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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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Da notare l’inversione <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>mento rispetto all’inizio: lì si partiva<br />

dal simbolo fantastico che si concretizzava in realtà fisiche (selva, colle,<br />

fiere), qui al contrario tutto muove dalla determinazione oggettiva, ed<br />

ad<strong>di</strong>rittura precisata nei dati biografici, del poeta latino, che <strong>di</strong>venta<br />

simbolo ma che non perde mai, come già sottolineato, la sua <strong>di</strong>mensione<br />

umana, psicologica, nella sua Sehnsucht verso Dio.<br />

v. 76: Ma tu...: dopo la presentazione essenziale ma compen<strong>di</strong>osa del suo<br />

personaggio, Virgilio, forzando sull’avversativa enfatica con cui inizia<br />

il verso, “provoca” Dante, ponendolo <strong>di</strong> fronte alla sua realtà <strong>di</strong> pericolo:<br />

come se volesse avvertirlo che la propria sola presenza non basta<br />

a salvarlo da un male contro il quale, accanto alla forza della ragione,<br />

deve agire in piena coscienza la responsabilità personale.<br />

noia: il termine ha subito nei secoli uno scivolamento semantico, perdendo<br />

parte della carica negativa che aveva nel me<strong>di</strong>oevo: nella lirica provenzale,<br />

infatti, troviamo il genere dell’enueg, elenco poetico <strong>di</strong> ciò che angoscia<br />

o <strong>di</strong>spiace a chi scrive. Così “noia” potrebbe approssimativamente<br />

tradursi come “fonte <strong>di</strong> angoscia”.<br />

v. 77: perché...monte: si tratta del “colle” <strong>di</strong> v. 13, obiettivo dell’umanità<br />

attualmente traviata dal peccato; Dante concretizza il concetto in un<br />

ambiente incantevole, che ricorda i “deliciani”, luoghi nati dall’immaginario<br />

popolare, oppure gli affreschi dei palazzi me<strong>di</strong>oevali, che raffiguravano<br />

raffinati giovani e delicate fanciulle intenti alle più amene e<br />

deliziose occupazioni.<br />

v. 79: quel: quasi per “simpatia”, Dante gratifica Virgilio <strong>di</strong> un “ille”, trasposto<br />

con “quel”, che nell’italiano me<strong>di</strong>oevale non aveva ancora perso<br />

il valore enfatico (“proprio quello”, “quello in persona”, “quel celebre”)<br />

proprio del corrispondente latino.<br />

vv. 79-80: fonte...fiume: grande affrescatore <strong>di</strong> figure, Dante si compiace<br />

<strong>di</strong> completare, quando possibile, il quadro cui aveva dato le prime pennellate;<br />

così avviene anche in questo caso, dove l’immagine dell’acqua,<br />

<strong>di</strong>segnata con “fonte”, si precisa e si compie con “fiume”.<br />

v. 81: lui: da notare l’ellissi della preposizione “a”, fenomeno alquanto consueto<br />

nel volgare me<strong>di</strong>oevale.<br />

– 128 –

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