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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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definizione una precisa allusione, da parte del poeta latino, al proprio<br />

status <strong>di</strong> dannato senza speranza, quasi a voler virilmente attrarsi la<br />

compassione <strong>di</strong> Dante.<br />

v. 115: <strong>di</strong>sperate strida: Virgilio sente <strong>di</strong> dover preavvertire Dante della<br />

sconvolgente realtà u<strong>di</strong>tiva che gli si sta per presentare, e correttamente<br />

prepone tale esperienza a quella visiva, che infatti giungerà solo in un<br />

secondo momento: è precisamente ciò che accadrà all’inizio del III<br />

canto (v. 22 segg.), quando Dante, varcata la soglia dell’inferno, udrà<br />

“sospiri, pianti e alti guai” non percependo ancora la fonte <strong>di</strong> tali suoni.<br />

Da ciò si evince la rilevanza della <strong>di</strong>mensione sonora, nell’Inferno<br />

come anche nel Para<strong>di</strong>so, dove non c’è paesaggio che fornisca un suo<br />

apporto narrativo-descrittivo.<br />

v. 116: antichi spiriti: qualche problema ha creato l’aggettivo “antichi” in<br />

riferimento agli spiriti infernali: infatti, come vedremo, Dante incontrerà<br />

non solo dannati appartenenti ai tempi passati ma anche, e non<br />

infrequentemente, suoi contemporanei. Qualcuno ha ritenuto che Virgilio<br />

si riferisca alle anime del limbo, “antiche” perché vissute prima<br />

dell’avvento <strong>di</strong> Cristo: ma l’ipotesi è confutata dalla parola magisteriale<br />

della Chiesa, che pone nel limbo le anime dei bambini morti prima <strong>di</strong><br />

essere battezzati. Congettura più accettabile sembra quella del Pagliaro,<br />

secondo il quale Dante conferirebbe all’aggettivo il valore <strong>di</strong> “celebri”:<br />

in effetti, proprio ad uomini e donne celebri appartengono le anime con<br />

le quali Dante verrà a contatto.<br />

v. 117: seconda morte: il verso si presenta alquanto problematico sotto il<br />

profilo esegetico, in quanto riporta un’espressione, “la seconda morte”,<br />

che si presta a varie interpretazioni; a questa è collegato il verbo<br />

“grida”, la cui area semantica non si presenta così ristretta come nell’italiano<br />

moderno. Infatti si può anche intenderlo con il significato <strong>di</strong><br />

“imprecare” contro la “seconda morte” che ovviamente raffigura lo<br />

stato attuale delle anime dei dannati, “morti”, oltre che nella carne,<br />

anche dal punto <strong>di</strong> vista spirituale. Ma tale “seconda morte” potrebbe<br />

anche configurarsi come la sentenza ultima che segue al giu<strong>di</strong>zio universale,<br />

dopo il quale le anime si riapproprieranno del corpo. A questo<br />

punto “grida” offre due possibilità interpretative: o quella precedente,<br />

che ci mostra i dannati imprecanti contro il decreto <strong>di</strong>vino, oppure<br />

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