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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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evidentemente le sue domande precedenti (...perché ritorni a tanta<br />

noia? perché non sali il <strong>di</strong>lettoso monte...?) rappresentavano un rituale<br />

<strong>di</strong> riconoscimento, come se con queste avesse voluto saggiare l’intenzione<br />

<strong>di</strong> Dante <strong>di</strong> ritornare, in qualche modo, sulla “<strong>di</strong>ritta via”. E<br />

questo modo sarà l’“altro viaggio”, lungo e irto <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, ma latore<br />

<strong>di</strong> un’esperienza profonda non solo per Dante, ma per l’intera umanità.<br />

v. 92: poi che lagrimar...: che Virgilio stesse sottoponendo Dante ad una<br />

sorta <strong>di</strong> inchiesta è documentato, oltre che da quanto detto sopra, da<br />

queste lacrime, versate dal poeta fiorentino, probatorie della sua determinazione<br />

a risolvere il proprio problema morale: solo dopo queste,<br />

infatti, Virgilio scioglie ogni sua riserva sulla serietà delle intenzioni <strong>di</strong><br />

Dante e gli mostra con le parole ciò che poi nei fatti dovrà affrontare,<br />

ma anche le conseguenze benefiche del viaggio.<br />

v. 94: questa bestia: il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> Virgilio, almeno fino al verso 111, è tutto<br />

incentrato intorno alla “bestia” contro la quale Dante-umanità non può<br />

vincere se non tiene “altro viaggio”, cioè se non promuove una palingenesi<br />

a tutti i livelli: morale, politico, religioso; quella che il Poeta si<br />

sobbarcherà, alter Christus, per mostrare all’uomo la via. I vv. 94-111<br />

sono un capolavoro <strong>di</strong> intercambiabilità tra senso allegorico e senso<br />

letterale, l’uno rinforzo dell’altro: quando sembra completa l’immagine<br />

della lupa affamata, ecco che da questa rampolla la figura della cupi<strong>di</strong>gia,<br />

che rende l’uomo sempre avido <strong>di</strong> nuove ricchezze, <strong>di</strong> più vasto potere.<br />

A margine, una nota linguistica: la -e <strong>di</strong> “gride” è la comune terminazione,<br />

nell’italiano del Trecento, della seconda persona del presente<br />

in<strong>di</strong>cativo.<br />

v. 96: lo uccide: Virgilio sembra alludere al pericolo corso da Dante, che<br />

infatti era stato “impe<strong>di</strong>to” dalla lupa (“la bestia per cu’ io mi volsi”),<br />

che lo avrebbe sicuramente ucciso senza il suo intervento: si tratta <strong>di</strong> un<br />

implicito richiamo all’importanza della propria presenza, ma, ancor più,<br />

alla necessità <strong>di</strong> Dante <strong>di</strong> “tenere altro viaggio”.<br />

v. 97: malvagia e ria: per alcuni si tratta <strong>di</strong> una <strong>di</strong>ttologia sinonimica,<br />

mentre altri rilevano la sfumatura <strong>di</strong> significato tra “malvagia”, semplice<br />

qualificativo, e “ria”, che sembra in<strong>di</strong>care uno stato esistenziale<br />

totalizzante: si tratterebbe allora <strong>di</strong> un climax ascendente.<br />

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