MISCELLANEA 2004 2005.pdf - Liceo Ginnasio Statale Orazio di ...
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vanti a quei volti <strong>di</strong> adolescenti sinceramente stupiti ed anche un po’<br />
amareggiati come si può parlare <strong>di</strong> allegoria, <strong>di</strong> simbolo, <strong>di</strong> arte? Si può<br />
e si deve, perché la risposta è contenuta proprio in considerazioni <strong>di</strong> carattere<br />
storico-culturale che rientrano in un <strong>di</strong>scorso generale su Dante,<br />
sulla civiltà classica, sulla prospettiva <strong>di</strong> questa nel mondo me<strong>di</strong>oevale.<br />
Virgilio, al <strong>di</strong> là dell’interpretare la sua figura storica, rappresenta infatti<br />
tutto intero il dramma della civiltà classica, che ha raggiunto le vette<br />
più alte del pensiero e dell’ispirazione poetica, ma non ha saputo leggere<br />
nella storia l’orma costante della presenza <strong>di</strong> Dio; non c’è stato,<br />
insomma, quello “scatto” verso la trascendenza che avrebbe illuminato<br />
il gran<strong>di</strong>oso pensiero dei filosofi pagani <strong>di</strong> una luce totale, riempito i<br />
soavi versi dei poeti classici <strong>di</strong> una sublimità sovrumana. Una civiltà<br />
“monca”, insomma, quella classica, ma non per questo meno ammirevole:<br />
Dante sa <strong>di</strong> aver molto da imparare, e per questo sceglie a sua<br />
guida l’infelice Virgilio, costante monito a non sopravvalutare la ragione<br />
umana, ma anche splen<strong>di</strong>do esempio delle sue vertiginose possibilità.<br />
Tuttavia sorge un legittimo interrogativo: se tanti, e tanto gran<strong>di</strong>,<br />
sono stati gli intellettuali dell’antichità, perché Dante designa ad ipostasi<br />
della cultura classica proprio Virgilio e non, per esempio, Seneca,<br />
o Aristotele, o Livio (autori verso cui, tra l’altro, il debito del Poeta<br />
toscano appare evidente)? Intanto è da evidenziare come nel Me<strong>di</strong>oevo<br />
la figura del Poeta latino fosse avvolta da un grande fascino, soprattutto<br />
perché aveva saputo dar voce a quell’ansia <strong>di</strong> universalismo che pervadeva<br />
la cultura contemporanea: egli racconta infatti la vicenda <strong>di</strong> Enea,<br />
strumento <strong>di</strong> una missione provvidenziale finalisticamente or<strong>di</strong>nata alla<br />
creazione <strong>di</strong> una struttura globale come quella <strong>di</strong> Roma. Dante, assertore<br />
convinto (cfr. De Monarchia) della necessità storica dell’Impero<br />
romano, avrà certamente sentito una qualche affinità tra se stesso l’eroe<br />
troiano, come vedremo nel II canto. Ma non bisogna tralasciare il fatto<br />
che Virgilio fu poeta, come Dante: questa con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> esperienze<br />
culturali farà sì che i due, pur con le ovvie <strong>di</strong>stanze storico-culturali, si<br />
troveranno sempre in sintonia e parleranno, per così <strong>di</strong>re, la stessa<br />
lingua. Infine, in quanto poeta, Virgilio appare, secondo la visione me<strong>di</strong>oevale,<br />
come portatore <strong>di</strong> saggezza: qualità “necessarissima” in un<br />
viaggio che promette insicurezze e pericoli. Comunque anche dal punto<br />
<strong>di</strong> vista poetico Virgilio riveste un ruolo fondamentale: è il “Docente”<br />
delle “visioni”, viaggi immaginari nell’al<strong>di</strong>là spesso raccontati dai<br />
mistici me<strong>di</strong>oevali. Suo compito è quello <strong>di</strong> accompagnare il pellegrino,<br />
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