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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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v. 128: quivi è la sua città: spesso nel linguaggio me<strong>di</strong>oevale ricorre il<br />

termine “città” in senso metaforico religioso, desunto dal lessico scritturale<br />

ed agostiniano.<br />

v. 129: oh felice...: un ultimo virile sospiro <strong>di</strong> Virgilio sulla propria frustrante<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> dannato senza speranza e tuttavia pregno <strong>di</strong> inane<br />

desiderio <strong>di</strong> Dio; non gli resta che il suo alto compito, quello <strong>di</strong> guidare<br />

Dante, e la coscienza della sua romanità, che gli fa <strong>di</strong>re “elegge”, come<br />

se Dio-imperatore fosse omologo a quell’Augusto che tanto tempo<br />

prima lo ammise alla sua corte, “eleggendolo” poeta dell’Impero.<br />

v. 130: Poeta...: quasi a consolare Virgilio del suo dramma, Dante lo gratifica<br />

del titolo che, se non gli ha potuto garantire la vita eterna, almeno<br />

gli ha conferito un’immortalità intellettuale (“non omnis moriar”, <strong>di</strong>ceva<br />

con convinzione <strong>Orazio</strong>).<br />

v. 131: per quello Dio... più che una generica invocazione, l’espressione è<br />

qui usata da Dante con lo scopo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrare a Virgilio <strong>di</strong> aver capito<br />

la vera natura del suo “peccato”, che non è stato <strong>di</strong> “ribellione” ma <strong>di</strong><br />

“non conoscenza”.<br />

v. 132: questo male e peggio: Dante ha capito che il “male”, cioè il peccato<br />

(in particolare quello rappresentato dalla lupa) non è semplicemente<br />

riprovevole dal punto <strong>di</strong> vista morale, ma conduce alla morte spirituale;<br />

e, al punto <strong>di</strong> non ritorno in cui egli, ma l’umanità non meno <strong>di</strong> lui, ora<br />

si trova, è chiaro che l’unico modo per sfuggire alla sorte della dannazione<br />

è rappresentato dal viaggio che, sotto la scorta <strong>di</strong> Virgilio, si<br />

accinge ad intraprendere: <strong>di</strong> qui la sua fretta <strong>di</strong> partire.<br />

v. 134: la porta <strong>di</strong> san Pietro: generalmente l’espressione si intende riferita<br />

al Para<strong>di</strong>so, dove effettivamente <strong>di</strong>mora san Pietro: in questo caso,<br />

naturalmente, la locuzione avrebbe valore metaforico, in quanto il<br />

Para<strong>di</strong>so è costituito da spazio e luce, e riecheggerebbe la tra<strong>di</strong>zionale<br />

“ianua coeli” delle Scritture. Tuttavia qualcuno ha pensato alla porta<br />

del Purgatorio, custo<strong>di</strong>ta da un angelo confessore: forse per delicatezza<br />

verso Virgilio, che non può oltrepassare il limite della terra, Dante<br />

ha voluto limitare il tratteggio del suo percorso futuro ai luoghi a lui<br />

accessibili?<br />

– 141 –

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