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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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e nessuno si conosce veramente”, quella del si <strong>di</strong>ce, dei luoghi comuni, insomma<br />

il nostro mondo esterno giornaliero fatto <strong>di</strong> chiacchiera, <strong>di</strong> equivoco,<br />

<strong>di</strong> curiosità (quell’esistenza banale che nessuno meglio <strong>di</strong> Heidegger<br />

ha sondato nelle sue caratteristiche estreme e tragicamente insignificanti).<br />

Ad un certo punto ho visto quei due che prima piano, poi sempre più ad<br />

alta voce si raccontavano esperienze <strong>di</strong> reciproco tra<strong>di</strong>mento, quasi che<br />

ognuno chiedesse conferma e appoggio pubblico alle sue “buone e sacrosante<br />

ragioni”. Poche <strong>di</strong> quelle persone presenti provavano <strong>di</strong>sagio. I più si<br />

esaltavano <strong>di</strong> una curiosità insana, veramente perversa perché <strong>di</strong>ssolvitrice<br />

<strong>di</strong> quel pudore sostanziale <strong>di</strong> cui dovrebbe ammantarsi il privato. Tutti, in<br />

realtà, abbiamo un po’ perduto il senso autentico dell’intimità. Ci sono programmi<br />

televisivi in cui il controllo delle azioni umane (spontanee o costruite)<br />

è senza limite dal risveglio alla notte successiva; ci sono ragazzi<br />

che non trovano il tempo <strong>di</strong> parlare <strong>di</strong> sé ai genitori o agli amici non perché<br />

immersi nello stu<strong>di</strong>o, ma perché <strong>di</strong>spersi in giochi stupi<strong>di</strong> ed occupazioni<br />

inutili. Il mondo interiore è minacciato, asse<strong>di</strong>ato. E se qualcuno prova a<br />

<strong>di</strong>fenderlo rischia nel migliore dei casi <strong>di</strong> apparire uno snob o un superbo.<br />

Trovo più affascinante dei percorsi <strong>di</strong> Internet il viaggio alla scoperta dell’altro.<br />

Mi intriga ascoltare ed essere ascoltata; qualche volta è bellissimo<br />

scrivere perché un rapporto si consoli<strong>di</strong>, in modo che l’introspezione <strong>di</strong>a<br />

frutto, si trasformi in scambio <strong>di</strong> intimità. In una lettera (non è qui il luogo<br />

<strong>di</strong> fare <strong>di</strong>scorsi sull’autenticità dell’Epistolario tra Seneca e S. Paolo) Seneca<br />

scrive a Paolo <strong>di</strong> Tarso: “dato che tu sei la cima e il vertice <strong>di</strong> tutte le<br />

montagne più alte, come dunque non vuoi che io gioisca se sono così<br />

vicino a te da essere considerato un altro te stesso?”. Quando si è raggiunta<br />

una tale affinità, la confidenza torni nel segreto e sfugga trionfante ad ogni<br />

esibizione!<br />

CON QUALI OCCHI GUARDO...<br />

Non è una questione da poco «con quali occhi guardo...» anche se<br />

qualcuno fin da subito potrebbe interrompere la riflessione affermando che<br />

tutti gli uomini sani possiedono gli occhi e con essi guardano il mondo. E<br />

che cosa vedono? Le cose come appaiono, i fenomeni. L’aggettivo greco<br />

phainòmenon già si presta ad essere interpretato almeno in due sensi: ciò<br />

che appare in quanto ne abbiamo una rappresentazione attraverso i sensi,<br />

oppure ciò che appare rispetto ad una realtà “vera” che rimane sottesa, na-<br />

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