MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...
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...PER NON PERDERE LA MEMORIA!<br />
È un bel <strong>di</strong>re che gli uomini si <strong>di</strong>fferenziano dagli altri animali per le<br />
capacità logiche!<br />
Molti e importanti stu<strong>di</strong>osi attribuiscono anche ai nostri parenti stretti la<br />
facoltà <strong>di</strong> apprendere e generalizzare sulla base dell’esperienza.<br />
Ma è questo il tema della nostra riflessione? Cosa c’entra? Il fatto è che<br />
l’uomo intanto è tale in quanto non solo apprende,co<strong>di</strong>fica ed elabora, ma<br />
anche conserva, mo<strong>di</strong>fica ed è in grado <strong>di</strong> recuperare quello che pensava <strong>di</strong><br />
aver <strong>di</strong>menticato. Che miracolo, la memoria!<br />
Noi viviamo e quasi senza accorgercene raccogliamo tutto in questa<br />
gran<strong>di</strong>ssima cassaforte. Se uno ci pensa, si rende conto che l’uomo è l’unico<br />
essere a potersi definire historicus proprio perché solo lui, e non gli altri<br />
animali, è in grado <strong>di</strong> recuperare il suo passato, <strong>di</strong> attingerlo, aprendo quello<br />
scrigno con chiavi del tutto originali che ne rendono possibile la lettura. È<br />
necessario, infatti, <strong>di</strong>stinguere la memoria in<strong>di</strong>viduale da quella collettiva.<br />
Sul piano soggettivo essa è alimentata da esperienze e stati d’animo, da rappresentazioni<br />
acquisite o in via <strong>di</strong> acquisizione; sul piano sociale la memoria<br />
collettiva <strong>di</strong>venta necessariamente storia. In tutto il pensiero antico,<br />
specie nella tra<strong>di</strong>zione neo-platonica, si insiste sul valore della memoria<br />
proprio come anàmnesis, come aspetto fondamentale del processo conoscitivo<br />
perché essa fornisce l’immagine <strong>di</strong> quelle verità eterne che “riposano”<br />
nel profondo dopo che l’anima le ha contemplate in un mondo perfetto, l’iperuranio,<br />
prima <strong>di</strong> cadere nel corpo <strong>di</strong>menticandole. Questo è un modo <strong>di</strong><br />
concepire la memoria in senso attivo: grazie all’esperienza, utilizzando le<br />
sensazioni noi siamo capaci <strong>di</strong> recuperare ciò che in origine avevamo solamente<br />
intuito. Sono bellissime le pagine che S. Agostino de<strong>di</strong>ca nelle confessioni<br />
al rapporto tra la memoria e il tempo: “...e là incontro a me stesso,<br />
ricordo quello che ho fatto e dove e quali emozioni abbia provato nel<br />
farlo...”. In realtà la ricerca <strong>di</strong> sé stesso coincide con la consapevolezza che<br />
per quanto si possa spaziare, l’anima non si placherà fino a quando non avrà<br />
riconosciuto che Dio è lì, nella zona più riposta della mente. “E ti sei degnato<br />
<strong>di</strong> prendere <strong>di</strong>mora nella mia memoria dal momento in cui ti ho conosciuto.<br />
Ma perché mai vado a domandarmi in quale parte <strong>di</strong> essa abiti, come<br />
se vi esistesse <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> luoghi? Tu vi abiti, questo è certo, perché io ti ricordo<br />
– dal momento in cui ti ho conosciuto – e ti trovo in essa quando<br />
penso a Te...”. La memoria qui non ha più nulla <strong>di</strong> empirico, <strong>di</strong> acquisito,<br />
essa è memoria innata, la parte più riposta della nostra mente dove splende<br />
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