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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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ANGELA D’ADAMO DEL PRETE<br />

Il tema della morte in letteratura:<br />

un percorso inter<strong>di</strong>sciplinare per una terza liceale<br />

(anno scolastico 1999-2000)<br />

La rappresentazione letteraria della morte rimanda sempre ad un<br />

sistema <strong>di</strong> valori, ad una filosofia, ad una fase particolare della civiltà: ed è<br />

questa precisa relazione che cercherò <strong>di</strong> indagare nella mia ricerca.<br />

Nel mondo antico la rappresentazione della morte tocca uno dei suoi<br />

apici in Tuci<strong>di</strong>de, in Lucrezio e in Tacito: nei primi due autori prende rilievo<br />

il potente affresco della peste <strong>di</strong> Atene, in cui la morte è un fenomeno <strong>di</strong><br />

massa, collettivo, invece nello storico romano sono state oggetto <strong>di</strong> particolare<br />

indagine critica le pagine degli Exitus inlustrium virorum, in cui la<br />

morte esce dall’anonimato e <strong>di</strong>venta la morte delle personalità <strong>di</strong> eccezione.<br />

All’interno del quadro già drammatico della guerra del Peloponneso,<br />

Tuci<strong>di</strong>de rappresenta l’effetto del contagio innanzitutto nella sua sintomatologia<br />

clinica e nell’evolversi degli effetti patologici, registrati con apparente<br />

oggettività e con la stessa esattezza scientifica a cui aspireranno, dopo molti<br />

secoli, i narratori del verismo e del naturalismo; ma l’interesse dello storico<br />

si in<strong>di</strong>rizza soprattutto sui risvolti sociali <strong>di</strong> quell’evento, <strong>di</strong> cui vengono<br />

denunciati il <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, la deriva delle leggi, l’imbarbarimento del costume,<br />

l’efferatezza dei comportamenti: come se la humanitas, conquistata con<br />

tanta fatica attraverso processi secolari <strong>di</strong> incivilimento, fosse cancellata<br />

sotto il rovescio dei lutti e delle sofferenze; il male non purifica né rende<br />

più buoni, sembra <strong>di</strong>rci Tuci<strong>di</strong>de, che adotta un metodo storiografico razionalistico<br />

ed un’ottica tutta immanentistica, ispirata a lucido realismo.<br />

L.II, § 52 “L’imperversare dell’epidemia era reso più insopportabile dal<br />

continuo afflusso <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni alla città: la prova più dolorosa colpiva gli sfollati.<br />

Poiché non <strong>di</strong>sponevano <strong>di</strong> abitazioni adatte, e vivevano in baracche soffocanti<br />

per quella stagione dell’anno, il contagio mieteva vittime con furia <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata.<br />

I cadaveri giacevano a mucchi e tra essi, alla rinfusa, alcuni ancora in<br />

agonia. Per le strade si voltolavano strisciando uomini già prossimi a morire, <strong>di</strong>speratamente<br />

tesi alle fontane, pazzi <strong>di</strong> sete. I santuari, che avevano offerto una<br />

sistemazione provvisoria, erano colmi <strong>di</strong> morti: in<strong>di</strong>vidui che erano spirati là<br />

dentro, l’uno dopo l’altro. La violenza del morbo aveva come spezzato i freni<br />

morali degli uomini che, preda <strong>di</strong> un destino ignoto, non si attenevano più alle<br />

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