questo mondo <strong>di</strong> speranza <strong>di</strong>fferita,<br />

Questo mondo <strong>di</strong> merce deperibile: -<br />

Occhio non ha visto né orecchie u<strong>di</strong>to<br />

Né cuore concepito in pieno quell’’abbastanza’:<br />

Qui mormora il mare che ci separa<br />

Qui va a male il raccolto, qui il cuore si spezza:<br />

Là Dio unirà e nessun uomo separerà,<br />

Io piena <strong>di</strong> Cristo Cristo <strong>di</strong> me.<br />

(Christina Rossetti, Selected Poems, C.H. Sisson ed., pp. 64-66.<br />

12 Kathleen Jones, op. cit., p. 40.<br />

13 Kathleen Jones ci riferisce che questa “mancanza” <strong>di</strong> Christina veniva messa in risalto<br />

dal paragone con Jean Ingelow, una poeta vittoriana che si riferiva spesso alla natura nella<br />

sua poesia; in particolare Theodore Watts-Dunton attribuiva questa “pecca” in lei al fatto che<br />

Christina era cresciuta in città. Op. cit., pp. 61-62.<br />

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