MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...
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GIUSEPPE D’AVINO Discorsi agli studenti (per l’inaugurazione dell’anno scolastico 2005-2006) 1. Agli studenti del Liceo Classico (Aula Magna, 12 settembre 2005) Cari studenti, cari genitori, anzitutto, in questo nostro primo incontro, voglio precisare che, nonostante le numerose domande che ci sono pervenute, abbiamo finito per accogliere tutti i trecentocinquanta e più alunni che ci hanno chiesto di entrare in questa scuola. Altre scuole, anche quelle storiche, di norma hanno detto di no e hanno mandato un’aliquota di quelli che desideravano entrare, in altre scuole. Noi abbiamo preferito accoglierli, anche perché se tutti diciamo di no, significa mandare molti dei nostri alunni del nostro quartiere in scuole private o agli Industriali o ai Tecnici o ai Professionali, in quanto poi le famiglie desiderano iscriverli al liceo. Abbiamo fatto fronte al rinnovamento dei locali, degli spazi, in centrale e in succursale. E ci siamo riusciti, con grande sforzo, soprattutto l’estate, in modo tale da sistemare al meglio tutte le classi, quattordici, nel liceo. Se voi pensate che il primo anno ne uscirono quattro e ne entrarono sette, poi ne uscirono cinque e ne entrarono undici, l’anno scorso ne sono uscite sei e ne sono entrate tredici, quest’anno ne usciranno sei e ne sono entrate tra oggi e domani quattordici, vi rendete conto di quale sia stata negli anni l’espansione della nostra scuola. Qui voi non siete tutti, qui siete soltanto gli iscritti al Liceo Classico, mentre domani faremo l’accoglienza agli alunni iscritti al Linguistico. Io, in genere, quando parlo ai ragazzi dico: “Che cosa volete essere?”, e a volte faccio l’esempio della carta bianca. Ognuno di voi è come se oggi iniziasse il suo diario, se non lo ha iniziato prima alle elementari: un diario nuovo, una pagina nuova. Ognuno di voi può scrivere il bene e il male, il giusto e l’ingiusto, il ragionevole e l’irragionevole, il bello e il brutto, il buono e il cattivo, in questo diario che poi diventa un diario della propria vita. Oggi, invece, trovandomi di fronte a ragazzi che faranno il Classico, sono andato a ripescare una statuetta che ho a casa, quella di un filosofo che si chiama Diogene. È un filosofo che si presenta molto male in arnese, è vecchio, ha un piccolo mantello che gli fa anche da coperta la notte, una –17–
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GIUSEPPE D’AVINO<br />
Discorsi agli studenti<br />
(per l’inaugurazione dell’anno scolastico 2005-2006)<br />
1. Agli studenti del <strong>Liceo</strong> Classico (Aula Magna, 12 settembre 2005)<br />
Cari studenti, cari genitori, anzitutto, in questo nostro primo incontro,<br />
voglio precisare che, nonostante le numerose domande che ci sono pervenute,<br />
abbiamo finito per accogliere tutti i trecentocinquanta e più alunni che<br />
ci hanno chiesto <strong>di</strong> entrare in questa scuola. Altre scuole, anche quelle<br />
storiche, <strong>di</strong> norma hanno detto <strong>di</strong> no e hanno mandato un’aliquota <strong>di</strong> quelli<br />
che desideravano entrare, in altre scuole. Noi abbiamo preferito accoglierli,<br />
anche perché se tutti <strong>di</strong>ciamo <strong>di</strong> no, significa mandare molti dei nostri<br />
alunni del nostro quartiere in scuole private o agli Industriali o ai Tecnici<br />
o ai Professionali, in quanto poi le famiglie desiderano iscriverli al liceo.<br />
Abbiamo fatto fronte al rinnovamento dei locali, degli spazi, in centrale e<br />
in succursale. E ci siamo riusciti, con grande sforzo, soprattutto l’estate, in<br />
modo tale da sistemare al meglio tutte le classi, quattor<strong>di</strong>ci, nel liceo. Se voi<br />
pensate che il primo anno ne uscirono quattro e ne entrarono sette, poi ne<br />
uscirono cinque e ne entrarono un<strong>di</strong>ci, l’anno scorso ne sono uscite sei e ne<br />
sono entrate tre<strong>di</strong>ci, quest’anno ne usciranno sei e ne sono entrate tra oggi e<br />
domani quattor<strong>di</strong>ci, vi rendete conto <strong>di</strong> quale sia stata negli anni l’espansione<br />
della nostra scuola. Qui voi non siete tutti, qui siete soltanto gli iscritti<br />
al <strong>Liceo</strong> Classico, mentre domani faremo l’accoglienza agli alunni iscritti al<br />
Linguistico.<br />
Io, in genere, quando parlo ai ragazzi <strong>di</strong>co: “Che cosa volete essere?”, e<br />
a volte faccio l’esempio della carta bianca. Ognuno <strong>di</strong> voi è come se oggi<br />
iniziasse il suo <strong>di</strong>ario, se non lo ha iniziato prima alle elementari: un <strong>di</strong>ario<br />
nuovo, una pagina nuova. Ognuno <strong>di</strong> voi può scrivere il bene e il male, il<br />
giusto e l’ingiusto, il ragionevole e l’irragionevole, il bello e il brutto, il<br />
buono e il cattivo, in questo <strong>di</strong>ario che poi <strong>di</strong>venta un <strong>di</strong>ario della propria<br />
vita. Oggi, invece, trovandomi <strong>di</strong> fronte a ragazzi che faranno il Classico,<br />
sono andato a ripescare una statuetta che ho a casa, quella <strong>di</strong> un filosofo che<br />
si chiama Diogene. È un filosofo che si presenta molto male in arnese, è<br />
vecchio, ha un piccolo mantello che gli fa anche da coperta la notte, una<br />
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