MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...
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v. 72: falsi e bugiar<strong>di</strong>: nei versi 71 e 72 sta tutta l’ambiguità del periodo<br />
classico, con il suo splendore e con la sua miseria: lo splendore <strong>di</strong> un<br />
tempo in cui ancora esistevano principi “buoni” (cosa darebbe Dante<br />
per inchinarsi ad un Augusto del ’300!), la miseria <strong>di</strong> un cielo senza<br />
Dio, popolato dagli antichi con figure mistificanti la Verità, quegli dèi<br />
che ora l’antico Virgilio riconosce, quasi con rabbia, posticce ed ingannevoli<br />
(“falsi e bugiar<strong>di</strong>”) rappresentazioni dell’uomo.<br />
v. 73: Poeta: Dante riserva il posto d’onore, a capoverso, alla parola, per lui<br />
sacra, <strong>di</strong> “poeta”. Virgilio ha ormai espresso le sue credenziali: essere<br />
vissuto al tempo <strong>di</strong> Cesare e <strong>di</strong> Augusto, credere nella “falsità” degli dèi<br />
antichi, ma soprattutto essere poeta; ciò in particolar modo farà sentire<br />
al sicuro Dante, che conosce l’alta funzione della poesia e la totale affidabilità<br />
morale <strong>di</strong> chi la pratica.<br />
giusto: Virgilio si concede quasi una autocitazione (come farà nei versi<br />
successivi): nella sua Eneide (I, vv. 544-5) egli scriveva infatti: “Rex<br />
erat Aeneas nobis, quo iustior alter / nec pietate fuit nec bello maior et<br />
armis”.<br />
v. 74: figliuol... Troia: stavolta a “capotavola” siede Enea (per cedergli il<br />
posto Dante si produce ad<strong>di</strong>rittura in un enjambement): perché? È possibile<br />
che qui Virgilio voglia introdurre il <strong>di</strong>scorso sul viaggio provvidenziale<br />
<strong>di</strong> Dante, sulla sua missione voluta dal Cielo perché si compiano i<br />
<strong>di</strong>segni prestabiliti ab aeterno: e chi altri può prefigurare Dante se non<br />
Enea, anch’egli investito <strong>di</strong> un compito escatologico, quello <strong>di</strong> dar vita a<br />
quell’Impero che avrebbe poi fatto da culla al cristianesimo? Così, come<br />
ha fatto ben notare Singleton, con l’entrata in scena <strong>di</strong> Virgilio la situazione<br />
iniziale subisce una poderosa svolta, passando dal piano psicologico,<br />
in<strong>di</strong>viduale (Dante-umanità e la sua con<strong>di</strong>zione esistenziale)<br />
a quello storico-sociale (la missione del Poeta “me<strong>di</strong>ata” da Virgilio).<br />
A margine, sottolineo ancora una autocitazione: “...Troiae qui primus<br />
ab oris / Italiam fato profugus laviniaque venit / litora...” (Aen. I, 1-3).<br />
v. 75: poi...combusto: accanto ad una ulteriore autocitazione (“superbum /<br />
Ilium”, Aen. III, 3-4) troviamo il curioso latinismo biblico “combusto”:<br />
Dante quasi istintivamente “ricorda” a Virgilio che, al <strong>di</strong> là della perfezione<br />
linguistica raggiunta dal latino classico, la Verità, quella della<br />
Bibbia, è raccontata con il latino me<strong>di</strong>oevale.<br />
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