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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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vergognosa: certamente, come sostengono i commentatori moderni, la<br />

“vergogna” <strong>di</strong> Dante consiste nella soggezione, o meglio nel timore<br />

reverenziale dell’allievo davanti al suo ideale maestro; tuttavia proprio<br />

per questo non mi sento <strong>di</strong> negargli anche un senso <strong>di</strong> minorità, lo<br />

stesso che proverà Brunetto Latini, nel XV canto, davanti a Dante. Qui<br />

l’Alighieri, incapace <strong>di</strong> salvarsi da solo e quin<strong>di</strong> non “saggio” come la<br />

sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> poeta gli imporrebbe <strong>di</strong> essere (e come Virgilio è),<br />

sente <strong>di</strong> essere inferiore non soltanto a Virgilio, ma anche al ruolo che<br />

ricopre.<br />

v. 82: onore e lume: Virgilio onora il nome della poesia, da lui portata alle<br />

massime vette espressive, e fa luce agli altri poeti, che da lui traggono<br />

la consapevolezza del proprio ruolo <strong>di</strong> intellettuali, l’intensità dell’ideologia<br />

e l’altezza dello stile.<br />

v. 83-84: vagliami...volume: interessante sottolineare come la sottile, acuta<br />

ma sincera captatio benevolentiae <strong>di</strong> Dante si muova in maniera alquanto<br />

articolata: il Poeta, nel proclamare la sua ammirazione (“stu<strong>di</strong>o”<br />

e “amore” in<strong>di</strong>cano una <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> tensione) per il “volume” <strong>di</strong> Virgilio,<br />

<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> essersi adoperato per “cercarlo”. Credo infatti che il verbo<br />

vada interpretato nel modo più elementare, data la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> reperire<br />

libri nell’epoca me<strong>di</strong>oevale. Questo blando “ricatto”, seguito dall’altra<br />

iperbole “tu se’ solo colui da cu’ io tolsi / lo bello stilo...”, pone Virgilio<br />

nella delicata situazione <strong>di</strong> chi si sente moralmente coinvolto nell’evento<br />

in fieri; evento nel quale peraltro, come egli ben sa e come presto rivelerà,<br />

è stato implicato da ben altri che dal Poeta fiorentino. Per quanto riguarda<br />

poi l’identità del “volume”, ritengo trattarsi generalmente dell’opera<br />

<strong>di</strong> Virgilio, mentre altri si sono soffermati sul singolare, che farebbe<br />

pensare ad un componimento particolare, come le Bucoliche o, forse meglio,<br />

l’Eneide; per quanto riguarda le Georgiche, sembrano il can<strong>di</strong>dato<br />

più improbabile, come <strong>di</strong>mostra il fatto che alcuni ritengono che Dante<br />

non le abbia mai lette, o ad<strong>di</strong>rittura ne ignorasse l’esistenza.<br />

v. 85: Tu se’...autore: con “maestro” Dante inquadra imme<strong>di</strong>atamente<br />

Virgilio nel ruolo <strong>di</strong> esperto <strong>di</strong> eloquenza, materia base dell’arte poetica;<br />

in quanto ad “autore”, il termine è modellato sul latino auctor, derivato<br />

sostantivale <strong>di</strong> augeo, che dà vita, tra l’altro, ad Augustus; il verbo<br />

risponde al significato <strong>di</strong> “accrescere”, “far aumentare”, “promuovere”.<br />

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