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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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in quanto sa costruire un’alternativa ad esso o sa svilupparne le potenzialità<br />

recon<strong>di</strong>te. Si tratta <strong>di</strong> smascherare le false lusinghe, gli inganni della storia,<br />

tutte le false speranze consolatorie dell’al <strong>di</strong> qua o proiettate nella stratosfera<br />

dell’al <strong>di</strong> là.<br />

Trovo molto interessante questa prospettiva laica che pone l’accento<br />

sulla responsabilità dell’uomo a costruire la speranza intesa come mondo<br />

<strong>di</strong> giustizia, <strong>di</strong> progresso, <strong>di</strong> superamento delle <strong>di</strong>suguaglianze. E mi pare<br />

più che mai attuale il dover insistere sulla “TENSIONE VERSO IL COM-<br />

PIMENTO”, giacché da più parti del mondo si manifestano i segni <strong>di</strong> una<br />

società <strong>di</strong>sperata. La <strong>di</strong>sperazione, per <strong>di</strong>rla con Kierkegaard, è la malattia<br />

mortale, essa nasce nell’uomo dall’impossibilità riferita a sé stesso; essa è<br />

un continuo morire senza mai morire, è un continuo vivere la morte dell’io.<br />

“QUANDO UNO SVIENE SI MANDA PER ACQUA, ACQUA DI<br />

COLONIA, GOCCE DI HOFFMANN; MA QUANDO QUALCUNO<br />

VUOL DISPERARSI BISOGNA DIRE: TROVATE UNA POSSIBILITÀ,<br />

TROVATEGLI UNA POSSIBILITÀ”. Che cosa offriamo ai poveri del<br />

terzo e quarto mondo, che cosa rispon<strong>di</strong>amo ai protagonisti della nuova<br />

<strong>di</strong>aspora? E li ve<strong>di</strong>amo anche quelli <strong>di</strong>sperati e ricchi <strong>di</strong> casa nostra, quelli<br />

con la pancia piena e lo spirito guasto? Qui deve poter agire con forza la<br />

cristiana autentica “PROMESSA DI SALVEZZA” nuovamente simboleggiata<br />

dall’immagine biblica dell’Esodo verso la terra promessa. Non la salvezza<br />

intimistica, in<strong>di</strong>viduale, ma la salvezza attiva, la salvezza comunitaria,<br />

quella auspicata e promossa dal Vaticano II che partendo dall’attenzione<br />

ai segni dei tempi, calava la dottrina cristiana nella “PRESENTE<br />

DIFFICOLTÀ DELL’ESSERE”. La speranza come liberazione dell’uomo<br />

può e deve <strong>di</strong>ventare un concetto unificante. In un contesto <strong>di</strong> miseria e <strong>di</strong><br />

degradazione sociale (gli ammazzamenti giornalieri <strong>di</strong> intere famiglie nella<br />

civilissima Italia) non bisogna tanto preoccuparsi del “NON CREDENTE”,<br />

quanto del “NON UOMO”. Il peccato capitale è il peccato sociale, quello<br />

causato dall’ingiustizia e dalla sopraffazione,dalla violenza, dalla guerra,<br />

dall’egoismo. Qui è l’origine della <strong>di</strong>sperazione,qui bisogna trovare il coraggio<br />

<strong>di</strong> accettare la sfida che Kant poneva alla ragione “CHE COSA<br />

POSSO FARE, CHE COSA DEVO FARE, CHE COSA HO DIRITTO DI<br />

SPERARE”. Giacché io credo che non esistano due mon<strong>di</strong>, uno sacro e<br />

l’altro profano, uno in cui si prega e l’altro in cui se ne fa a meno, allora in<br />

questo mondo unico vivo insieme il Silenzio <strong>di</strong> Dio e la Sua possibile Parola<br />

con la Speranza che sia in Lui il nocciolo delle risposte alle domande<br />

della ragione.<br />

– 175 –

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