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MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...

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trava nel territorio della Lombar<strong>di</strong>a (il cui nome ricorda la dominazione<br />

longobarda), che press’a poco comprendeva l’Italia settentrionale, almeno<br />

nominalmente. Perché Dante compie un errore tanto grossolano?<br />

In realtà egli non fa altro che, ancora una volta, comportarsi da uomo<br />

del suo tempo, <strong>di</strong> quel Me<strong>di</strong>oevo che, lontano dalla concezione evolutiva<br />

moderna, tendeva a porre la storia su un piano orizzontale. Questo<br />

non certo per ignoranza, quanto per coerenza al principio secondo il<br />

quale la storia umana altro non è che l’impronta <strong>di</strong> Dio sulla Terra:<br />

essendo Dio eterno, quin<strong>di</strong> non passibile <strong>di</strong> evoluzione, ed universale,<br />

la storia non può che conformarglisi, rimanendo così uguale a se stessa,<br />

aderente alla Causa prima.<br />

v. 69: mantovani...ambedui: sembra <strong>di</strong> avvertire una vibrazione affettiva<br />

in questo verso in cui le due parole-chiave si abbracciano in una voluta<br />

sinalefe “patriambedui”. Da notare anche la <strong>di</strong>eresi che indugia, accarezzandola,<br />

sulla cara “patria”.<br />

v. 70: sub Iulio: con la formula che in<strong>di</strong>ca, in latino, un consolato o il periodo<br />

<strong>di</strong> regno <strong>di</strong> un imperatore, Virgilio racconta <strong>di</strong> essere stato contemporaneo<br />

<strong>di</strong> Giulio Cesare, che tuttavia a quell’epoca non rivestiva<br />

ancora alcuna carica pubblica; probabilmente Dante incorre in una inesattezza,<br />

ma mi convince maggiormente l’idea che Virgilio utilizzi<br />

questo modulo i<strong>di</strong>omatico per manifestare l’orgoglio <strong>di</strong> aver partecipato,<br />

almeno come spettatore storico, al compiersi del destino <strong>di</strong> Roma<br />

attraverso la vicenda cesariana: resta il rammarico <strong>di</strong> non aver potuto<br />

stringere rapporti <strong>di</strong> mutua ammirazione con il <strong>di</strong>ctator, ucciso nel 44<br />

a.C. (“ancor che fosse tar<strong>di</strong>”).<br />

v. 71: buono Augusto: Dante conferisce a questo comune aggettivo, ormai<br />

logoro nel nostro italiano, un significato intensissimo, ponendolo su un<br />

livello <strong>di</strong> estrema pregnanza. Infatti in esso (che ritorna, con lo stesso<br />

senso, in Inf. XXII, 52, in Purg. XVIII, 119 e, riferito non più ad un re<br />

bensì ad Apollo, in Pd. I, 13) sono compen<strong>di</strong>ate tutte quelle virtutes che<br />

fanno <strong>di</strong> Augusto un principe “valente”, secondo il pensiero liviano:<br />

prima tra tutte la clementia, garanzia <strong>di</strong> concor<strong>di</strong>a civile, quin<strong>di</strong> il rispetto<br />

degli antiqui mores, la cui eco è giunta all’orecchio del me<strong>di</strong>oevo,<br />

e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> Dante, non soltanto per via storica ma anche tramite<br />

la letteratura cavalleresca, che su <strong>di</strong> essi si modella.<br />

– 126 –

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