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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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stizia? Inutile <strong>di</strong>re che intere generazioni <strong>di</strong> critici si sono prodotte nelle<br />

più spericolate acrobazie ermeneutiche, incuranti delle comprensibili<br />

derisioni da parte <strong>di</strong> profani e <strong>di</strong> chi crede <strong>di</strong> ravvisare nel veltro nient’altro<br />

che un simbolo dell’istanza <strong>di</strong> una riforma morale, religiosa e<br />

politica da tempo caldeggiata a vari livelli. Se non altro per un’esigenza<br />

<strong>di</strong> chiarezza storica, vale qui la pena <strong>di</strong> ricordare le interpretazioni tra<strong>di</strong>zionali<br />

che si sono susseguite nei secoli relativamente al Veltro, tenendo<br />

ben presenti i vv. 103-105, che ci avvertono del fatto che questi nascerà<br />

“tra feltro e feltro” e che si ciberà non <strong>di</strong> “terra né peltro”, ma <strong>di</strong> “sapienza,<br />

amore e virtute”. Il campo in cui sembrò più plausibile scavare<br />

fu subito quello religioso: da questo si trasse la figura <strong>di</strong> Benedetto XI<br />

(Nicola Boccasini), domenicano (quin<strong>di</strong> amante della sapienza, oltre<br />

che dell’amore per Dio e della virtù), papa dal 1303 al 1304, nato a Treviso<br />

(quin<strong>di</strong> tra Feltre e il Montefeltro), grande inascoltato pacificatore<br />

tra le fazioni italiane (“Di quella umile Italia fia salute”), beatificato nel<br />

1733; si è ovviamente pensato anche a Cristo, nato povero (quin<strong>di</strong> tra<br />

panni ruvi<strong>di</strong> e miseri, come il feltro), sdegnoso delle ricchezze (“non<br />

ciberà...”) ma concentrato nella contemplazione della Trinità (Padre,<br />

Figlio e Spirito Santo = sapienza, amore, virtù): e tuttavia, come chiariscono<br />

le Scritture, nella παρoυσι´α Cristo tornerà per giu<strong>di</strong>care, non per<br />

cacciare la “lupa”. Altro livello d’indagine fu, già in Pietro <strong>di</strong> Dante,<br />

quello politico: inevitabile l’automatica identificazione del Veltro in<br />

Arrigo VII, imperatore (l’urna che conteneva il risultato dell’elezione<br />

era foderata <strong>di</strong> panno [feltro?]), attivo in nome dei principi morali e<br />

religiosi (virtù, sapienza, amore) e, come Dante fermamente sperava,<br />

futuro salvatore d’Italia (cfr. v. 106); una variante fu rappresentata da<br />

Cangrande della Scala, cui il Poeta, riconoscente, de<strong>di</strong>cò il Para<strong>di</strong>so:<br />

questi, signore <strong>di</strong> Verona (e qui si ritorna al territorio compreso tra<br />

Feltre e il Montefeltro), aveva più volte confermato a Dante, fattivamente,<br />

<strong>di</strong>sprezzo per la ricchezza ed amore per le virtù morali (v. 104),<br />

come gli si riconoscerà ampiamente nel XVII canto della terza cantica;<br />

infine si è fatto anche il nome del condottiero Uguccione della Faggiola,<br />

podestà <strong>di</strong> Vicenza ed uomo valente in armi e virtù cavalleresche;<br />

sostenitore <strong>di</strong> Arrigo VII, fu suo vicario a Genova. Avventata è invece<br />

sembrata la lettura Veltro = Dante, per la quale ci si è anche affannati a<br />

cercare spiegazioni per il v. 105 (il Poeta è nato sotto il segno dei Gemelli,<br />

Castore e Polluce, rappresentati con un cappello <strong>di</strong> feltro; oppure:<br />

“feltro” potrebbe in<strong>di</strong>care i cieli che Dante attraverserà).<br />

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