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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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al rinnovamento della nostra poesia grazie alla sensibilità morbosa dell’autore<br />

più che per la sua appartenenza consapevole alla poetica del decadentismo:<br />

egli ha rivolto la sua perizia tecnica, maturata ancora una volta nel<br />

limae labor del classicismo, ad una trasformazione dall’interno, più profonda,<br />

anche se meno vistosa, <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> D’annunzio.<br />

NOVEMBRE<br />

Gemmea l’aria, e il sole così chiaro<br />

Che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,<br />

e del prunalbo l’odorino amaro<br />

senti nel cuore.<br />

Ma secco è il pruno, e le stecchite piante<br />

Di nere trame segnano il sereno,<br />

e vuoto il cielo, e cavo al pié sonante<br />

sembra il terreno.<br />

Silenzio intorno: solo, alle ventate,<br />

o<strong>di</strong> lontano, da giar<strong>di</strong>ni ed orti,<br />

<strong>di</strong> foglie un cader fragile. È l’estate,<br />

fredda, dei morti.<br />

Nella perfezione cristallina dell’ode saffica, nel cuore stesso della precisione<br />

semantica degna <strong>di</strong> un ornitologo e <strong>di</strong> un botanico, Pascoli sa aprire<br />

sospensioni e brivi<strong>di</strong>, sottolineati da sinestesie (un cader fragile), da pause<br />

sapienti, dal ritmo franto delle costruzioni nominali, dall’infittirsi della punteggiatura,<br />

cosicché il ”mazzolin <strong>di</strong> rose e <strong>di</strong> viole” della tra<strong>di</strong>zione i<strong>di</strong>lliaca,<br />

dall’Arca<strong>di</strong>a giù giù fino a Leopar<strong>di</strong>, perde ogni connotazione gioiosa<br />

e si trasfigura in un inquietante “simbolismo mortuario degli oggetti”, come<br />

accade nel Gelsomino notturno:<br />

E s’aprono i fiori notturni,<br />

nell’ora che penso ai miei cari.<br />

Sono apparse in mezzo ai viburni<br />

Le farfalle crepuscolari.<br />

Sono le tenaci presenze fantasmatiche dei cari morti che impe<strong>di</strong>scono al<br />

poeta <strong>di</strong> “andare” e <strong>di</strong> allontanarsi dal “nido” ancestrale, bloccandolo ad una<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> turbamento, quello <strong>di</strong> un adolescente che rimuove il sesso o<br />

lo sente come sangue e violenza:<br />

È l’alba: si chiudono i petali<br />

Un poco gualciti; si cova<br />

Dentro l’urna molle e segreta,<br />

non so che felicità nuova.<br />

– 158 –

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